The one that got away

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«Che cazzo stai facendo con la mia fidanzata, eh?» iniziò a gridare Zayn, lasciando che le sue giugulari s'ingrandissero a vista d'occhio.

«Stavamo ballando e basta, amico, non ti scaldare tanto...» provò a parlare Jack, ma l'altro non voleva sentire ragioni.

Harry gli teneva le braccia all'indietro, impedendogli di muoversi per compiere qualsiasi insano gesto, mentre Zayn tendeva ad avanzare verso di Jack incurante del suo amico che stava facendo fatica addirittura a restare in piedi da solo.

«Prima cosa: non sono tuo amico» replicò Zayn. «Seconda cosa: non balli e basta con la mia ragazza in generale e soprattutto se la tua mano poi scende sul suo culo!»

Jack spalancò la bocca e «Ehi, ti sarai sbagliato perché non le ho toccato nulla, anzi» mise le mani avanti, gesticolando.

Zayn ridacchiò nervoso: «Certo, ora sono diventato matto» cercò di ricomporsi. «E in quanto a voi, che cazzo vi è venuto in mente?» si rivolse ai suoi cinque migliori amici. «Vi avevo detto palesemente che non volevo vedere Apple, mi ascoltate quando parlo o non ve ne frega un cazzo di ciò che dico?» gridò.

A quel punto Apple decise di agire, sentirsi dire quelle parole da lui non fu molto piacevole: non voleva vederla, quando in realtà era colpa sua se la situazione era quella. Non le piaceva vedere Zayn alterarsi così, senza un contegno e non le piaceva neanche che soffrisse come un cane. Perché, nonostante tutto, lo amava.

Perciò prese coraggio e «Possiamo parlare?» domandò.

Zayn si girò verso di lei e inarcò le sopracciglia, incredulo. Si era lasciata palpeggiare da quell'individuo ed ora cosa voleva esattamente?

«Quando ti pare realizzi che dovresti ascoltare anche il mio punto di vista? Complimenti, Apple» iniziò a battere le mani. «Qua nessuno mi ha ascoltato, dal primo all'ultimo... nessuno! Avete fatto di testa vostra, avete preso decisioni anche per me. Io vado a casa, voi a 'fanculo».

Gli invitati erano rimasti in silenzio per tutto il tempo, non c'era neanche un brusio che spezzasse le parole non dette che pesavano come macigni sulle spalle dei "responsabili". Chi si guardava intorno, chi teneva lo sguardo sul proprio cocktail, chi guardava altrove, evitando gli guardi degli altri.

Zayn fece per uscire dalla porta, quando Apple tentò di fermarlo prendendolo per un braccio e trascinandolo indietro.

«Aspetta un attimo, parliamo!»

«Di cosa vuoi parlare, eh?» la guardò malissimo, pieno di rancore e dispiacere. «Del fatto che sei riuscita a credere ad una zoccola come Stacie piuttosto che al tuo fidanzato? Parliamo di questo, dai!»

Apple roteò gli occhi al cielo e «Puoi offendermi dopo? Quando saremo da soli a discutere, per favore?» gli chiese.

Lui si guardò intorno: vide i suoi amici crogiolarsi nel dispiacere, non si aspettavano che reagisse così, in realtà il loro intento era solo fargli fare pace.

«E sia, ma rapidi» la seguì fino al piano di sopra, nella camera di Harry.

Era grossa, anche lei, spaziosa. Forse perché non aveva troppe cose dentro: un letto, un armadio, un comodino ed una scrivania, l'essenziale. Era sui toni del bianco e verde menta, dava sensazioni di tranquillità e freschezza, era bella.

«Ti puoi sedere, per favore?» gli chiese, battendo una mano sul letto purché capisse di avvicinarsi.

Zayn continuava a fare avanti-dietro per la stanza guardando in basso e torturandosi la barba, senza darsi tregua. Sembrava un leone in gabbia. «No, sto più comodo così. Che devi dirmi?»

White Russian and Geography LessonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora