A Helltown faceva sempre caldo, ma quel giorno era particolarmente afoso, non si riusciva a respirare. Il vento che soffiava alzando fastidiosi granelli di sabbia sembrava scomparso.
Sul confine della cittadella si iniziò ad intravedere una figura con la testa china coperta da uno Stetson di cuoio color sabbia bagnata.
Era un uomo sulla trentina, non molto alto e magrolino. I suoi vestiti erano malconci e sporchi di sangue, così come le sue mani.
Tutti i passanti che camminavano tranquillamente per la strada principale si fermarono, come pietrificati. Alcune madri strinsero i propri figli a sé, altri invece facevano solo finta di nulla e andavano per la propria strada.
"Vi prego... aiutatemi" sussurrò il ragazzo cadendo in ginocchio sulla sabbia.
"Oh dios mio!" esclamò una ragazza correndo in direzione del viaggiatore "Sei ferito! Tieni duro, ti porto allo studio del dottore!"
La giovane lo sorresse e lo accompagnò piano piano lungo una stradina che portava ad un edificio in legno di acero.
"DOTTORE, MI SERVE AIUTO! QUEST'UOMO È FERITO!" esclamò la donna.
"Estella, tesoro, sei tu?" chiese in tutta tranquillità un vecchietto raggrinzito con una folta barba grigia chiara e un completo bianco.
"Si Rodrigo, sono io"
La ragazza fece sdraiare il viaggiatore su una barella all'apparenza comoda.
"Vediamo vediamo... in che guaio ti sei cacciato ragazzino?" disse il dottore esaminandolo con cura "Abbiamo una bella ferita da arma da taglio"
"Fa m-male..." sussurrò gemendo di dolore.
"Poverino... mi dispiace così tanto. Ma il dottore è il migliore qui, saprà come riaggiustarti" lo tranquillizzò Estella.
"Io... io sono... Enrique" disse.
"Ciao Enrique, io sono Estella" sorrise.
"Via piccioncini, ho da fare io" borbottò il vecchio "Su Esmeraldo, alza quella maglietta che ti bendo"
"Io mi chiamo Enrique ver-ARGH" il ragazzo cacciò un urlo di dolore che rieccheggiò tra le pareti dello studio.
"Fa silenzio Esmeraldo, ho bisogno di concentrazione".Qualche minuto più tardi Enrique stava sdraiato sulla brandina mentre chiacchierava allegramente con la sua nuova amica.
"Posso chiederti una cosa personale?"
"Certo"
"Chi ti ha ridotto in questo stato?" sussurrò preoccupata.
Il volto di Enrique si rabbuiò.
"Scusa... non volevo... mi dispiace"
"Non preoccuparti" disse "Vedi, nella città dove vivevo sono arrivati dei criminali che ne hanno preso il controllo. Ho provato a combatterli, ma quando stavo per vincere uno di loro ha tirato fuori un coltello. Sono scappato come un codardo... e sono arrivato qui"
Lei rimase in silenzio a guardare Enrique con gli occhi velati di lacrime, poi lo abbracciò.
"Ma se non fossi arrivato qui, non ti avrei mai conosciuta"
Sorrisero entrambi.
"Estella, tesoro, sono torna..." il dottore rientrò nella stanza con due bistecche fumanti e con aria sconcertata li vide abbracciati.
"GIÙ LE MANI DALLA MIA ESTELLA, PORCELLO DEL DESERTO!!!!!"
"Rodrigo, io... veramente... lei..." balbettò il ragazzo.
"Sono stata io ad abbracciarlo, c'è qualche problema Rodrigo?" chiese l'altra.
"Ma no, figurati" borbottò.
"Ti ho solo vista crescere, camminare per la prima volta, prendere a calci gli altri ragazzi e..." scoppiò a piangere e corse verso la latrina, e delle sue parole si sentì solo un suono ovattato:
"Non preoccupatevi per me, lasciate questo povero vecchio da solo e abbandonato al freddo"
"Rodrigo, io ed Enrique andiamo da Thelma. Ci vediamo dopo" rise Estella.
"Puoi alzarti?" Chiese al viaggiatore.
"Si, certo. Chi è Thelma?"
"È la signora che gestisce la locanda Rèhen, è una donna veramente gentile, anche se all'apparenza può sembrare scorbutica!".
Detto questo i due ragazzi si incamminarono a braccetto verso una locanda fatta con legno dipinto di rosso e bianco, alla destra della porta c'era un'insegna gialla che recitava:
"Taverna Rèhen, sempre aperto"
Da dentro proveniva una strana musica, suonata da trombe, chitarra e un contrabbasso.
"Sono sicura che amerai questo posto!" Disse con un sorriso smagliante la ragazza.
E non si sbagliava: all'interno si respirava aria di casa, con l'odore delle Tinte di Verano, la musica altissima e il chiacchiericcio degli allegri ubriaconi.
"È stupendo..." fu tutto quello che Enrique riuscì a dire.
"Non mi presenti il tuo ragazzo stellina?" disse una donna robusta dalla carnagione molto scura in contrasto con il vestito azzurrino.
"Perdonami! Enrique, lei è Thelma. Thelma lui è un viaggiatore, fantastico vero?" esclamò tutta felice Estella.
"Quindi lei è Thelma! Estella mi ha parlato di lei" disse il giovane.
Ci fu un lungo momento in cui la proprietaria del locale fissava intensamente Enrique.
"MA GUARDA CHE BEL SIGNORINO, MI DAI DEL LEI? CHIAMAMI THELMA E BASTA" e rise fragorosamente.
"Te l'avevo detto" sussurrò la ragazza all'orecchio del viaggiatore.
"Senti stellina, hai portato il tuo ragazzo a vedere 'quello che sai tu'?"
"Ancora no, mi ero totalmente scordata!"
"Beh, allora ti conviene sbrigarti. Francisco e Duende si trovano proprio vicino alla stalla. Potresti chiede a lui, no?"
"GIUSTO! Così presenterò anche a loro Enrique. Ciao Thelma!"
"Ma io volev..." provò a dire Enrique, na venne trascinato fuori dalla locanda da Estella.
"Ma dove stiamo andando scusa?"
"Alle stalle. Voglio presentarti una... anzi DUE miei amici" sorrise lei tutta entusiasta.
Una volta arrivati ad una vera e propria stalla in legno di mogano con dentro del fieno videro entrambi un ometto alto circa un metro e venticinque, in completo da cowboy, con due strani baffi all'insù che brigliava un cavallo nero con alcune chiazze bianche.
"Francisco, Thelma mi ha detto che eri qui! Come mai non sei a casa con tua moglie?" chiese la donna.
"È da stamattina che Duende non la smette di dimenarsi, così l'ho portato fuori. Pensavo avesse bisogno di un po' di aria fresca.
Dimmi invece, chi è questo bel giovanotto?"
"Mi chiamo Enrique signore, sono arrivato qui stamattina presto"
"Posso chiederti Duende in prestito per stasera, per favore! Almeno tu potrai rilassarti un pochino con tua moglie"
"Io-" balbettò Francisco "Va bene, ma fate attenzione voi due"
Entrambi esibirono uno splendido sorriso a 32 denti.
Una volta che l'uomo se ne fu andato, lei sellò velocemente Duende e ci montò sopra aspettando che anche Enrique salisse.
"Beh, che fai, non vieni?"
"Io... ecco... non so andare a cavallo"
Estella rise sotto i baffi, tese una mano all'amico e lo aiutò.
"VAI BELLO, VAI!" Urlò allegramente la ragazza.
Lo stallone partì al galoppo, imboccando una stradina che passava alla sinistra di Rèhen.
Il paesaggio era magnifico: il sole sembrava esplodere sulla sabbia donando al cielo un colore arancio-rosato, e dopo circa un quarto d'ora arrivarono sul bordo di un canyon, dove era possibile vedere tutto il deserto, persino altre piccole città, che sembravano solo una macchiolina lontana.
Mentre i due ammiravano il paesaggio in silenzio sul dorso di Duende, Enrique disse improvvisamente all'amica:
"Estella, io voglio rimanere per sempre qui"
"Su Duende?"
"Ma no scema, voglio rimanere qui a Helltown, con Rodrigo, Thelma, Francisco e..."
"E?"
"Voglio stare con te"In una piccola città, appena attaccata da criminali, successivamente cacciati via, scomparve un uomo.
Avviarono immediatamente le ricerche e gli sceriffi cercarono senza sosta per giorni nelle città vicine.
Poi il terzo giorno, al tramonto, il ragazzo venne ritrovato morto in mezzo alle dune di sabbia create dal vento. Il giovane morì dissanguato dopo essere stato ferito da un coltello, e dopo un lungo viaggio stramazzò a terra privo di vita.
Il suo nome era Enrique.
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La Città Nel Deserto (Versione Alternativa)
Misterio / SuspensoEnrique, un giovane viaggiatore arriva in una splendida città, dove fa conoscenza di buffi e stravaganti personaggi, ma...