I.

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One.

L'unico rumore udibile nella piccola cella è il suono delle freccette che annunciano i secondi che passano veloci, eppure ancora nessuno ha parlato e la pazienza sta giungendo al termine. Si aggiunge un altro rumore, suole delle scarpe che emettono un leggero suono ogni volta che toccano terra. La voglia di urlare è molta ma non può perdere il controllo, deve restare calma e prendere un respiro.

Troppo tempo sta scorrendo e adesso ne ha veramente abbastanza. Le sue mani che sbattono sul tavolino in acciaio con violenza fanno risuonare il botto in tutta la piccola stanza, vuole concludere qualcosa oggi ma sa che ci sono scarse possibilità.

«Mettiamo in chiaro una cosa, qui dentro ci resterai per molto, cosa ti spinge a non parlare?». Ecco che la sua voce mantiene un tono calmo e rigido ma freme dalla voglia di urlare. Uno sbuffo lascia le sue labbra non ricevendo risposta ancora una volta. Serra la mascella e lotta contro se stessa per evitare di scatenare la sua ira, ma non manca molto. Guarda ancora una volta la figura dell'uomo impassibile davanti a lei, fermo nella sua posizione da tre ore ormai, tempo della durata di questo incontro.

«Hai ucciso due persone per l'amor di Dio! Come vorresti giustificarti per questo?». Eccola arrivata al culmine mentre sprigiona la sua rabbia ma anche qui lui non reagisce così, sfinita, ordina di riportare il detenuto in cella e rimandare questa seduta.

Ormai esausta di questa lunga giornata di lavoro cammina lungo i corridoi del distretto di polizia andando verso le macchinette, sente l'urgente bisogno di un caffè altrimenti rischia di addormentarsi da un momento all'altro. Non appena è pronto beve il liquido caldo assaporandone il gusto lentamente godendosi il momento di pausa che decisamente le tocca ma sembra che questa giornata non abbia una fine.

«La mia detective preferita». Mike cammina verso di lei a braccia aperte sfoggiando il suo solito sorriso.

«Goditi il caffè e vieni nel mio ufficio, devo parlarti». Assume un tono serio ed è una cosa che non spesso succede e questo è abbastanza preoccupante, proprio per questo motivo decide di finire il suo caffè e a passo svelto raggiunge l'ufficio del suo capo.

«Cosa succede?».

«Mi hanno segnalato un nuovo caso per niente facile e mi hanno assicurato di affidarlo ad uno dei miei migliori detective e adesso sono davanti al migliore che io abbia mai avuto». Inizia a parlare in modo tranquillo ma quel pizzico di serietà oggi non abbandona la sua voce.

«Si tratta del giro Octavious». A questo nome la sua testa si alza di scatto e guarda il suo capo negli occhi capendo il perché di tanta serietà.

«Tutta via, ho bisogno del tuo consenso Detective Jauregui». Accompagna la frase incrociando le mani e allungandosi sulla sua scrivania, appoggiando i gomiti su di essa. L'idea di non accettare si fa viva ma è un caso importante e risolverlo la renderebbe orgogliosa di se stessa.

«Hai il mio consenso». Informato della sua decisione Mike le sorride soddisfatto e le lascia la serata libera come giusto le spetta.

Sa in cosa si sta imbattendo o almeno in parte ne è consapevole, dall'altra tanti sono i rischi e i pericoli che vuole studiare accuratamente un ottimo piano per questo caso e soprattutto deve tenere conto di ogni singola cosa senza lasciare nulla al di fuori dei suoi conti.

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EHILÀ GENTE SONO TORNATA, si bhe ci siamo visti poco fa ma non importa.

Questa è la mia nuova storia e spero che questo inizio vi piaccia.

Quindi, vorrei che voi lasciaste un commento, piccolo piccolo, per dirmi cosa ne pensate. Dai susu

-Ila

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