"Sono 5 dollari"
Michael pagò il gelataio e venne verso di lei con un enorme gelato in mano e un sorriso stampato sulla faccia.
Adorava il modo in cui le sorrideva: spavaldo, fiero, mostrava una sicurezza che lei non aveva mai avuto.
Prima di darle il gelato però fece una faccia spaventata guardando qualcosa alle sue spalle.
Alexandra si voltò di scatto, pronta a fronteggiare il pericolo, il pugnale in mano.
Scrutò con occhi attenti il fiume di persone che le passava accanto senza trovarci nulla di strano.
Rinfoderò l'arma e guardò Michael.
Il ragazzo stava cercando di trattenere una risata, la bocca sporca di cioccolato e il gelato in mano, al quale mancava un pezzo.
"Mi era sembrato di vedere qualcosa" disse lui una volta ricomposto, passandole il gelato con aria di superiorità.
Incrociarono lo sguardo e scoppiarono a ridere entrambi attirando le occhiate dei passanti.
In quel momento di spensieratezza potevano anche passare per una normale coppia che si godeva un normale pomeriggio.
Una coppia.
Alexandra arrossì distolse lo sguardo da Michael che si stava pulendo la bocca con un fazzoletto.
Quanto avrebbe voluto pulirla lei stessa con un bacio...
Scacciò dalla mente quei pensieri.
Lui era il semidio più potente dell'esercito, figlio di una dea primordiale mentre lei era solo una recluta e il suo genitore divino non l'aveva ancora riconosciuta.
Alexandra aveva 16 anni e in media i semidei vengono riconosciuti intorno ai 13.
Tutti al Complesso la evitavano o le parlavano alle spalle.
Quasi tutti.
"Terra chiama Alexandra!" Michael la riscosse dai suoi pensieri agitando la mano davanti alla sua faccia "ti stavo parlando".
"Scusami" rispose lei imbarazzata "ero persa nei miei pensieri".
Lui le sorrise:"Non devi scusarti, capita a tutti".
Lei gli sorrise di rimando.
Per questo Alexandra aveva paura di aprirsi: se lui l'avesse respinta avrebbe perso il suo unico amico.
Non avrebbe potuto competere Aisha o Clara, sarebbe rimasta la seconda in tutto.
Michael parve intuire dalla sua espressione che qualcosa non andava.
Le si accostò e strinse forte la sua mano sussurrandole:"Vuoi tornare indietro?"
Le lacrime le offuscarono la vista.
Era esattamente quello che avrebbe voluto che facesse.
"Ti prego, restiamo fuori ancora un po" strinse la sua mano più forte "non li sopporto"
Fece una faccia strana e disse:"Conosco un posto".I palazzi svettavano scuri sul cielo tinto di arancione dal tramonto proiettando lunghe ombre su Central Park.
Alexandra e Michael erano in piedi in mezzo ad un prato e osservavano le ultime persone andarsene.
C'era uno strano silenzio nel parco, neppure gli uccelli cinguettavano più.
"Perché hai aspettato che fossimo soli?" A rompere il silenzio era stata la semidea per non pensare a come si era comportata prima con Michael.
"Stupida, stupida, stupida" pensò tirandosi mentalmente degli schiaffi in faccia.
Si era messa a frignare come una bambina riversando fuori come un fiume tutto quello che aveva passato al Complesso in quei due anni, tutti gli scherzi di cattivo gusto, insulti e prepotenze che aveva subito.
"Ora mi considererà debole e senza carattere e non vorrà avere niente a che fare con me" ricacciò indietro le lacrime.
"Voglio condividere questa cosa solo con te" l'ombra del semidio si allungava per alcuni metri sul prato mentre tutto il resto si scuriva.
Il sole venne nascosta dagli alti palazzi facendo piombare Central Park nell'oscurità.
Alexandra tenne gli occhi aperti, sbarrati nel buio improvviso.
La temperatura era calata repentinamente.
Mentre abituava la vista a quella luce, distinse la sagoma di Michael accanto a lei.
"Queso posto non l'ho mai mostrato a nessun altro" la sua voce si perse in piccoli echi, come se si fossero spostati in un luogo molto spazioso.
Alexandra vide la sua sagoma inginocchiarsi e appoggiare i palmi per terra producendo un tremolio nel suolo e...
La prima cosa che pensò Alexandra fu:"Whoa!"
Si trovavano in una grotta enorme, alta almeno cento metri e larga altrettanti.
A rischiararla erano dei cristalli che spuntavano un po' dovunque e proiettavano una luce bianca che si rifletteva su uno specchio d'acqua cristallina abbastanza grande da ospitare una camera da letto.
Funghi dai bizzarri colori spuntavano dalle pareti e un letto di muschio copriva il pavimento come un soffice tappeto.
Lunghe stalattiti puntavano minacciose verso il basso facendo gocciolare piccole gocce che si infrangevano silenziose sul verde muschio.
Michael la prese per mano e la guidò verso il laghetto, liscio e puro come un grande specchio.
Alexandra non poteva credere ai suoi occhi.
Quel posto era magico.
Si poteva percepire un antico potere che permeava la grotta man mano che si avvicinavano al laghetto, come un cuore pulsare attraverso le pietre circostante.
Michael parve comprendere il suo disagio.
"È un tempio naturale consacrato a mia madre" erano arrivati davanti al laghetto "l'ho scoperto qualche mese fa"
Alexandra si specchiò sulla superficie con una faccia disperata.
Non solo si era comportata da bambina e Michael era più figo che mai, ma i suoi capelli erano un disastro e l'eye-liner azzurro era sbavato rendendola simile ad una maschera di halloween ambulante.
Il semidio si sedette su una pietra sporgente e lei si affrettò a fare altrettanto.
"Perdonami" Michael si era preso la testa tra le mani e scuoteva la testa sconsolato "ho pensato come un cretino che tutto questo ti avrebbe aiutato solo perché ha aiutato me senza chiederti prima niente".
"Mi stai prendendo per il culo? La pianti di comportarti da ragazzo perfetto?"
"Come ti ha aiutato?" chiese invece Alexandra.
Lui fissò intensamente l'acqua davanti a lui e rispose:"Ogni volta che non riesco a sopportare il peso della mia situazione o di quello che mi fanno fare mi rifugio qui, sottoterra, lontano dagli occhi di tutti, lontano dai loro giudizi, le loro decisioni. Ogni volta vengo qui e prego mia madre di darmi un segno, qualcosa che mi faccia capire che non sono solo".
Una lacrima solitaria gli solcò una guancia e cadde nel laghetto.
Onde concentriche presero a formarsi sulla superficie, come se invece di una lacrima, fosse caduta una pietra.
"Da quando è stata sconfitta nella Grande Guerra non si è più fatta sentire" si passò il dorso della mano sugli occhi e sorrise rassicurante "ma non siamo qui per questo, no?"
La semidea gli rivolse un sorriso sarcastico:"E io che pensavo che mi avessi portata in un luogo appartato per fare chissà che..."
L'espressione che si dipinse sul volto di Michael fu impagabile.
Si allontanò di scatto dalla ragazza mostrando i palmi delle mani e balbettando frasi sconnesse in evidente imbarazzo.
Alexandra scoppiò a ridere e la sua risata cristallina risuonò nella grotta creando tante piccole risate di rimando.
L'espressione di Michael passò dall'imbarazzo alla meraviglia.
"Hai una voce stupenda, Alexandra"
"Ups" pensò arrossendo.
Alexandra adorava cantare e tutti quelli che la sentivano dicevano che avrebbe dovuto fare la cantante.
Tutti quei complimenti le erano sembrati vuoti e solo di cortesia.
Ma da parte di Michael...
"Ehm, sì, cioè no, volevo dire..."
"Puoi cantare per me?" Il paio di occhi azzurri di cui si era innamorata la guardavano così supplichevoli che non seppe dire di no.
Riuscì a calmare il cuore che le batteva molto più veloce del normale e sospirò.
"Tanto vale che mi impegni" pensò.
Chiuse gli occhi e cantò Chandelier di Sia con una passione che non provava da tempo.
Le sue parole risuonavano limpide e mentre le parole lasciavano le sue labbra, le preoccupazioni lasciavano la sua testa dandole una sensazione di libertà.
La prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu Michael che le sorrideva felice.
Alexandra restò immobile mentre il semidio si alzò in piedi e la abbracciò forte.
Si sentiva il viso in fiamme e non sapeva come comportarsi.
Michael si staccò dall'abbraccio e disse:"Sei stata fantastica".
Le sembrò di volare.
Dovette aver assunto un'espressione da stupida perché lui la guardò divertito e propose di tornare alla base.
"Michael..." La semidea avrebbe voluto poter esprimere a parole ciò che le stava passando per la testa in quel momento "Grazie"
Sorrise lui :"E di che? Io sono solo rimasto a sentire"
Si infilarono assieme in un tunnel naturale e camminarono nel buio pesto finché non sentirono sotto i piedi la soffice sensazione dei piedi che calpestano l'erba.
Guardarono il cielo è videro che era pieno di stella.
"Abbiamo fatto tardi" disse lei preoccupata.
"Ma nooo" disse lui mettendosi le mani dietro la testa "nemmeno si accorgeranno".
Insieme si avviarono per Central Park per tornare alla base.
Mentre camminavano Alexandra arrischiò a tenere la mano di Michael che sorridendo ricambiò.
Così si avviarono felici sperando che nessuno avesse notato la loro assenza.
"Niente disturberà la mia felicità, nossignore" pensò con espressione beata.La coppia si avvicinò furtiva ad un cancello che dava sul cortile di una scuola e lo scavalcò.
Alexandra si guardò attorno circospetta.
Nessun'anima viva.
Tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò all'entrata della scuola.
L'insegna a caratteri cubitali diceva: ACCADEMIA SUPERIORE PER RAGAZZI IN DIFFICOLTÀ.
Era soltanto una copertura ma per Alexandra era strano entrare in una scuola visto che non ne aveva mai frequentata una.
Certo, al Complesso l'avevano istruita a dovere, ma non era una vera e propria scuola.
Avvicinandosi, l'immagine della scuola tremolò e lasciò posto ad un imponente blocco di cemento grigio a 10 piani con così tante finestre da sembrare un'alveare.
Il Complesso.
Cercò lo sguardo di Michael senza trovarlo; era fisso su una figura che si avvicinava silenziosa come la notte stringendo una lancia in pugno.
"Identificatevi!" ordinò fermandosi ad una certa distanza da loro.
"Hey Luksus, da quanto fai la sentinella?" chiede il figlio di Gea divertito.
Sul volto di quello comparve in espressione sorpresa che lasciò subito posto alla solita espressione seria.
"Ciao Michael, rimarrei qui a discutere con te se la Padrona non stesse inviando gli specialisti a cercarti" lanciò un'occhiataccia alla semidea "torna subito dentro" detto questo si congedò e tornò alla sua postazione da sentinella.
Alexandra si sentì avvampare dalla vergogna.
Non solo era scappata dall'allenamento quotidiano per stare con Michael ma aveva anche fatto pensare a tutti che fosse scappato.
"Addirittura gli specialisti eh?"
Pensò fissando il semidio che si allontanava di corsa lasciandola sola davanti al Complesso.
"Quanto sei importante per lei?"