Vino rosso

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"saverdoc@gmail.com"

Chi poteva mai essere? Chi poteva aver saputo dello strano incidente di Sophia?

David Crampbers rilesse l'email ricevuta in mattinata.

Forse Sophia è stata aggredita, ripensò David per l'ennesima volta, come se cercasse di convincersi, pur non avendo uno straccio di prova. Chi se non l'aggressore poteva saperlo ancora prima che succedesse? Beh, quasi subito appena l'ho trovata.Tamburellava con le dita sulla scrivania, le labbra torturate dai denti e dalle dita, pollice e indice pizzicavano senza tregua.

"Salveremo Sophia insieme, Dave. Te lo prometto."

Ma come si permetteva? Da dove quelle confidenze?

«Maledizione! Chi cazzo sei?» Urlò senza moderarsi, attirò anche l'attenzione della segretaria.

«Dottore?» Fissò il pugno stretto in una morsa vuota. Anche David lo fissò, le nocche sbiadite in contrasto con il tavolo scuro.

«Tutto... tutto a posto, Camille. Scusami.» Allentò la presa e sorrise poco convincente. Ma la segretaria capì, scosse solo la testa e si chiuse la porta dello studio alle spalle.


David fu mentalmente assente per il resto della giornata. Non bastarono i cinque caffè, tanto meno la cena al Fujiyama. Di solito i wonton lo facevano dimenticare tutto. Non stavolta.

Infilò la chiave nella serratura della porta, spinse entrando di spalle e la chiuse con un calcio. Un gomito accese la luce e le braccia lasciarono le buste della spesa sul ripiano della cucina.

«Ciao, appartamento. Ben trovato.» Analizzò l'ambiente con gli occhi, oggetto per oggetto, le carezze di un amante su fianchi vellutati, l'inventario dei ricordi in una scatola d'infanzia. C'era tutto. Bene, poteva riposare due minuti.

Prese un calice e la bottiglia di Cabernet dal frigo. Il vino scivolò dolce sul pendio curvo del bicchiere, si avvolse in volute sinuose, poi si placò, stretto in un perlage frizzante. Le bollicine lo avvolsero in un abbraccio profumato e David lasciò andare la testa contro lo schienale della poltrona.


«Mi piace il vino, soprattutto quello rosso.»

«Tipo il Pinot?»

«Sì, tipo. Ma il mio preferito è il Cabernet. Cabernet Sauvignon.»

«Ah, gusti sofisticati per una giovane della tua età.»

«E questo che vorrebbe dire?» Era corrucciata, falsamente infastidita. David rispose con una risata cristallina.

«No, niente, dico solo che... sono gusti che mi aspetterei da un vecchio professore di letteratura in pensione...» Le scuse gli mancavano, era visibilmente in imbarazzo.

«Tranquillo, stavo scherzando. Posso capire, ma credo proprio di essere un po' vecchia dentro. L'ho sempre pensato, quindi non sei così lontano dalla verità.»

Vecchia dentro, ripensò malinconico. Già, più grande della tua età, quello è sicuro. E questo mi piaceva di te. Mi piace! Mi piace... Dovrei venire a trovarti, Soph. Due giorni erano pochi, ma erano passati lenti come lumache sull'asfalto rovente. Bruciava la sua assenza. Un altro sorso gli accarezzò la gola. Chiuse gli occhi.

«A volte mi sentivo io quella più grande, tra me e Ayden, sai? Lei scherza molto più spesso di me, è più spensierata, prende le cose molto più alla leggera.» Era triste mentre raccontava, abbozzò un sorriso. «A volte la invidio. Io sono più la sorella maggiore quasi adulta con una vita già spenta e tanti gatti in casa.» Terminò con una risata forzata, quasi isterica.

«Sei troppo severa con te stessa.»

«Ora ci vorrebbe un po' di Cabernet.»


Già, ci vuole proprio. Soph... Dio, se c'è bisogno di salvarti, allora sei in pericolo più di quanto tu abbia già rischiato? Non è rassicurante. Devo rispondere?

Si alzò per prendere il portatile dalla borsa del computer, il calice incollato al palmo di una mano. Lo schermo si accese quasi subito a illuminargli il viso.

Ecco, la posta elettronica.

"Salveremo Sophia insieme, Dave. Te lo prometto."

«Ok, saverdoc, vediamo se rispondi. Ma non farmi prendere un virus.» Digitò di getto senza pensare, si fermò e cancellò poco convinto. Riscrisse titubante.

"Come faccio a fidarmi?"

Implicava che avesse deciso di concedere a saverdoc il beneficio del dubbio. Che fosse un aiutante anonimo, quello sperava. E che gli dicesse come avrebbero fatto.

Indugiò prima di inviare. Premette il tasto e chiuse il portatile senza riflettere oltre. Si riempì un altro bicchiere e se lo scolò con decisione prima di rimettere a posto la spesa e concedersi una lunga doccia.

Domani devo proprio andare in ospedale. Magari un mazzo di fiori può farle piacere. Rose no, decisamente no. Scalciò via i pantaloni.


«Che bel roseto.»

«Sì, insomma, un po' banale, ma...»

«Non ti piacciono?»

«Nulla contro di loro, sono fiori, ma sono così sopravvalutati. Sono sempre le persone il problema. Prendono alcune cose, le trasformano in simboli e diventano scontate, kitsch, perdono la loro bellezza intrinseca.»

«Quindi non ti piace alcun fiore?» David sapeva bene che fosse un'insinuazione azzardata e insensata, ma doveva farla parlare, farla sentire al sicuro su argomenti più semplici o non si sarebbe mai aperta su altro.

«Mi piacciono le primule gialle. E le violette.»

«C'è un motivo particolare?»

«Non lo so, sono più delicate, più rare. Voglio dire, ce ne sono un sacco quando fioriscono, ma quasi nessuno le coltiva come si fa con le rose, tutto l'anno, o come si fa con i tulipani o le ortensie o che cavolo ne so.»

«Non c'è la stessa disponibilità per lunghi periodi» le venne David in aiuto.

«Esatto!»

Continuarono a camminare in silenzio, con l'argomento esaurito ma la voglia di continuare a parlare.


Non poteva portarle, però, un mazzo di primule e viole. Non ce n'erano in quel periodo e probabilmente nemmeno sarebbero sopravvissute fino all'ospedale. Aprì l'acqua della doccia, chiuse il box e lasciò che il vapore caldo invadesse il bagno e la sua mente, i pensieri rigidi e tesi. Delicate, quanto hai ragione, pensò fissandosi nei ricordi allo specchio.

«Tu me la ricordi una primula.»

Che assurda frase da rimorchio, non aveva voluto che suonasse così ai tempi. Non aveva certo desiderato flirtare con lei, solo fare un complimento innocente. Chissà che avrà pensato in quel momento. Si è limitata a sorridere cortese.

E David si era sentito un grande imbecille. Scosse la testa ancora incredulo di aver potuto pronunciare una simile frase. Però quel giorno sei anche riuscito a farla parlare di sua sorella, e il successo di quella giornata aveva eclissato quel momento imbarazzante. Un passo avanti e due indietro. L'importante è arrivare alla meta, pensò David cercando di consolarsi. E dove siete arrivati, ora? Già.

David aprì le ante del box doccia, si infilò sotto il getto dell'acqua e lasciò che i ricordi e quelle ultime giornate gli scivolassero via di dosso, giù per lo scarico.

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⏰ Last updated: Jan 07, 2019 ⏰

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