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Legata mani e piedi a una gamba del tavolo, Francine tentava, inutilmente, di liberarsi, strattonando le corde che la imprigionavano. Quando erano tornati sulla St. Mary il capitano aveva ordinato ad uno dei suoi uomini di condurla nella sua cabina e ora lei era lì, costretta ad attenderlo.
Era imbavagliata e il panno che le copriva la bocca era ormai imbevuto della sua saliva. Respirava a fatica, provata dai continui sforzi fatti per liberarsi e dalla scarica di insulti che non smetteva di snocciolare, anche se si trovava da sola in quella stanza.
Nel tempo che era rimasta lì, non avrebbe saputo calcolarlo, mille pensieri le avevano affollato la mente ma, uno in particolare, non l'aveva mai abbandonata.
Ignorava totalmente dove avessero scortato Ghaliya e Azhar.
Fremeva per scoprilo, temeva infatti che gli avessero potuto fare del male e finché non avesse saputo dove erano finiti, non sarebbe riuscita a tranquillizzarsi.
Passi pesanti, che potevano appartenere solo ad un uomo dalla robusta corporatura, echeggiarono nel corridoio sempre più distinti, segno che qualcuno aveva finalmente deciso di degnarle qualche attenzione.
Finalmente la porta si aprì e, quando Francine vide chi era comparso la rabbia, rimasta latente fino a quel momento, si rinfocolò.
Murdoch, fermò sulla soglia, la osservava dibattersi violentemente, come un pesce fuor d'acqua, eccitato dalla vista dei suoi seni che rimbalzavano a causa degli scossoni.
Entrando nella stanza chiuse la porta alle sue spalle, assicurandosi di girare la chiave nella serratura, così da impedire a chi stava fuori di fare il suo ingresso. Poi, dopo aver depositato la chiave su una mensola a cui Francine non sarebbe mai arrivata, si incamminò verso di lei.
Le si fermò davanti, intenzionato almeno a toglierle il bavaglio dalla bocca per poterla far respirare meglio. Aveva infatti le guance arrossate e il petto si alzava ed abbassava freneticamente. I capelli erano scompigliati e gonfi, tanto da farla assomigliare ad un leone.
Mentre allungava le mani, Francine mugugnò qualcosa ma lui non ci badò, impegnato a scogliere il nodo che uno dei marinai aveva fatto a quella stoffa.
Quando finalmente ci riuscì e la bocca della ragazza fu completamente libera, un urlo belluino, gli perforò i timpani, facendogli portare immediatamente le mani a coprire le orecchie per mitigare quel fastidioso rumore.
-Lurido bastardo!- gli gridò addosso lei, riprendendo a dimenarsi, come se le avessero infilato un insetto negli abiti e cercasse in tutti i modi di farlo uscire per poterlo calpestare.
Accorgendosi che Francine stava di nuovo per aprire bocca, prontamente gliela chiuse impedendole così di pronunciare alcunché.
-Fate silenzio, donna- la redarguì bruscamente lu, lanciandole un occhiata penetrante - non vi ho tolto il bavaglio per sentirvi blaterare senza sosta- continuò, spostandole cautamente la mano dalle labbra, temendo che potesse nuovamente mettersi ad urlare.
-Non mi zittirò soltanto perché voi lo comandate- gli rispose lei, piccata, lanciandogli un occhiata di fuoco e strattonando nuovamente e funi che la legavano, come a ribadire che non sarebbe rimasta immobile ad attendere che gli eventi accadessero.
-Siete un farabutto della peggiore specie, una canaglia, un mascalzone...- snocciolò Francine, senza nemmeno prendersi una pausa per respirare tra una parola e l'altra, troppo infervorata per accorgersene.
Murdoch, stanco di udire la sua voce e sempre più irritato dai suoi modi di fare, decise di zittirla una volta per tutte.
Afferrandola per il bavero della camicia che indossava, con un potente strattone la attirò a sé, lasciando che le loro labbra si incontrassero.
La bocca di Francine era piccola e morbida da baciare e, nonostante non fosse stato nelle sue intenzioni, Murdoch si ritrovò ad approfondire quel contatto.
Sciolse delicatamente la presa dalla sua camicia, che la sua ferrea presa aveva tutta stropicciato e posò la mano sulla sua guancia, in una carezza delicata.
Senza nemmeno accorgersene chiuse gli occhi, mentre la sua mente lo conduceva indietro nel tempo, quando ancora non era entrato nella marina di sua maestà.

Era l'estate dei suoi ventun'anni, quando viveva ancora con la sua famiglia in Irlanda.
Quell' anno, a differenza di quelli precedenti, avrebbero passato l'estate a Londra, nella nuova dimora di suo zio Colm. Il fratello di suo padre si era da poco sposato con una donna inglese e aveva invitato i suoi nipoti a passare le vacanze con loro. Così, Murdoch e suo fratello Donagh avevano fatto i bagagli ed erano partiti alla volta dell' Inghilterra mentre il loro padre, che già aveva conosciuto la moglie di Colm in passato, era rimasto in Irlanda per sbrigare degli affari.
Quando erano giunti a Londra, ad inizio giugno, erano stati accolti con gioia dallo zio, che non lo vedeva da tempo, che aveva presentato loro la nuova moglie. Nonostante fosse più giovane di lui, guardava Colm con amore. Murdoch aveva scoperto, in seguito, che Katherine era una donna buona e che, anche se non li aveva ancora conosciuti e aveva solo sentito parlare di loro dai racconti di Colm, stravedeva già per i nipoti. Era una donna dolce, che dimostrava affetto nei loro confronti.
Nei giorni seguenti al loro arrivo, mentre l'uno si abituava alla presenza dell'altro, zia Katherine aveva accennato alla sua volontà di introdurre i due ragazzi nella società inglese e di farli partecipare alla stagione.
Pensava, infatti, che per i due giovani fosse ormai tempo di cercarsi una moglie.
Anche se nessuno dei due fratelli risultò entusiasta della proposta, alla fine l'accontentarono, esaudendo la sua richiesta.
Passarono così la settimana successiva dal sarto a rifarsi il guardaroba, sotto consiglio della zia che lo aveva ritenuto necessario per presentarsi al meglio in società.
Quando finalmente ebbero tutto ciò che occorreva loro, la zia decise a quale evento prendere parte, per poterli introdurre degnamente.
Parteciparono a numerosi balli che, Murdoch si accorse, frequentavano sempre le stesse persone.
Per quanto si ritenesse non ancora pronto a mettersi alla ricerca di una moglie, aveva iniziato a far vagare il suo sguardo, selezionando alcune fanciulle, diverse delle quali gli erano state presentate.
Un sera di metà giugno particolarmente calda, lui, Donagh e i suoi zii si presentarono ad un nuovo ballo.
Katherine, che conosceva bene i loro ospiti, aveva rivelato loro che quella sera sarebbe stata speciale. Il figlio dei padroni di casa era ritornato da un viaggio e, per quel lieto evento, la madre aveva deciso di dare una festa in suo onore.
Così aveva invitato tutti i nobili di spicco, gli amici e i conoscenti che riteneva all'altezza di quella serata.
Quando erano giunti alla dimora di città dei loro ospiti e avevano salito le scale che conducevano all'interno della dimora, furono fatte le presentazioni.
Poi gli zii dei due ragazzi si allontanarono, lasciandoli liberi di girare come più desideravano.
Donagh, che aveva un anno in meno di Murdoch e una grande passione per i libri, si diresse subito a cercare la biblioteca, totalmente disinteressato dal resto.
Murdoch, invece, optò per la sala da ballo. Nonostante non fosse molto piacente, portava infatti gli occhiali, che avevano lenti che sembravano due fondi di bottiglia e i capelli molto corti a causa di una caduta che gli aveva provocato una ferita superficiale poco sopra la fronte e che aveva richiesto una medicazione, aveva il desiderio di rivedere alcune  signorine che lo avevano incuriosito.
Quando entrò nella sala da ballo l'orchestra stava suonando un valzer, così decise di recarsi al tavolo del buffet. Una cameriera, sistemata lì per l'occorrenza, gli servì da bere, rivolgendogli un sorriso.
Murdoch ricambiò, poi si diresse verso le finestre, dove avrebbe potuto vedere meglio le dame che danzavano.
Poggiandosi al muro sorseggiò la sua bevanda, facendo altalenare lo sguardo per tutta la sala.
Aveva già individuato diverse ragazze a lui conosciute quando, improvvisamente, il suo sguardo si fissò su una figura.
Era una ragazzetta, molto giovane comparata alle altre ragazze, che avanzava leggiadramente attraverso la sala, omaggiando coloro che la salutavano.
Si stava muovendo nella sua direzione e, in quel momento, a Murdoch parve di essersi rimbecillito.
Inaspettatamente le persone intorno a loro si erano fatte sfuocate, insignificanti, deboli fiammelle che avrebbero potuto essere spente con un soffio.
Il cuore prese bruscamente a palpitargli nel petto, dandogli la sensazione che stesse per guizzare fuori, troppo stretto all'interno della gabbia toracica.
Non smise nemmeno un istante di guardarla, nemmeno quando lei gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo.
Ormai dimentico delle altre dame si accinse a seguirla, non prima di essersi guardato alle spalle per assicurarsi che nessuno lo tallonasse, non perché aveva cattive intenzioni ma perché voleva rimanere solo con lei.
Così, quando fu certo che tutti fossero distratti, si diresse verso le finestrate che conducevano in giardino.
Per l'occasione erano state accese numerose fiaccole che seguivano il sentiero di pietra che si diramava lungo il prato. Fermandosi sull'ultimo gradino, Murdoch scrutò davanti a sé, alla ricerca della ragazza.
Mosse qualche passo, allontanandosi dalle finestre e dal frastuono che regnava all' interno della dimora.
Quando riuscì ad individuarla il suo cuore prese nuovamente a battere impazzito.
La giovane sedeva su una panchina, gli occhi chiusi e l'espressione rilassata di chi si sta godendo un momento di pace.
Si sorreggeva con le mani sulla seduta, stando leggermente inclinata, lasciando che la luce della luna le illuminasse il viso.
Murdoch pareva stregato da quella visione.
Completamente catturato non si accorse che i suoi piedi, come dotati di mente pensante, si mossero, fino a condurlo davanti a lei.
La fanciulla rimase ad occhi chiusi, come se si aspettasse che qualcuno la stesse seguendo.
Murdoch rimase in silenzio, osservandola scrupolosamente, come per imprimersi nella mente ogni singolo particolare del suo aspetto.
Rimasero così per diversi istanti fino a quando lei, che probabilmente si era stufata di attendere che il suo ospite parlasse, parlò a sua volta.
-Che aspettate, lord Bardsley? Mi avevate promesso che prima di partire per il vostro viaggio mi avreste donato un bacio- lo invitò lei, rimanendo ostinatamente ad occhi chiusi, come se stesse immaginando chissà quali scenari.
Murdoch deglutì, mentre una stilla di sudore gli correva lungo la guancia.
Per quante signorine avesse frequentato in quegli ultimi tempi, non si era mai ritrovato in una situazione del genere, complice anche il suo aspetto e ora, non sapeva come agire.
Era chiaro che la giovane si riferisse a qualcun altro, probabilmente ad un pretendente, se non addirittura al suo promesso sposo, ma, si rese conto Murdoch, oltre a loro due, in giardino non sembrava esserci nessun altro. Era come se il fato avesse voluto concedergli un'opportunità e lui sarebbe stato davvero stupido se l'avesse sprecata.
Così, dopo essersi strofinato una mano sulla fronte per asciugare il sudore, si chinò su di lei, tentando di non sembrare impacciato.
Nonostante avesse ventun'anni, avendo sempre vissuto isolato nella sua tenuta in Irlanda, non aveva mai baciato una donna, se si escludeva il timido sfiorarsi di labbra con una bimba con cui soleva giocare da bambino, da cui entrambi erano scappati disgustati.
Attento a non toccarla, se non con l'unica parte che gli sarebbe servita in quel momento, posò le labbra sulle sue. Avrebbe voluto risultare sensuale, ma al contrario, forse per colpa della posizione, le loro bocche rimasero aperte, in un bacio umidiccio.
La fanciulla, che avrebbe di sicuro desiderato un contatto differente da quello, spalancò gli occhi e, quando mise a fuoco la sua figura, si scostò bruscamente, aderendo con la schiena allo schienale della panchina.
-Oh, mio Dio!- gridò lei, sollevando le gambe per abbracciarsele.
-Io...vi prego...calmatevi- tentò di rabbonirla Murdoch, alzando le mani per toccarla.
Lei gridò nuovamente, gli occhi lucidi e uno sguardo disgustato dipinto sul volto.
-Statemi lontano, mostro- lo additò lei, stringendo gli occhi e riducendoli a due fessure.

Your chance (Serie Marinai e Corsari #2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora