Gli ultimi raggi del sole illuminavano le strade deserte tingendo i muri delle case di un acceso arancione.
Il silenzio era quasi assoluto, spezzato solo dal passare di qualche macchina e dal rumore di sneakers rotte che camminavano sull'asfalto.
Le scarpe appartenevano ad un ragazzo sui dodici anni, capelli castani e il volto seminascosto dal cappuccio di un grosso felpone color cachi che arrivava fino alle ginocchia logore dei suoi consunti jeans.
Camminava a fatica, infreddolito, avvolto nei suoi indumenti e stringeva tra le mani un pezzo di pane secco datogli da un impietosito panettiere.
Quella del panettiere non fu l'unica attenzione che aveva attirato quel giorno.
Circa dieci metri dietro di lui camminava un uomo sulla quarantina, tozzo, le mani massicce che spuntavano dalle maniche dell'impermeabile nero.
In testa portava un berretto di lana e aveva una folta barba nera che copriva gran parte del viso.
Camminava barcollando, come se stesse in equilibrio su delle biglie di vetro e si fermava di tanto in tanto ad annusare l'aria guardandosi attorno circospetto.
Il ragazzo, ignaro stava tornando al suo giaciglio di coperte in un buio vicolo di una strada principale quando i lampioni ai lati della strada si accesero come ogni sera.
L'ombra dell'uomo alle sue spalle venne proiettata sul muro di mattoni davanti al ragazzo che si fermò di soprassalto facendo cadere il pezzo di pane.
"C-chi sei?" Chiese il ragazzo tremante.
"Non devi avere paura, sono il tuo satiro protettore e ho il compito di portarti in un luogo sicuro"
Il ragazzo indietreggiò lentamente, poi si girò e cominciò a correre.
L'uomo imprecò e si lanciò al suo inseguimento, malfermo sulle gambe, finché una scarpa non si staccò dal piede e cadde sull'asfalto.
Dove avrebbe dovuto esserci un piede, con dita e tutto il resto, c'era invece uno zoccolo caprino e si intravedevano lunghi peli fulvi spuntare dalla caviglia.
L'inseguitore cominciò a saltellare su un piede solo finché non riuscì a togliersi anche l'altra scarpa.
Anche lì uno zoccolo caprino fece capolino dai larghi pantaloni.
L'essere ricominciò a correre e a conquistare sempre più terreno sull' infreddolito ragazzino.
Quest'ultimo all'improvviso svoltò in un vicolo laterale scarsamente illuminato seguito a sua volta dall'uomo.
Il ragazzino ansimava e cercava disperatamente una via di fuga senza trovarla.
Era un vicolo cieco.
L'uomo avanzava lentamente, i palmi delle mani rivolti verso di lui, e cercava di rassicurarlo dicendogli:"Non voglio farti del male, ho l'ordine di portarti al campo dove ti spiegheranno tutto".
"Io non ti conosco" rispose il ragazzo ora spalle al muro.
"Non abbiamo tempo per conoscerci, sento l'odore di un mostro molto potente nelle vicinanze e sta puntando a te"
Detto questo gli afferrò il polso e cercò di trascinarlo verso l'uscita del vicolo ma il ragazzo si divincolò e si accucciò in un angolo.
"Ti prego, non ti ho fatto niente e non cerco guai, vattene o chiamo la polizia" il ragazzo in mano adesso aveva un telefono.
"Mettilo via!" L'uomo era spaventato "se parli al telefono il mostro ti sentirà e verrà a prenderti".
L'uomo mezzo capra cercò invano di immobilizzare il ragazzo che, divincolandosi , riuscì a digitare 911 e a fare partire la chiamata.
"Aiuto 911, c'è un uomo che vuole rap-aaaahhhh"
L'uomo era riuscito a prendergli il telefono torcendogli il braccio e aveva interrotto la chiamata.
"Sbrigati! Morirai se resti qui!"
Il ragazzo impallidì ma non oppose resistenza.
L'uomo lo prese per mano e cominciò a correre verso l'uscita trascinandoselo dietro.
"Un altro compito portato a termine" pensò sollevato Rubeus Littlehorne, satiro pluridecorato del campo mezzosangue, prima che uno sperone di roccia gli trapassasse il cuore.
L'ultima cosa che vide furono i venti centimetri di roccia che spuntavano dal suo petto mentre si lasciava cadere sulla schiena, la bocca spalancata per lo stupore.
Così rimase e quando esalò l'ultimo respiro l'unico testimone fu un ragazzo spaventato, pallido in viso, con gli occhi puntati sulla vita che aveva appena stroncato.
Da sotto la sua mano destra, che aveva appoggiato per terra, partiva dal suolo un pilastro appuntito di scura roccia che aveva trapassato il cuore del satiro.
Il ragazzo rimase seduto ad osservare le gocce di sangue che colavano dal pilastro e che, goccia dopo goccia, riempivano una pozzanghera ai suoi piedi.
"Cosa è successo qui?"
A parlare era stata una grassa signora di mezza età con un grande cappello bianco e una collana di perle che si era affacciata sul vicolo.
La donna portava un rossetto abbinato ad un abito rosso attillato che la faceva sembrare una salsiccia.
Degli occhiali da sole neri le coprivano gli occhi sebbene fosse ormai sera.
"La prego" cominciò il ragazzo "non chiami la polizia".
La donna entrò nel vicolo e cominciò a girare attorno al cadavere esaminando il pilastro lanciando di tanto in tanto occhiate di curiosità al ragazzo.
"Capisco" disse infine.
Il ragazzo si stava fissando le mani spaventato quando la signora gli tese una mano per rialzarsi sorridendo.
Lui la strinse e lei, con inaspettata forza, lo tirò in piedi e gli scrollò la polvere dalla spalla.
"Sai, sei stato molto fortunato che ti abbia trovato io e non uno dei miei figli" disse la donna con un sorriso "io mi chiamo Echidna e sono qui per portarti in un posto sicuro".
"È la ste-stessa cosa che mi diceva lui" disse tremante il ragazzo indicando il satiro.
La donna rise di gusto e tolse il cappello di lana al cadavere.
Dai radi capelli scuri facevano capolino due piccole corna a punta.
"Lui era un mostro, non come me" la donna fece un gesto con la mano grassoccia come per scacciare quella eventualità.
Il ragazzo annuì accennando un sorriso.
"Allora, andiamo ragazzo?" La donna si stava già incamminando.
"Il mio nome è Sand, Michael Sand" il ragazzo era ritto in piedi fiero.
La donna parve sorpresa per un attimo ma si riprese subito.
"Ok Michael, andiamo?" Per un attimo al ragazzo era parso di vedere una lingua biforcuta guizzare dalla bocca della donna ma scartò l'ipotesi incolpando la scarsa luce.
"Arrivo" disse Michael.
E insieme si allontanarono per le buie strade di New York senza che gli ordini di Echidna venissero violati.
"Il figlio di Gea non deve raggiungere il campo mezzosangue, usa ogni mezzo".