Una svolta

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Finalmente è arrivato. Il grande giorno tanto atteso e temuto è arrivato. O perdo tutto... o vinco tutto. Ma poi mi chiedo, da dove questo coraggio di rovinare tutto? Sì, vero, potrebbe non rovinarsi nulla, anzi! Potrebbe esserci un misero lieto fine anche a questa storia. Speriamo. Fortunatamente mi ha insegnato a essere anche più ottimista, altrimenti non ci starei nemmeno provando.

Manca poco, molto poco. Davvero poco. Diavolo! Datti una calmata, Dave, non sei più un ragazzino in preda alle crisi ormonali. Sarà quest'emozione, credo. Vecchia, ma nuova, che ritorna poche volte nella vita. Se non fosse stato per lei, probabilmente il vecchio me penserebbe che tutta questa faccenda sia un po' troppo sospetta. Tutto troppo bello. Bello è vedere la vita con occhi da bambino! Oh, ecco, casa sua. Bene, è ora di calmarsi. Il solito incontro, su! Il suo affinatissimo sesto senso potrebbe fiutare l'agitazione e lei, poi, potrebbe tirarsi indietro intimorita. No eh! Su, Dave, forza e coraggio! Premi il campanello. Perfetto. Quest'attesa è straziante! Sembra che il tempo rallenti di proposito. Chissà come reagirà lei. Non si meraviglierà se andremo al parco, su quella panchina dove le piace stendersi. Magari stavolta si stenderà sul prato, come la prima volta. In fondo, l'erba è asciutta, il tempo è stato così clemente in questo periodo, neanche una goccia. Ma perché non risponde? Forse è in bagno e non ha sentito. Riproviamo. Il mio problema ora è come dirle tutto. «Ciao Sophia, volevo rivelarti che ha iniziato a piacermi veramente tanto la tua compagnia e pensavo, che ne dici se...» No beh, non lo dirò subito. Staremo già parlando di altro. Introdurrò senza il ciao, troppo formale, troppo da presagio di catastrofe. Magari «Ascolta, Sophia, vorrei tanto scusarmi per una cosa. Nell'ultimo mese, più che pensare ai nostri incontri come strettamente professionali, li ho pensati come incontri diciamo amichevoli.» In effetti me ne sono approfittato per godere della sua compagnia, insomma. Ma mi mancava il coraggio per dirle che ormai non ha più bisogno di aiuto, è così, però vorrei davvero continuare a rimanerle accanto, fuori, nella vita reale. In realtà è una persona forte, persino più di me. Non posso però chiederle di fare come se fosse il suo turno di prendersi cura di me. O sì? Perché in parte l'ha già fatto, mi ha aperto gli occhi in modo così... così... Oh, al diavolo! Sophia rispondi! È la terza volta che suono.

«Sophia? Sono io, Dave. Sono venuto per l'appuntamento. Sei in casa?» E se non fosse in casa? Se se ne fosse dimenticata? Dannazione! «Sophia?» Niente. Ehi, ma... la porta è aperta. «Permesso...» Che silenzio. Non si sente l'acqua della doccia, magari ha già finito di prepararsi. Sarà in cucina? Dov'era la cucina? Destra, destra, sì. Sempre così pulita, però c'è un buon odore nell'aria, come di cannella. Avrà cucinato, chissà. Soggiorno! Nah, cosa vuoi che ci faccia in... Sophia?

«Sophia? Sophia! Ehi Sophia, stai bene? Rispondimi, ti prego.» No, cavolo, ci mancava solo questa. Sarà svenuta o... no, impossibile. Stava benissimo fino a ieri! «Sophia, ti prego.» E questi graffi sulle braccia e sul volto? «Maledettissime crisi! Devo chiamare aiuto. Devo chiamare un'ambulanza. Dov'è il telefono? Ecco... nove, uno, uno. Ok. Dai, rispondete. Pronto! Sì, sono al Markety Place numero trecentosei e ho una paziente svenuta, mi pare. Cioè, mi sembra svenuta. Ho provato a strattonarla, ma niente. È urgente, per favore... sì sì, sarò qui. Grazie.»
«Diavolo! Sophia! Cazzo, svegliati! Perché fai questo? Sei sempre stata così brava. Non pensavo... io... Sophia... ti prego... non farmi piangere.» Ci mancavano le lacrime. Muovetevi! Che devo fare? Acqua! Sì, la faccia. In cucina, mi serve un bicchiere. Ok... e... e... glielo butto o... Cavolo, niente. Sophia? Svegliati dannazione! «Perché mi costringi a schiaffeggiarti? Perché mi fai fare questo? Tu odi la violenza! Svegliati, ti prego. C'è una bellissima giornata fuori, dovevamo andare al parco. Soph... Sono arrivati! Guarda... Sì, sono dentro! Salve. Sì, sono arrivato qui e ho suonato, ma non rispondeva nessuno. Sono entrato e l'ho trovata qui. Ho provato a darle dei colpetti e le ho bagnato il viso... Non so cosa... vi prego...»

«Sì calmi, signore. Si faccia da parte, ci pensiamo noi, va tutto bene.»

«Non sento il battito, John.»

«Cosa?» No!

«Signore... per favore, si faccia da parte.»

«Signore, mi scusi, sono il detective Amanda Denver. Mi concede due minuti, mentre i medici provano a rianimare la ragazza?»

«Rianimare? Io, sì sì certo.»

«La ringrazio. Posso chiederle qualche informazione sulla ragazza?»

Che informazioni? Sta male, non lo vedono? Questa miniatura di donna non se ne intende? Deve andare in ospedale. Essìa!

«Bene. Il suo nome?»

«David Crampbers.» Certo che hanno una calma glaciale i poliziotti.

«Voglio dire, quello della ragazza.» Che stupido, certo.

«Si chiama Sophia Bellant. È... è la mia paziente, sono lo psicologo. La madre mi ha chiamato tempo fa e mi ha detto del caso di sua figlia. Sophia non era molto d'accordo, all'inizio, ma poi ha ceduto e si è trovata bene a sfogarsi con me. Con oggi avrei dovuto concludere, dopo un annetto ormai, sono venuto a prenderla per portarla al parco e... e di solito l'aiuta stare all'aperto...» e sarebbe dovuto essere anche il nostro primo vero giorno insieme, Soph.

«Ma l'ha trovata a terra, immagino.»

«Sì, era già lì quando sono entrato, non rispondeva nessuno. La porta era aperta.»

«Sa se viveva con qualcuno?»

«Sì, con suo fratello e la moglie. Si vede che non erano in casa.»

«E come psicologo della paziente, sa dirci se avesse problemi gravi che potessero portarla a un suicidio o all'autolesionismo?» Ma come si permette questa brutta faccia da bulldog?

«Non era una persona depressa, affatto! Non in quel senso. Era piena di vitalità, non ha mai dato segni di... di disperazione tale da... condurla a gesti estremi. Era solo confusa, un'anima dispersa e che credeva... Scusate, dove la portate?»

«La portiamo in ospedale, se vuole seguirci può farlo con una macchina, altrimenti in ambulanza c'è un posto.»

«Sì, sì... certo. Come sta? Che cosa ha, signore?»

«Le faremo sapere tutto dopo, per ora proveremo ancora a rianimarla in ambulanza. Dovrebbe essere passata solo qualche ora dallo svenimento, può ancora essere salvata se non ci sono problemi neurologici.» Neurologici, che cazzo mi vuole dire? Beh io non ti lascio sola, Soph. Vengo con te, starai bene e sarò accanto a te. Ti farà piacere avere qualcuno accanto. Sì, ti sarò accanto. Ecco qua, non molto comodo ma è meglio così. Non ti lascio... non lasciarmi. Queste sirene delle ambulanze sono così disturbanti! Potrebbero anche spegnerle, a te piace il silenzio. Ti ricordi quando me l'hai detto, che ti ha sempre dato fastidio questa cosa? Non farmi parlare al passato, passeremo tante giornate immersi nel silenzio. Che sia un segnale? Che tu abbia cercato di farmelo capire, ma io non... No, non posso accettarne la colpa. Perché fai questo? Cosa hai fatto poi? Perché sei finita a terra? Oh, Sophia...

Non si stanno arrendendo, è un buon segno, no? Non ti molliamo, io non ti mollo. Non posso lasciarti sola. E ora chi mi... chiama? Ah, un messaggio. Un'email? Non ho tempo ora per altre urgenze... Ayden? No, non è vero...

"CHE I GIOCHI ABBIANO INIZIO, DAVE." 

Blue 27Where stories live. Discover now