Prologo

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30 ANNI FA

"Dove sarà andato a finire? Mi aveva detto di incontrarci per le 15.00... Ma ormai è più di mezz'ora che aspetto...", disse, mentre aspettava il suo ragazzo. Il caldo sulla Via del Tuscolo era stranamente maggiore rispetto al centro di Frascati, ma i suoi pensieri ora erano rivolti alla richiesta strana che gli aveva fatto.

"So che è strano... Ma ti andrebbe di aspettarmi lungo la Via del Tuscolo, lì dove... dove... Sì, vabbè, tu sai dove. Per le 15.00, ok? Ti devo dire una cosa importante." Una cosa importante, come se tutto quello che gli era successo finora non avesse importanza. Ma in quel momento non ci voleva pensare. Tutto ciò che le bastava era vedere colui che amava veramente. Lei voleva vivere la sua vita: viaggiare, vedere nuovi posti, fare un lavoro che la faccia sentire completa... E poter sposare chi voleva lei. Perché il padre non solo stava decidendo quale lavoro lei dovesse fare, ma anche con chi vivere la sua vita, e lei ciò non lo voleva. Ma ahimè non aveva molte scelte: rovinare il matrimonio in modo da non sposarsi, venendo però ripudiata dalla propria famiglia, o sposare un uomo violento, orrendo in tutto e per tutto e soprattutto che lei odiava a morte. E tutto perché era ciò che gli altri si aspettavano da lei. Tutto ciò che lei voleva è di poter vivere a pieno la sua vita, ma più andava avanti e più si sentiva prigioniera di una vita che non era sua. Se solo potesse...

"Scusami se ti ho fatta aspettare.". Una voce maschile, affaticata dallo sforzo della corsa, l'aveva fatta sobbalzare. Lei si girò e se lo ritrovò davanti: il suo vero amore. "Amore!" gli disse, e gli saltò addosso, stringendoselo a sé fortemente, come se non volesse lasciarlo andare via. "Come mai mi hai fatto aspettare così tanto? Di solito arrivi prima tu di me.". Ogni volta che si organizzavano in segreto, infatti, era sempre lui a dover aspettare lei. Non di tanto: cinque, dieci minuti. "Abbiamo dovuto sistemare alcuni articoli in negozio. Pensavo di finire prima, ma invece...".

Lei si avvicinò a lui.

"Non ti preoccupare. Adesso sei qui."

E lo baciò. Un bacio lungo, sincero, puro, simbolo di un amore desiderato da entrambi. Un momento che entrambi avrebbero voluto che durasse per sempre. E il desiderio di poter mostrare a tutti il loro amore. Ma era solo un sogno. Entrambi sapevano che non potevano mostrare al mondo il loro amore. Lei si staccò pian piano da quel sogno, cercando di godersi a pieno quei pochi istanti che restavano.

"Devo dirti una cosa." Gli disse.

"Cosa?"

"Riguarda mio padre."

Il suo sguardo si fece subito più scuro, più cupo.

"Cosa è successo? Avete litigato?"

"... Pretende che mi sposi con quel... Mostro".

Lo sguardo di lui rimase fermo, ad osservarla, incredulo. Le lacrime sul volto di lei avevano iniziato a scendere, lasciando una piccola scia, che con la luce del sole rendeva il suo viso stranamente più luminoso.

"Devi proprio?" le chiese.

"Credi che abbia altra scelta... Se solo potessi..."

"Vedrai che troveremo una soluzione"

"Speriamo" disse lei, con un tono triste e malinconico, "Sai, mi mancheranno i nostri incontro qui, da soli, nella quiete più totale... E soprattutto mi mancherà il venire a trovarlo...", e si girò, ad osservare un piccolo cumulo di pietre, tutte accatastate tra loro, ma non messe a caso. Come a formare una piccola tomba. Con in cima un paio di fiori appoggiati, ormai diventati secchi, e uniti da una sottile cinghia in pelle rossa.

"Ci eri molto affezionata" le disse.

"Già, sarà brutto digli addio per sempre"

"Quindi ti trasferirai?"

"Andremo in Toscana. Sarà brutto dover ricominciare tutto da capo"

"Lo immagino" concluse lui, avvicinandosi a lei. In quell'istante i loro occhi si rintrecciarono, mostrando all'altro la comune tristezza che li affliggeva.

"Credo che tu debba andare ora" gli disse lei.

"Lo so. Mi prometti che ti prenderai cura di te stessa?"

"E tu mi prometti di stare fuori dai guai?"

"Ci proverò, ma non ti assicuro niente"

Al concludersi della frase lei fece una risata, profondamente divertita dall'ironia di lui. "... Grazie", e lo baciò, ancor più profondamente di prima, gustando fino all'ultima goccia questo ultimo istante insieme.

Stavolta fu lui a porre fine alla favola, in modo deciso ma delicato, lasciando lei ancora per qualche instante immersa in quella favola. E iniziò ad allontanarsi, lasciando dietro di sé un alone di tristezza nell'aria.

"Addio!" gli urlo, con tutta la voce che aveva dentro. E al sentirla, lui si girò, guardandola per un paio di secondi, sorridendole, per poi riprendere a camminare.

Lei rimase da sola, nella quiete di quel pomeriggio, ripensando a tutto ciò che era appena successo.

Passò un po' di tempo prima che anche lei iniziò ad avviarsi, per tornare a quella normalità che gli era stata imposta.

Ma mentre si avviava, qualcosa le saltò all'occhio. Una fila di impronte, che prima non erano presenti, come se qualcuno fosse appena passato di lì.

Eppure non avevano visto nessuno...

"C'è qualcuno?"

Un rumore. Di foglie calpestate.

"Ehilà?"

Dei passi incerti, riecheggianti nel silenzio.

"Se è uno scherzo, io non mi sto divertendo!"

Fu in quel momento che si accorse di qualcuno alle sue spalle.

Si girò, di scatto, senza pensare.

E fu in quell'instante che vide l'ultima persona che si aspettava di vedere.

"Tu... Che ci fai qui?"

Veleno d'annataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora