Esisteva un prima e un prima del prima.
Erano passati due anni da quel terribile giorno in cui la sua vita aveva preso una svolta. Madie aveva cercato in tutti i modi di dimenticarsi quell'anno. Nonostante le terapie, i colloqui con gli psicologici e gli incontri di comunità non era ancora riuscita a capire cose le fosse successo. Se ripensava a quei momenti vedeva il buio, avvertiva voci confuse e un dolore acuto. Dopo quello che le erano sembrati anni era riuscita ad aprire gli occhi e aveva incontrato lo sguardo sconosciuto di un medico.
Era finita all'ospedale con un vuoto di memoria di due settimane. Nessuno aveva saputo dove fosse stata e cosa le fosse successo, non riportava segni di rapimento o qualche violenza.
Ma Madie si sentiva tutto fuorché integra.
Non era più lei, ma gli altri non erano stati in grado di capire la sofferenza che provava ogni volta che cercava di spiegare di sentirsi due persone in un solo corpo. Le avevano diagnosticato disturbo da stress post traumatico, l'avevano imbottita di ansiolitici e spedita in terapia dal dottor Witmone.
Era cambiata.
Era diversa.
Non era più Madie.
Un tempo, prima di soffrire di amnesia, Madie dipingeva. La sua camera era costellata di disegni dei tramonti, di persone a cui voleva bene e dei paesaggi inesistenti, creati dalla sua fervida immaginazione. Dopo il ricovero la sua passione per l'arte era stata sostituita dalla corsa sfrenata, utile per scaricare la tensione e la frustrazione che provava nel non ricordare.
Ed era stato durante una corsa nei boschi che era comparso sulla sua pelle il marchio delle creature soprannaturali: un giglio appassito, di colore nero.
Si ricordava il dolore atroce, come se le stessero incidendo non solo la pelle, ma anche l'anima. Aveva urlato senza essere udita, temeva di stare impazzendo.
Ed era allora che erano comparsi i due uomini vestiti di nero. Avrebbe scoperto poi che non erano altro che Segugi, incaricati di trovare la nuova fonte di magia prima che questa divorasse la creatura a cui apparteneva. E il potere che scorreva nelle vene di Madie era forte e insolito. I Segugi a malapena erano riusciti a placare il dolore e a convincerla di seguirli.
Madie cercò di non pensare a quella giornata, a quanto tutto le fosse sembrato surreale. Aveva seguito i due sconosciuti senza potere salutare i suoi genitori e spiegare cosa fosse successo. Dall'incidente di due anni prima, Veronika, sua madre, era diventata iperprotettiva. Sicuramente, non vedendola tornare dalla corsa, si sarebbe preoccupata. Madie sapeva che stava procurando una grande sofferenza ai suoi genitori, riaprendo una ferita che non si era ancora del tutto rimarginata. Eppure non poteva fare altrimenti.
Se fosse tornata avrebbe messo in pericolo le loro vita. Qualsiasi fosse il suo potere, prima doveva imparare a controllarlo.
Ripetendosi quella frase uscì dalla stanza, pronta ad affrontare il suo secondo giorno all'Accademia. Non fece in tempo a fare due passi che si ritrovò affiancata da una ragazza dalla pelle diafana e dal viso simile alle bambole di onice dove spiccavano occhi di un azzurro tenue. Aveva i capelli scuri raccolti in una coda alta che le metteva in risalto la forma ovale del viso quasi perfetto. Ma la cosa che stupì Madie fu il radioso sorriso che la ragazza stava rivolgendo nella sua direzione.
"Tu dovresti essere Madison. Io sono Eveleen, siamo insieme al corso di biologia e mi sembrava una cosa carina presentarmi. Insomma, voglio dire, non deve essere semplice ritrovarsi qui senza avere nessuna conoscenza" disse tutto d'un fiato mentre le sue guance si tingevano di un lieve rossore.
Prima, però, che Madie riuscisse a replicare, la ragazza le porse la mano e sussurrò: "Quando sono nervosa tendo a straparlare. Ma sono davvero contenta di fare la tua conoscenza Madison."
"Madie, se non ti dispiace" la corresse per poi ricambiare la stretta della sua mano:"Credo che avrò bisogno di un'amica per affrontare..."
Non finì la frase, ma mollò la presa e indietreggiò stupita. Davanti a lei si trovava la sua copia esatta, Eveleen aveva assunto le sue sembianze e, dall'espressione confusa che ne seguì, capì che lo aveva fatto involontariamente.
"Oh. Wow, aspetta, come hai fatto?" chiese Madie, osservando Eveleen riprendere lentamente la sua forma.
"Piccoli incidenti di percorso. Una volta mi trasformavo senza sosta, era orribile. Poi ho imparato a controllarmi e ad assumere le sembianze delle cose che toccavo. Spero di riuscire, prima o poi, ad avere il pieno controllo dei miei poteri."
Eveleen alzò le spalle come se quell'episodio non avesse nulla di eccezionale, ma per Madie non era così. Per un attimo si era sentita privata della propria identità.
"Sei una specie di strega?" domandò incuriosita.
La ragazza scoppiò a ridere. "Magari! Sono una Mutaforma, sarebbe figo se riuscissi a fare le cose che fa mio fratello, ma mi devo accontentare di essere una semplice Mutaforma con qualche problemino di controllo. E tu cosa sei?"
Madie spostò tutto il suo peso sulla gamba sinistra, d'un tratto si sentiva terribilmente a disagio.
"Fammi indovinare, non dovrebbe essere difficile. Non hai l'aria truce di una donna vissuta pronta ad azzannare la giugulare e nemmeno lo sguardo strampalato di una ninfa, mi hai confusa con uno stregone quindi dubito fortemente che tu faccia parte di qualche congrega. Quindi sei un lupo mannaro, direi anche un bel raro esemplare. Di solito le donne non subiscono il fascino della luna, ma tu sembri... sto di nuovo straparlando, vero?"
Madie sorrise a quelle supposizioni. Non poteva essere un lupo mannaro, non era sufficientemente feroce per esserlo. Si trattenne dal svelarle che aveva fallito tutti i test e che nessuno era stato in grado di spiegarsi come fosse possibile.
"Ci sono delle cose da sapere per sopravvivere in questo posto. Qualsiasi cosa succeda non parlare mai con un vampiro, di solito sono troppo altezzosi per prestare attenzione alle altre razze e se entri nel loro mirino... potresti trasformarti in un buon pasto. Le ninfe, alla'apparenza, sono carine e ingenue ma quando le infastidisci rischi di trovarti senza un arto o senza qualche organo. Stai attenta sopratutto alle tre sorelle, i tre fiorellini dell'Accademia. Sono gelose, iperprotettive e vendicative. Gli stregoni sono okay, ma Ed è mio. I lupi di solito non socializzano con gli altri e per fare parte della loro cerchia devi piacere al capobranco che, in questo caso, è la pazza Lily. Avrai occasione di conoscerla la prossima lezione, è in corso con noi."
Madie annuì, cercando di memorizzare il più possibile di quelle informazioni, anche se non era sua intenzione stringere amicizia con quegli esseri.
"E i Mutaforma?" chiese scherzosamente.
Eveleen si fermò un attimo e si osservò intorno come se stesse controllando che nessuno stesse ascoltando.
"Dipende. Ricordati una cosa: non farti mai toccare da uno di cui non ti fidi, potrebbe essere un'esperienza poco piacevole. E, sopratutto, evita mio fratello. Gli voglio bene, davvero, ma è pericoloso e tu non sapresti come proteggerti."
Prima che Madie potesse chiedere altre informazioni, Eveleen si fermò davanti alla porta di un'aula, le lanciò una lunga occhiata e poi disse:"Il signor Alan, l'insegnante di biologia, è uno della mia specie ed è apposto. Per il resto lascio a te il piacere di scoprire di chi fidarti e di chi no."
Eveleen aprì la porta e varcò la soglia.
"Benvenuta all'Accademia, Madie."
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Indomiti - La Sagartachd
FantasyL'accademia ospita le creature più disparate. Ci sono i vampiri, gli stregoni, i lupi mannari, i mutaforma e le fate. E poi c'è lei. Madie. La ragazza umana con il marchio appartenente al mondo soprannaturale, ma non facente parte di nessuna specie...