Capitolo primo.

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Capitolo primo: Hi angels.

Ero con Emily, io non volevo farlo, ma lei mi aveva convinta.

'Su dai. Nessuno si accorgerà mai di niente, lo prendiamo e corriamo via.' riuscì a convincermi.

Non credevo avesse tutta questa influenza su di me, o perlomeno non credevo fossi così trattabile.

Non sapevo di essere così.

Non volevo essere questo tipo di persona. I miei genitori mi avevano sempre insegnato l'educazione, il rispetto, e che stavo per fare? Buttare tutti i loro insegnamenti nel cesso.

Erano brave persone.

Lo ero anch'io.

Ma pensare tutto questo non mi fermò dall'errore più grande della mia vita.

Non avrei dovuto. Delusi tutti: la mia famiglia, i miei amici, e tutte quelle persone che amavo.

'Allora? Cosa aspetti Lexy! Prendilo e usciamo da questa merda.' mi ammonì Emily, ancora una volta.

'Tu ci hai messe in questa merda!' chiusi gli occhi presi la collana dal pilastro spaccando il grosso vetro e scappammo via da quella villa, dove Emily mi aveva portato, mentendomi.

Purtroppo per noi, purtroppo per me, fuori dalla villa c'erano già due macchine della polizia, e gente di quel quartiere.

Furono chiamati alla stazione di polizia i nostri genitori, e non potevo non notare il viso rigato di lacrime di mia madre, il viso deluso di mio padre e lui, l'amore della mia vita. Liam.

Mi sentivo la persona più orribile, più cattiva di questo mondo. Ogni loro sguardo bruciava sulla mia pelle, lacerava ogni mia cellula e come se dentro non avessi più niente, neanche gli organi e sentivo che non potevo resistere a loro. Non potevo resistere più a nessuno ormai.

Bruciavo, volevo urlare e gridare, volevo qualcuno che che tornasse da me. Perché tutti erano fuggiti. Da me.. da quello che avevo fatto.

Avevo perso la mia strada?

No, erano le solite gran cazzate da diciassettenne influenzata da cattive compagnie. Ma la pagai cara, molto direi. Perché?

Perché ora mi trovo qui.

Piacere mio, Lexy Himels, abito in un riformatorio di Londra e la mia casa è la '202'. Benvenuti nel mio inferno.

Prego! Entrate.

Che fine ha fatto quella puttanella di Emily? Ricevette ciò che meritava. Lei era maggiorenne, ed ora è in prigione.

A me le cose andarono meglio, perché essendo minorenne i mie genitori scelsero per me la cosa che meno mi avrebbe fatto male. E quindi? Il riformatorio era il posto giusto... all'apparenza.

Ci trattavano come animali, avevamo il diritto di tante cose che però a noi venivano private. E questo non era affatto giusto. E presto mi sarei ribellata. Molto presto.

Aspettavo solo il momento giusto.. anche se sembrava non arrivare mai.

Giorno dopo giorno speravo in una novità, ma mai niente, mai che ci facessero sapere qualcosa. Sapevamo quello che loro volessero che noi sapessimo. Sembra un gioco di parole, forse divertente, ma io e tutti quelli che si trovavano lì dentro era sotto una dittatura. Come se fossimo esclusi dal mondo esterno.

Sono sempre stata la tipa che aveva le sue regole, i suoi modi, testarda, curiosa, agile, e non mi andava a genio sottostare a degli idioti.

Quindi attendevo.

Non mi arrendevo. Non mi sarei mai arresa. Non avrei mai dato soddisfazione al nemico.

Regola numero uno: NON FARTI SOVRASTARE!

E mai dire mai.. .

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 23, 2014 ⏰

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