Sono scossa da forti tremori, quando sento le zampe della sedia strisciare sul pavimento. Tendo il corpo e mi irrigidisco. So che stanno per arrivare: la cinghia, la paura, le botte.
Sento il rumore delle scarpe sul pavimento, che rimbomba fuori e dentro di me. Prego affinché non duri troppo, che non faccia molto male.
La sua ombra si allunga verso di me fino ad avvolgermi del tutto. Trattengo i singhiozzi; ho imparato che piangere e implorare non serve a niente, anzi, è peggio. Scatena in loro una sorta di rabbia latente. Vedere una femmina piangere fa uscire il peggio di loro.
Ed eccolo, vicinissimo. Inizio a respirare così forte che temo di essere vittima di un attacco di asma.«Ginevra» il suo tono pacato non mi incanta.
«Ginevra, guardami» allunga una mano, mi ritraggo di scatto. Ma non serve a nulla, mi afferra il volto e lo gira delicatamente.
«È solo un bicchiere. Un po' d'acqua, non è la fine del mondo. Non voglio farti male» resto lo stesso immobile. Non posso e non voglio abbassare le difese.
Si avvicina di più, mi prende per le spalle e mi tira su. Resto lo stesso spalmata al muro.
Si sposta, andando al lavello. Prende un panno e asciuga per terra. Toglie i piatti vuoti e li mette nel pozzetto, per poi arrotolare la tovaglia e posarla su uno dei pianali.
«Vedi? Si è già risolto tutto. Non ti picchierò per esserti fatta sfuggire di mano un bicchiere. Sono un uomo duro, freddo, ma non picchio le donne.»
Mente, lo sento. Gli rivolgo uno sguardo veloce, i suoi occhi sono pura tempesta. So a che gioco sta giocando: vuole la mia fiducia, per poi... È come tutti gli altri; come tanti uomini sulla terra.
«Ginevra, smetti di tremare» gli esce più duro di quanto vorrebbe, lo vedo. Ho imparato a capire, ad andare oltre l'apparenza.
Siede di fronte a me, intreccia le dita e aspetta. Ma è come se fossimo in stallo: lui dietro il suo confine, io barricata nel mio.
Striscio di nuovo fino a terra, circondando le ginocchia con le braccia. Sono davvero magra. Si vedono le ossa in rilievo. Mi sento morire ripensando agli ultimi eventi.
Somigliano fin troppo a quelli di un film che ho visto molto tempo fa: La ragazza della porta accanto. Con la sola differenza che lei è morta, io no.
«La ragazza della porta accanto?» domanda. Ho parlato ad alta voce. Meglio tacere ancora.
Scatta in piedi, mi si avvicina e mi volta. Ci siamo.
«Perchè l'hai citato?»
No, no, non devo dire nulla!
«Ho letto il libro e visto il film, dannazione! È quello che ti hanno fatto?» scuoto la testa con vigore. Lui non deve sapere, mai.
«No. Era solo uno schermo.»
«Va bene. Vuoi fare un bagno?» la sua accondiscendenza mi turba non poco. Un cenno affermativo è tutto.
«Nella tua camera c'è un bagno. Ti metterò uno dei miei pigiami sul letto. Domani andremo a fare compere. Non hai niente da mettere.»
«No! Non posso farmi vedere così. Sono orribile» il panico mi spinge ad urlare. E infrango la seconda regola: mai urlare a un uomo. Loro urlano a te.
«Ed è colpa tua? Io non credo. Non dovresti vergognarti, dovrebbe farlo chi ti ha ridotta così.»
Perché è così gentile, dove vuole arrivare?
Osserva attento, entrando fin dentro la mia anima, o quel che ne rimane.
«Cazzo, ma che ti hanno fatto, piccina?» le mura della diga tremano. Sta per rompersi, lo sento, e non posso permetterlo.
«Andiamo. Un bel bagno caldo e poi a dormire. Hai bisogno di riposare, di rimetterti in sesto.»
Lo seguo docile fino alla mia stanza. Entra e accende la luce lasciandomi a bocca aperta. Ero rimasta al buio, non ho visto lo splendore che regna qui dentro. Il letto enorme, a baldacchino, con uno spesso piumone color avorio. I mobili in stile moderno, sempre di tonalità chiare. Le pareti beige e il grande tappeto. La parete sulla destra è completamente fatta di vetro, da cui si può ammirare il paesaggio e la neve che cade.
«A quanto pare sarà un bianco natale», poi aggiunge, «il bagno è qui. Ti lascio tranquilla. Se hai bisogno fai un fischio.»
Sparisce alla velocità della luce. Io entro, troppo presa dalla curiosità. So che è tutto in via temporanea, non mi terrà di certo con sé, ma poco importa. Posso godermi questa benedizione solo per una volta? Direi di sì.
E anche qui è tutto spettacolare: pavimento e piastrelle bianche, una doccia spaziosa e una grande vasca al centro. Le porcellane sono immacolate, gli stipetti pieni di prodotti e asciugamani. Una specie di rastrelliera (si chiama così?) è avvitata al muro. Ci sono due enormi asciugamani... Caldi! Mi spunta un sorriso involontario.
«Dovresti farlo più spesso, sorridere» beccata in pieno.
«Ti ho messo i vestiti sul letto. Fai con comodo» dice, un attimo prima di uscire. E per la prima volta gli do retta. Riempio la vasca e mi immergo, evitando di guardare il mio riflesso nello specchio.«Ginevra, va tutto bene?» la sua voce mi scuote dal torpore. Mi sono appisolata.
«Sì, ora esco» rispondo per evitare che faccia irruzione, credendomi morta affogata.
Mi avvolgo in uno dei caldi teli, mi asciugo con cura; sono così cagionevole che basta poco per ammalarmi. Indosso la biancheria ed entro in camera. Una specie di tuta da jogging è accuratamente piegata sul letto. La prendo e annuso: sa di buono, di pulito. C'è una piccola traccia di dopobarba, deve essere il suo. Mi vesto in fretta e furia, stare spogliata non mi fa bene. È molto calda e morbida; sembra imbottita. Mi sta così grande da scendere in continuazione. Lui è grosso, io sono uno stecco in confronto. La cosa ha una certa ilarità che mi fa scappare un risolino. Mi tappo la bocca stupita. Non ho neanche più ricordo dell'ultima volta in cui ho riso. Credo non succeda da secoli. Siedo sul letto testandone la comodità. È morbido e confortevole. Un letto vero, che per me è un regalo.
Un lieve bussare interrompe i pensieri.
«Ho fatto dei popcorn e sto iniziando un film, vuoi farmi compagnia?»
E adesso che faccio? La parte spaventata di me urla no a gran voce. Ma l'altra... Beh, l'altra la vince a man bassa.
Apro l'uscio e lo guardo per un attimo. È in tuta anche lui, che cosa buffa.
«Ti servono decisamente dei vestiti. Le mie cose ti stanno davvero troppo larghe. Dai, andiamo. Ho scelto Canto di Natale, per stare in tema.»
Si avvia, con me che lo seguo da debita distanza. Ha un modo particolare di muoversi; un'andatura sicura, tipicamente maschile, segno di chi è nato dalla parte giusta del confine.
«Okay, mettiti comoda, io vado a prendere gli stuzzichini.»
Mi metto nell'angolo, dando una rapida occhiata intorno. Niente di diverso dal resto, tranne una libreria stracolma di libri. Chissà quali generi legge.
Continuo a scrutare i volumi, così concentrata da non sentirlo rientrare, fino a che non sento il peso affossare il divano. Mette la ciotola stracolma nel mezzo, così possiamo attingere entrambi.
Prende il telecomando, preme un tasto e dà inizio al film.
Non è male, il protagonista è un vecchio avido, che riceve la visita di tre spettri: il Natale passato, quello presente e quello futuro. In effetti dà parecchi spunti di riflessione. Mi godo la visione, anche se sono così stanca da faticare a tenere gli occhi aperti. Difatti crollo sfinita.Mi sveglio solo quando sento che mi sta mettendo a letto. Ma fingo lo stesso di dormire. Mi copre fino al viso, mi rimbocca bene le coperte e resta per un momento a guardarmi.
Poi se ne va chiudendo la porta.
E non per l'ultima volta, mi chiedo quali siano le sue intenzioni. Sarà come gli altri, o...
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RomanceSIAE. Pubblicata il 25 dicembre 2018. Eric ha ventisette anni, una vita piena e uno status sociale invidiabile. Il giorno prima della vigilia di Natale è costretto, a causa del suo trovarsi sempre all'ultimo minuto, a dover girare per negozi in cer...