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Esili nuvole bianche si delineavano nel cielo plumbeo. La sera aveva avvolto tra le sue discrete braccia l'imponente accademia. 

I sei ragazzi stavano raccolti in silenzio nella sala blu, la stanza dedita alle punizioni. Potevano passare per sei normali studenti chini a trascrivere grossi volumi se non fosse che, niente nelle loro posture, rimandava alla normalità. 

"Molto bene, Astrid. Ora puoi andare in camera tua" mormorò la lucertola avvolta intorno al collo della ragazza seduta in prima fila. Lei sbuffò sonoramente e si alzò, spingendo con forza la sedia. 

Nemmeno dopo dieci minuti tutti, uno ad uno, si alzarono in silenzio e uscirono sotto lo sguardo attento dei loro fautori.
Solo la nuova arrivata rimase seduta in fondo alla stanza, a contemplare il cielo. Era una creatura della notte e il suo animo si animava alla vista dello spettacolo che offriva la sera. 

Distolse lo sguardo trasognato e si girò verso il suo fautore, un piccolo pettirosso dallo sguardo vivace. Non si capacitava ancora come un'anima potesse scegliere una creatura così fragile e piccola per reincarnarsi. Ma preferiva di gran lunga quel pettirosso rispetto alla grossa lucertola annodata intorno al collo della biondina di cui non aveva ancora imparato il nome.

"Se non avessi alimentato la rissa, non saresti ora qui a trascrivere tutte queste pagine, Madie" cinguettò l'uccellino, appoggiandosi sconsolato sul libro.

La ragazza non ribatté, non sapeva come spiegargli che non era stata causa sua. Si era ritrovata in mezzo per un malinteso e non era stata in grado ad uscirne. 

"Mi chiedo se non si siano sbagliati su di te" continuò a cinguettare.

Madie si impose di tacere, chiuse gli occhi e inspirò l'aria. Immaginò di essere fuori da quella gabbia, libera a camminare con i suoi amici di sempre. In quel momento probabilmente erano seduti davanti al Duomo a mangiare il gelato. Avrebbe fatto qualunque cosa per andarsene se fosse certa che ci fosse un minimo sbaglio nella scelta dei Saggi. E, invece sapeva di appartenere a quel mondo nuovo e ancora sconosciuto. Lo aveva saputo ancora prima che il sigillo comparisse sotto la sua clavicola sinistra. Era stata sua madre a dirglielo, lei era la Prescelta, l'erede. Ma di che cosa nessuno lo sapeva.
Prima che il marchio comparisse sulla sua pelle, Madie si era ritrovata vittima di strani episodi inspiegabili finché due uomini non l'avevano trovata e le aveva spiegato l'esistenza di quel luogo. L'accademia ospitava tutte le creature con dei doni soprannaturali. C'erano i vampiri, i lupi mannari, gli stregoni, i mutaforma e perfino le ninfe. Ognuno aveva delle caratteristiche e poteri specifici. 

E poi c'era lei. 

Madie. 

Una ragazza umana con il sigillo senza nessun potere se non quello di finire nei posti sbagliati nei momenti meno appropriati. Eppure, nonostante l'assenza dei suoi poteri, un fautore era comparso. E questi si presentavano solo se c'era una creatura soprannaturale in circolazione.

"Ah se avessi saputo che eri così silenziosa, avrei ben pensato di sceglierti" sbuffò alla fine, camminando su e giù con le sue zampette. Madie finì di scrivere l'ultima frase, appoggiò il pennino sul tavolo e finalmente si degnò di guardare l'uccellino.

"Come posso chiamarti?" chiese d'un tratto. Frastornata da tutte le notizie, si era dimenticata di chiedergli del nome.

"Ma allora hai la lingua! E sai pure usarla" ribatté.

Saltellava con frenesia, tanto che Madie si domandò come potesse parlare senza avere il fiatone. Poi le venne il dubbio sul fatto che i pettirossi potessero avere il fiatone. Stava per chiederlo quando un movimento fulmineo dietro alla finestra attirò la sua attenzione.

Indomiti - La SagartachdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora