14.

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Un caldo tepore l'avvolgeva, cullandola in un limbo di beatitudine che allontanava i cattivi pensieri.
Una carezza improvvisa, gentile e lieve, le si posò sul viso, trasportando con se un profumo a lei familiare.
Una pace che non provava ormai da diverso tempo la pervadeva, deliziandola.
Lentamente, come se volesse aggrapparsi agli ultimi lembi di sonno, aprì gli occhi.
Un uomo massiccio la sovrastava, le mani poggiate ai lati della sua testa, osservandola silenzioso.
Francine inclinò la testa di lato, come per osservarlo meglio.
Il capitano è proprio un bell'uomo, pensò Francine eppure...
Spalancò gli occhi, come se il suo cervello avesse finalmente percepito qualcosa di anomalo.
Si sollevò di scatto, facendo indietreggiare bruscamente l'uomo per evitare una testata.
-Cosa ci faccio nella vostra cabina? Perché mi avete portata qui?- gridò, tirandosi le lenzuola al petto per potersi adeguatamente coprire.
-State scherzando, vero?- le domandò il capitano, osservandola con un cipiglio che dava ad intendere che la pensasse improvvisamente impazzita.
-Siete venuta qui voi, ieri notte, per accettare la mia proposta. Me lo avete urlato in faccia- le spiegò, per quanto non lo ritenesse necessario. Gli sembrava assurdo che lei non ricordasse e aveva il tremendo sospetto che stesse mentendo.
E poteva avere una sola ragione tutto ciò.
Imbarazzo.
Francine arrossì, come se la sua fantomatica perdita di memoria non fosse mai esistita.
-Ve lo ricordate, ora?- le chiese Murdoch, certo che fosse proprio così.
Francine sollevò lo sguardo, che non si era accorta di aver abbassato e lo diresse nel suo.
Lo osservò a lungo, tuttavia non rispose alla sua domanda.
Non ve ne era motivo.
-Lo ammetto, solo...come sono finita nel vostro letto?- la sfumatura che Murdoch colse negli occhi della ragazza a quella domanda le fece intendere che di quel particolare ne era realmente all'oscuro.
-Ieri sera- le disse, strizzandole l'occhiolino con aria complice - dopo esservi strusciata così deliziosamente su di me, mi avete abbracciato e vi siete addormentata.
Mi stringevate così forte che quando vi ho posata sul materasso mi avete trascinato su di esso con voi- le rivelò, rivolgendole una smorfia che avrebbe dovuto essere la pallida ombra di un sorriso.
Lei rimase nuovamente in silenzio, come se stesse meditando.
-Credo di aver fatto qualcosa di sconveniente, persino per una persona come me- Parlò infine, scostando le lenzuola per potersi alzare e trovare i suoi vestiti per indossarli nuovamente.
Si accorse, solo in quel momento, di essere priva di tutti gli indumenti e di non potersi quindi muovere.
Si meravigliava di non essersi accorta prima della sua mise scandalosa, ma, del resto, non avrebbe mai pensato che il capitano si fosse preso l'impegno di vestirla prima di infilarla nel letto.
-Dove volete andare?- le chiese, sporgendosi verso di lei, accorciando le distante e spostando il viso un poco più vicino al suo.
-Conciata in questa maniera da nessuna parte, temo- sbuffò, indirizzandogli una profonda occhiata - quindi, vorreste essere così gentile da cercare i miei abiti e porgermeli?-
Murdoch si guardò intorno, come se avesse accettato la richiesta, poi si voltò nuovamente verso di lei.
-Direi che non ne avete bisogno. State bene dove siete- ribattè, accorciando le distanze per poterla toccare senza doversi sbracciare.
-Non dite sciocchezze, devo tornare nella mia stanza e al più presto, prima che tutti si sveglino- si impuntò lei, tornando ad assumere il suo solito tono infastidito che caratterizzava le loro conversazioni.
-Se è questo che volete, ormai è tardi. È già giorno inoltrato e sono tutti fuori a svolgere i loro compiti- la avvisò, volgendo la testa verso le ampie finestre. Francine compì lo stesso percorso e si ritrovò ad osservare due pesanti tende bordeaux che le celavano quasi completamente. La penombra che aveva intorno non era altro che illusoria, creata dallo stesso capitano.
Improvvisamente la realtà degli eventi la colpì come un fulmine a ciel sereno.
Era sola, nella camera di un uomo che non era né il suo fidanzato né suo marito, in pieno giorno.
Per quanto non fosse una persona pavida il panico cominciò a serpeggiare in lei, come il peggiore dei veleni.
Quello che era accaduto tra lei e il capitano era un segreto e tale avrebbe dovuto rimanere. Purtroppo però, se il capitano diceva il vero riguardo all'ora,  la mancanza sua e dell'uomo si sarebbe presto notata e non ci sarebbe voluto molto perché i marinai iniziassero a fare numerose congetture.
-Perché, accidenti, non mi avete svegliato prima?- lo aggredì, abbandonandosi ad un linguaggio rozzo che era ormai diventato parte integrante della sua persona.
-Perché riposavate tranquilla e perché non me ne può fregare nulla di quello che pensano il resto degli uomini presenti sulla nave- le rispose sinceramente, rivolgendole un occhiata di malcelato possesso.
-Dovreste, invece. I vostri uomini sono importanti per la nave e voi dovreste essere messo a parte dei loro pensieri- interloquì Francine, che in tutto quel trambusto non aveva ancora mollato la presa sul lenzuolo.
-Non per quanto riguarda la mia vita privata. È chiamata tale mica per niente- rimbrottò, infastidito.
-Se decido di fare sesso con la mia donna, che sia giorno o notte a loro non deve importare- aggiunse, scendendo nei particolare della questione.
Francine indietreggiò, per quanto glielo permettesse lo spazio limitato che aveva a disposizione.
-Capitano...punto primo, smettetela di usare in linguaggio così volgare. C'è modo e modo per dire le cose e questo non mi pare quello adatto. Punto secondo, non meno importante, io non sono la vostra donna. Non so cosa possa avervi indotto a pensarlo...- sollevò le dita ad ogni punto elencato, come se volesse dare enfasi alle sue parole.
-Non comportatevi come una verginella impaurita, non siete il tipo- la redarguì lui, slittando sul letto ed accorciando nuovamente le distanze.
-È sconvolgente il vostro modo di parlare dell'intimità tra un uomo e una donna- ripetè Francine, poggiandosi le mani sulle guance che stavano involontariamente arrossandosi.
-Esistono termini ben più osceni per definire tali momenti, sapete?- le disse lui, chinandosi verso il suo viso, per accostarsi al suo orecchio.
-I marinai e tutti gli uomini che frequentano bettole e prostituite sono soliti usare un termine molto rozzo. Loro dicono scopare- le guance della ragazza infiammarono, come se fossero venute a contatto con il fuoco e si fossero ustionate.
Le sue mani corsero alle orecchie, come se volesse fisicamente difendersi da quelle parole ripugnanti.
-Smettetela immediatamente- lo rimproverò lei, lanciandogli un occhiataccia -non sono questi i modi di rivolgersi ad una signora, soprattutto una che vi è estranea- continuò, cercando di non pensare a ciò che, in realtà, quelle parole le portavano alla mente.
-Estranea non è proprio il termine che userei per descrivervi- ribattè, rivolgendole uno sguardo colmo di malizia - Non dopo la vostra generosa offerta di pace-
-Quale generosa offerta di pace?- lo guardò di sbieco poi continuò a parlare - pensate che il fatto che io sia venuta da voi ieri sera sia da interpretare in questo modo? Voi mi avete rapita e nessuna offerta di nessun tipo può riparare un simile torto- si infervorò Francine, mentre gli occhi si accendevano di una luce nuova.
-Inizio a chiedermi perché ho fatto quel che ho fatto. Non avrei dovuto accettare di concedermi a voi- sospirò, come se un enorme peso le gravasse sul petto.
-Non azzardatevi a pentirvene. Non fate con me la parte della ragazza ingenua e fragile, sappiamo bene tutti e due che non lo siete e che la vostra risposta affermativa era più che sentita- rimbrottò il capitano, afferrandola per una delle braccia nude, posata sopra il lenzuolo.
Francine lo guardò, ma rimase nuovamente in silenzio.
Purtroppo le parole del capitano erano vere. Aveva accettato quella tresca di sua spontanea volontà. Lui non l'aveva affatto costretta e, solo perché i suoi modi spicci e rozzi la scuotevano, non voleva dire che avrebbe dovuto rinunciarvi.
Tuttavia, era già rimasta in quella cabina un tempo sufficiente a far spettegolare i marinai come matrone londinesi.
-Io...credo che ora dovrei proprio andare- decretò Francine, senza però fare nulla per mettere in pratica le sue parole. Rimase seduta sul letto, immobile, gli occhi fissi in quelli del capitano.
-Temo sia impossibile, milady- le rispose lui, acquisendo il tono del gentiluomo che strideva terribilmente con la sua maschia figura.
-Perché mai?- domandò lei, sospettosa.
- il mare è agitato e il vento infuria. Non sarebbe sicuro per voi donne stare sul ponte di coperta con questo tempo- le spiegò, alzandosi e dirigendosi verso le tende, come per dimostrarle la veridicità della sua affermazione.
-Se quel che dite é vero, allora perché non siete al timone invece di gingillarvi in questa cabina?- lo interrogò, incuriosita dalle possibili motivazioni.
-Il tenente ha assunto il ruolo di timoniere. Non ha nulla da invidiare a me ed è assolutamente in grado di governare la nave in mia assenza- uno sbuffo sonoro gli uscì dalle labbra, infastidito dal fatto di doverle dare conto delle sue azioni.
-Non dovreste comunque essere qui- insistette lei - Io non dovrei essere qui, non é consono alle regole- rincarò la dose lei, voltando la testa per poterlo osservare.
-Di quali regole parlate?- si informò, mentre un sorriso canzonatorio gli compariva sul volto - quelle dei vostri vecchi bacucchi londinesi, lontani centinaia e centinaia miglia?- era divertente assistere ai suoi patetici tentativi di resistenza.
-Mi spiace per voi, ma qui quelle regole non hanno nessun valore. A bordo di una nave vige la legge del capitano e la parola del capitano è legge- Le rivelò, affiancandola in poche falcate.
-Delle mie regole, principalmente- lo corresse lei, serrando le mani sulle candide lenzuola tanto da stropicciarle.
-Stare in compagnia di un uomo che non è mio marito per un tempo così prolungato è un gesto audace anche per me- continuò poggiando la schiena sul cuscino dietro di sé, per rilassare i muscoli contratti che l'avevano assalita da quando aveva cominciato a discutere con il capitano.
-Non c'è nessuno in questa stanza che possa giudicarvi- le fece notare lui - in maniera positiva o negativa che sia-
-Forse qui no, ve ne do atto, ma a bordo di questa nave non ci siete solo voi, signore- rispose, allentando la presa sul lenzuolo che stava ancora stringendo tra le dita - ci sono molti uomini e tutti dotati di occhi per vedere e orecchie per sentire- proseguì, testarda.
-Vi assicuro che alla ciurma della St. Mary non interessa di voi ne, tantomeno, della vostra tanto immacolata reputazione- le rivelò, sapendo bene come stavano le cose.
Essendo un affare privato del capitano nessuno di loro avrebbe avuto l'ardire di impicciarsi. Loro, come membri fedeli della ciurma, eseguivano semplicemente gli ordini che venivano loro impartiti. Gli era stato assegnato il compito di rapirla e di condurla sulla nave e questo a loro sarebbe dovuto bastare.
Inoltre, una femmina così ribelle e anticonformista non avrebbe potuto suscitare il loro interesse, se non nei pochi minuti trascorsi dopo che l' avevano condotta a bordo, quando costituiva ancora un elemento di novità.
-Continuò a credere che sia tutto sbagliato- sospirò Francine, tornando a sdraiarsi sul letto.
Murdoch abbandonò la sua postazione vicino alla finestra e la raggiunse, sentendosi sul bordo del letto all'altezza dei suoi fianchi.
-Siete una femmina cocciuta- l'apostrofò -ma io sono ancora più cocciuto di voi. Se credete di potervi tirare indietro ora non avete proprio capito con chi avete a che fare. Voi avete accettato e se fuggiste sareste solo etichettata come una pavida codarda- l'avvisò, alzando una mano per carezzarle delicatamente una guancia.
-Non sono né pavida né codarda- lo rimbeccò piccata, trattenendosi dal sottrarsi bruscamente alla sua presa pur di non dargli ragione.
-Che cosa state facendo ora?- lo interrogò, quando la sua mano scivolò lungo il candido collo per andare ad insinuarsi oltre il lenzuolo, mera protezione per la sua pelle nuda e sensibile.
-Reclamo ciò che desidero in questo momento- le rispose prontamente e, come per dimostrarle il suo intento, posò la mano aperta sulla sua pelle calda.
-Oh, non credo proprio- rifiutò lei allontanando la sua mano con un gesto stizzito, come se stesse scacciando un insetto fastidioso.
-Perché mai?- si informò lui, ora decisamente scocciato da quella situazione che stava assumendo i toni del ridicolo.
-Siamo in pieno giorno, chiunque potrebbe sentire e poi...non crederete certo che d'ora in poi  passerò il tempo in questa cabina a soddisfare i vostri bassi istinti, vero?- domandò, anche se temeva già di conoscere la sua risposta, dopotutto era piuttosto ovvia.
-Bassi istinti?- ridacchiò Murdoch, divertito.
-Esatto, questo sono. Li chiamereste forse in un altro modo?- Francine inclinò la testa, pensierosa, come per scrutarlo meglio.
-Desiderio, più che altro- la corresse lui - questo è quello che prova ogni uomo nei confronti della donna che ha intenzione di sedurre- si chinò, girando il busto in maniera tale da avere più libertà di movimento.
-Seduzione?- lo osservò, rimando immobile.
-Credete di essere capace di ammaliarmi, capitano?- un sorriso astuto, a tratti compiaciuto, comparve sul volto dell'uomo.
-È successo nel momento esatto in cui avete accettato la mia proposta, ragazza- Un espressione puramente scettica comparve sul volto della ragazza, mentre le sue sopracciglia scattavano verso l'alto.
-Siete un po' troppo sicuro di voi stesso, capitano- lo derise lei muovendosi ancora e sollevandosi a sedere, per l'ennesima volta da quando si era svegliata.
-Al contrario. In realtà sono semplicemente in grado di riconoscere le cose quando le vedo- Scivolò verso di lei, senza mai smettere di guardarla negli occhi.
I raggi del sole che filtravano dallo spiraglio lasciato dalle due tende accostate le illuminavano la chioma e la pelle lattea, creando un gioco di luci che la rendeva simile una presenza eterea.
Era bella e l'idea di poterla avere nel suo letto lo eccitava come in ragazzino alle prime armi. Amava le donne e il sesso con le donne ed era sicuro che con la gentilezza e la passione sarebbe riuscito a condurla verso nuovi luoghi di piacere.
Da quando era ancora un ragazzino imberbe, senza alcuna esperienza fisica con qualsivoglia donna, aveva capito che molte di loro nonostante proclamassero la loro indipendenza amavano essere dominate. Venir vezzeggiate e protette dall'uomo a cui si fossero concesse, senza remore, proprio come gli animali nella natura più selvaggia.
E lui amava dominare.
Doveva ammettere che, qualche volta, si era spinto verso la strada del dominatore e, in quei pochi momenti, aveva goduto nel vedere le donne sottomesse ai suoi comandi, in balia dei suoi desideri.
Non era un uomo crudele e non aveva mai picchiato una donna, nemmeno in quegli incontri di pura perversione, eppure l'idea di sculacciare la donna che aveva davanti a lui gli faceva prendere una brutta china.
Voleva arrossare quelle sue belle natiche tonde e poi riempirle di baci roventi, come se dovesse guarire delle ferite.
Il pensiero che lei lo potesse implorare e assecondare lo riempiva di una strana euforia. Voleva possederla e marchiarla, in maniera indelebile e definitiva. La voleva rendere sua, grazie a una lenta opera di seduzione che l'avrebbe resa dipendente dalle sue carezze e dal suo corpo.
Gli piaceva quel suo spirito indomito e anelava a vederla comportarsi così anche nella sfera privata, tuttavia, se gli fosse diventata devota, lui non avrebbe più dovuto temere che attirasse l'attenzione di qualche altro uomo.
Quella piccola ribelle avrebbe ceduto, in una maniera o nell'altra.
-Che male c'è nell'ammettere che mi trovate interessante e per questo avete voluto approfondire la conoscenza?- le domandò lui, inclinando il busto e protendendo il viso verso di lei, in un chiaro invito.
-Perchè volete che ammetta qualcosa che già di per se è ovvio?- ribatté, abbassando lo sguardo, attirata come una falena alla fiamma dalla vista della bocca dell'uomo sempre più vicina alla sua.
-Non date mai soddisfazione a nessuno voi, vero?- la canzonò, scostandole una ciocca di capelli che le era scivolata sul volto, coprendole parzialmente gli occhi.
-Mai- confermò - mi piace sempre avere l'ultima parola- fin anche a sorprendere il mio interlocutore, terminò mentalmente la frase.
Mossa da un impulso fulmineo e senza perdere troppo tempo a riflettere alzò il braccio e afferrò la camicia dell'uomo, attirandolo brutalmente verso di sè. Poi, posò la bocca sulla sua, in un bollente scontro di volontà.
Murdoch grugnì e la spinse, senza troppa delicatezza, a sdraiarsi, per poi coprirla con il suo corpo. Lei era completamente nuda sotto quelle lenzuola e, quando il suo petto duro e massiccio sfiorò quello della donna, i capezzoli di Francine si inturgidirono, fino a diventare come piccoli sassolini.
Lentamente, mai abbandonando il contatto con la sua pelle, scivolò lungo la sua bocca fino a raggiungere il collo e l'avvallamento dei suoi magnifici seni.
Con un dito agganciò il lenzuolo e iniziò a scostarlo per denudare quelle due rotondità che sembravano chiamarlo a gran voce.
-Buongiorno, bellezze- li apostrofò lui, dedicandogli tutte le sue attenzioni richiamando, per la prima volta da quando si conoscevano, una risatina da parte di Francine.
-Seconda lezione, ragazza- Francine rabbrividì, mentre il lenzuolo le sfiorava in una lieve carezza i capezzoli. Si ritirò, scivolando lungo la sua pancia e denudando una porzione di pelle sempre maggiore, fino ad arrotolarsi ai suoi piedi.
La mano del capitano si chiuse intorno a un seno, circondandolo completamente. Era morbido e il capezzolo puntava dritto contro il suo palmo come a richiedere attenzioni.
Chinò la testa e senza distogliere lo sguardo da quello di Francine prese in bocca l'altro capezzolo. Lo inglobò nella sua calda bocca, saggiandolo con la lingua. Aveva un sapore buonissimo, che non avrebbe saputo descrivere ma che gli spediva fitte lungo il corpo fino al suo membro fremente.
Lo succhiò, come se fosse un dolcetto delizioso è solo quando fu completamente umido di saliva e arrossato dedicò le sue attenzioni all'altro.
La sua mano libera, intanto, guizzò lungo il suo corpo, fino a raggiungere la sua parte più intima e segreta.
Sfiorò il monte di venere, delicatamente, vezzeggiandolo, come per preparare la ragazza a ben altro tipo di attenzioni.
La sua bocca, nel mentre, si staccò con uno schiocco secco dalla sua pelle sensibile, continuando a regalarle piccoli baci che lo conducevano sempre più in basso.
Francine lo guardava, come in trance.
Era come se, improvvisamente, fosse finita in un mondo onirico, pieno di sogni e fantasie.
Aiutandosi con entrambe le mani le fece schiudere le gambe, esponendola alla sua vista.
La sue mani risalirono sinuose lungo le cosce in una lusinga sensuale che la fece tremare.
-Siete così morbida che verrebbe voglia di mordervi- le sussurrò lui, facendo guizzare la lingua sulla pelle candida e sensibile.
Francine arrossì, coprendosi il volto con le mani, imbarazzata come poche volte lo era stata nei suoi ventitré anni di vita.
Non si riconosceva, in quel momento. Lei non era affatto timida e remissiva anzi, mai tollerava le imposizioni della società che vedevano la donna come una creatura sottomessa.
Aveva sempre lottato con le unghie e con i denti per farsi valere in quel mondo di maschilisti e ora erano bastate pochi semplici attenzioni del capitano per renderla un fantoccio fremente e bramoso nelle sue mani.
Quella condizione aveva il potere di irritarla oltremodo acuendo la sua volontà di prendersi a schiaffi da sola.
Una sensazione umida e strana la distolse bruscamente dai suoi pensieri, riportandola alla realtà.
Il capitano aveva il viso affondato tra le sue gambe e la stava leccando.










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Buon pomeriggio, ragazze!
Sono tornata con un nuovo capitolo.
Che ne pensate?
Vi piace?

Votate e commentate per il prossimo capitolo, perché lo farete, vero? 😜

Your chance (Serie Marinai e Corsari #2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora