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La ragazza, incuriosita dal trambusto che sentiva da ore, si issò sul davanzale e osservò la scena. L'aria fredda di novembre le colpì il volto pallido, scavato a causa delle ultime febbri che l'avevano resa debole e bruttina. Eppure, nonostante le raccomandazioni della vecchia Genda preoccupata per quei suoi insoliti svenimenti, si ostinava ad aprire la finestra per respirare l'odore putrido proveniente dal cortile del palazzo.
Avvolgendosi nella vestaglia, ammirò lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi ingenui da ragazzina. Capitava di rado che le sue guance si tingessero di fievole rossore, ma quando questo accadeva, gli occhi di Catherine si animavano di una luce violenta e l'azzurro tenue delle iridi diveniva intenso, simile al colore degli incantevoli lapislazzuli che ornavano il suo collo candido. Lo sguardo della ragazzina si accese quando vide il cielo della sera illuminato dal fuoco, era una scena piena di fascino e magia che le fece palpitare il cuore. Non accadeva spesso che a corte fossero invitati giocolieri, saltimbanchi e sputafuoco, eppure non era la prima volta che i suoi occhi si posavano su uno spettacolo simile.
Si rammentava il giorno in cui aveva visto per la prima volta il fuoco lambire prepotentemente l'oscurità, cercando di divorare la notte e incendiando gli animi degli spettatori, ammutoliti dalla scena raccapricciante. Quella notte però nessuno aveva riso, nessuno si era permesso ad applaudire o a deridere, si erano levati in coro mute preghiere e silenziose proteste; quella notte fu bruciata l'ultima strega, per il volere della Santa Inquisizione.
La ragazza si perse ad ammirare il fuoco, le fiamme che disegnavano figure contorte e malefiche e che le rammentavano le urla della giovane ragazza legata al palo. Ma la scena che le si presentava dinanzi non aveva nulla a che fare con quel terribile ricordo. Nel cortile c'erano servi che riempivano i boccali di vino e di birra, il giovane sputafuoco giocava con l'elemento come se fosse una bestia domata e non qualcosa che si potesse rivoltare da un momento all'altro. Il suono delle cetre cercava di farsi strada tra le risate, i chiassi e il vociare diffuso.

«Al giovane bastardo! Che possa la sua vita essere colma di oro, donne e...ehi, quella era la mia birra!» urlò il vecchio seduto sotto il davanzale della camera della ragazza.

Al suono della voce del vecchio, un gruppo di giovani proruppe in una fragorosa risata. L'uomo fissò il boccale rovesciato per terra e sputò due volte, prima di balzare in piedi e avventarsi sul povero malcapitato. In brevi istanti le risate aumentarono e molti si riunirono intorno ai due uomini, incitandoli a combattere. Catherine osservava i due con interesse, aveva riconosciuto nel malcapitato il figlio dello stalliere e, in silenzio, stava facendo tifo per lui. Studiò con attenzione le mani forti dello sconosciuto che menavano colpi a caso, in preda alla follia e alla rabbia, emozioni rese più intense da litri di alcool che scorrevano nel suo sangue. Quando vide il figlio dello stalliere rialzarsi, trasse un sospiro di sollievo, le sarebbe dispiaciuto se lui si fosse fatto del male. Si soffermò sui suoi capelli neri che ricadevano selvaggi sulle spalle, aveva uno sguardo affranto e, allo stesso tempo, spezzante. Indossava i suoi abiti da lavoro, troppo larghi per fasciare il suo fisico asciutto. Sorrise quando vide che lui l'aveva notata, era da tanto tempo che non lo vedeva a causa dei suoi ultimi malanni. Portò l'indice verso le labbra e gli fece cenno di rimanere in silenzio, non voleva che gli altri sapessero di essere osservati.

Il giovane distolse lo sguardo e si girò verso l'uomo disteso per terra. Era rimasto basito quando aveva visto arrivare quei fenomeni da baraccone a corte e, lo aveva stupito ancora di più, che fosse stato il principe Edward a richiedere la loro presenza per il suo quindicesimo compleanno. Il principe aveva due anni in meno di lui e fino a pochi anni prima erano soliti trascorrere le loro giornate fingendosi abili guerrieri, pronti a salvare le giovani fanciulle. 

«Non volevo rovesciare la vostra birra, signore e tanto meno venire alle mani con un uomo più vecchio di me» disse prontamente, mentre le sue labbra si increspavano in un sorriso irrisorio. 

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