5. Capire

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Dieci anni dopo, per la prima volta, furono le mani callose della signora dai capelli color topo a prenderla dalla scatola delle decorazioni e non quelle morbide e frenetiche di Ester, smaniosa di avere con sé il suo addobbo preferito; oltre ciò, Clara ebbe modo di notare come quella non fosse l'unica stranezza propria di quel Natale. Spesso e volentieri, infatti, accadeva che l'albero rimanesse spento e così l'atmosfera in casa.

La signora non bruciava più il tacchino, perché non lo cucinava più.

L'udito di Clara era salvo, perché non vi erano più schiamazzi.

Persino il labrador trascorreva pochissimo tempo in sala, forse perché il camino rimaneva per lo più spento. Anche quando se ne stava in quella stanza, il cane – non più un cucciolo – aveva perso tutta la voglia di annusare, frugare, giocare: per lo più sonnecchiava e talvolta uggiolava nel sonno.

La casa era tremendamente vuota.

Poco prima di Capodanno, l'anziana signora ospitò un'amica per il the. Tra un biscotto e l'altro, le parlò di una malattia con un nome lunghissimo, diceva che Ester aveva le ossa troppo delicate - come vetro - e che nel corso del febbraio precedente si era rotta ancora, questa volta per sempre.

E allora Clara capì tutto.

Ester, che colorava il Natale coi suoi sorrisi, non avrebbe ballato più.

Ester era fragile.

Fragile come Clara.

Fragile più di Clara.

E allora Clara capì tutto, ma soprattutto capì che non aveva mai capito niente.

Aveva invidiato la sua robustezza, ignorando che non fossero le sue braccia, le sue gambe, i suoi piedi a essere solidi, ma il suo coraggio.

Ester era come i calabroni di quel famoso aforisma: la sua struttura non era adatta a ballare, ma lei non lo sapeva e ballava lo stesso.

Ester si era rotta per la voglia di volare.

Clara, invece, si era rotta per paura di rompersi.

Trattenendo il respiro, guardò il buco corrispondente alle sue dita mancanti.

Guardò le crepe sulle mani,

il vestito sbiadito,

i capelli grigi,

la pelle ingiallita.

Si sentì sopraffatta.

Fu un tremolio, un istante appena.

Quasi non si udì nulla.

Che buffo, pensò l'anziana signora, quando rimise al suo posto la paletta.

Dieci anni che possedeva quella ballerina e ci fosse stata una volta in cui avesse notato il suo sorriso. Ci aveva fatto caso solo in quel momento, quando aveva raccolto i suoi cocci ai piedi dell'albero.

ClaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora