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-Ragazza, prendete le posate e mettetele su quel vassoio-  Francine correva per la cucina, eseguendo gli ordini del cuoco. Era dovuta tornare a svolgere quel compito ma, per quando non le piacesse sottostare agli ordini, aveva deciso di collaborare.
Almeno per il momento.
Era confinata sulla nave insieme ad un alto numero di uomini impossibilitata a scendere a terra e, per tale motivo, doveva fare buon viso a cattivo gioco.
Giunse ad una rozza credenza, che doveva aver visto giorni migliori, aprendo ogni cassetto alla ricerca di ciò che gli aveva chiesto il signor Cobb.
Prese tra le mani le posate e tornò dall'uomo, depositandole sul vassoio.
Astor, intanto, stava componendo i piatti con del porridge, delle salsicce e delle aringhe. Vi era poi un cestino con del pane caldo e una caraffa di tea.
Quando i vassoi furono pronti si spostò, permettendo così a Francine di sollevarli.
-Portateli nella sala da pranzo del capitano- le ordinò, asciugandosi le mani bagnate con uno straccio.
Francine annuì semplicemente e, reggendo tra le mani i vassoi in un gioco di puro equilibrio, raggiunse la porta. Come sempre, ad attenderla c'era Devin, poggiato al muro a pochi passi da lei.
Continuando a rimandare in silenzio si incamminò dietro di lui, percorrendo la strada che ormai aveva imparato a memoria.
Quando giunsero davanti alla porta della cabina del capitano, Devin bussò. Il silenzio che proveniva dall'interno della stanza spinse il marinaio a ritentare.
Bussò di nuovo, più energicamente e, qualche istante dopo, Murdoch  diede il permesso di entrare.
Francine fece il suo ingresso e, come la prima volta che aveva svolto quel compito, depositò i vassoi sul tavolo, per poi servire i piatti ai commensali.
Murdoch, seduto a capotavola, la osservava, in silenzio, lanciando, di tanto in tanto, occhiate agli altri uomini presenti nella stanza.
Quando ebbe terminato di servirli, prese il piatto che le aveva preparato il cuoco e si sedette per terra, in quello che ormai era diventato il suo posto.
-Non volete sedervi qui?- le domandò Murdoch,  battendosi le mani sulle gambe.
-Preferisco stare seduta a terra- gli rispose, sistemandosi la gonna cosicché non le desse fastidio mentre consumava il pasto.
Quel teatrino si ripeteva ogni giorno, con un breve scambio di battute che si risolveva sempre nella stessa identica maniera: Francine a terra e Murdoch con un perenne ghigno stampato sul viso.
Francine iniziò a consumare la sua colazione, assaporando il porridge che le ricordava tanto la sua casa e le colazioni passate in compagnia di Alicia e del fratello. Le mancavano molto e, in cuor suo, sperava che il capitano avesse lasciato qualche traccia di sé per permettere a Reed di cercarla. Per quanto l'affascinassero le navi e, da bambina fosse stata su molte di esse, non sapeva comandarle.
Prese un altra cucchiaiata di porridge mentre nella sua mente, si affacciava l'idea di osservare il capitano e i suoi sottoposti al timone, per carpire più informazioni possibili.
Forse, se avesse imparato le basi, avrebbe potuto fuggire da sola, requisendo una nave e tornando a Londra impiegando le sue sole forze.
Sarebbe stato un bel modo di riscattarsi agli occhi di quella bigotta società maschile.
Dopo aver posato a terra il suo piatto si alzò, per prendere dal cestino che aveva preparato e che aveva posato precedentemente sul tavolo, una fetta di pane. Quando sollevò lo sguardo, mentre allungava una mano, si accorse che tutti e tre i commensali la stavano fissando in silenzio.
-C'è qualcosa che non va?- domandò Francine, spaesata da quegli sguardi.
Inevitabilmente abbassò lo sguardo sugli abiti che indossava, come se fossero il motivo di quelle strane occhiate.
-Sparite- le ordinò il capitano, con voce atona.
Francine lo guardò, sbattendo gli occhi come se li dovesse inumidire.
Quell'uomo aveva dei problemi!
Prima le imponeva di rimanere a consumare i pasti insieme a loro e poi la trattava malamente, alla stregua di una cameriera, troppo inferiore a lui per poter rimanere a lungo nella stessa stanza.
-Come?- esalò lei, incredula.
-Siete dura di comprendonio forse, donna? Vi ho detto di andarvene- Murdoch scostò rumorosamente la sedia, poi si sollevò a sua volta raggiungendo Francine in poche falcate. Le afferrò violentemente un braccio e la strattonò, conducendola verso la porta.
La aprì e la fece uscire, rinchiudendole la porta in faccia un istante dopo.
Francine, irritata da quel comportamento brutale e manesco, sbattè un piede a terra.
Mosse qualche passo, decisa ad allontanarsi, quando udì la voce del capitano. Aveva assunto un tono basso che la fece incuriosire e cambiare idea. Indietreggiò e, dopo essersi guardata intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno, accostò l'orecchio alla porta.
-Signori, quel che dirò ora dovrà rimanere tra noi. Non concederò un altra occasione a quella donna per creare guai- esordì Murdoch, rimanendo in piedi e poggiando entrambe le mani sullo schienale della sedia.
-Ho deciso di fare una breve deviazione dal nostro percorso e di fermarci dalle Signore-
Francine, trattenne quasi il respiro per essere il più silenziosa possibile e si avvicinò maggiormente, intenzionata a carpire più informazioni possibili.
All'interno della stanza, intanto, gli uomini seduti al tavolo avevano assunto delle espressioni compiaciute, esaltati dalla proposta del capitano.
-Non credete che possa essere rischioso dopo essere stati a Londra? Qualcuno potrebbe essersi accorto di noi- Caleb Mottershead, il tenente-comandante, era un uomo costantemente in allerta, sempre in balia delle emozioni, che si faceva possedere dalla rabbia e dalla paura nel giro di pochi minuti.
-Caleb- Murdoch fece scivolare i palmi delle mani sullo schienale mentre il suo sguardo si posava in quello dell'altro uomo - eravamo travestiti e la St. Mary era attraccata in porto, al buio, insieme ad un altro numero imprecisato di velieri. Tutti gli uomini sono stati attenti e, per evitare ogni sospetto abbiamo salpato insieme ad un altra nave- gli ricordò, come se soffrisse di vuoti di memoria.
Caleb annuì, ma non parve comunque molto convinto.
-Dato che non fai nulla di futile se non c'è sotto un secondo fine, vuoi andare da loro perché pensi possano avere informazioni interessanti?- Ríoghnán Ó Taidhg , essendo grande amico del capitano, si era spesso rivolto a lui in maniera informale, a differenza di Caleb che, pur nutrendo lo stesso rapporto si era sempre rifiutato di parlare con il suo superiore in tono così amichevole.
-Le Signore hanno sempre in serbo qualche notizia interessante e tu, Ríoghnán, sbagli a pensare che il benessere degli uomini sia qualcosa di futile. Ricorda, un equipaggio soddisfatto è un equipaggio obbediente- controbatté il capitano, allontanandosi dalla sedia.
-E quando attraccheremo?- domandò Caleb, prima di trangugiare un lungo sorso di vino.
-Questa sera, non appena la luce del giorno avrà lasciato il posto all'oscurità- gli rispose, infilzando uno spicchio di mela che aveva nel piatto con il coltello.
Fuori dalla stanza Francine, che era rimasta lì per tutto quel tempo, continuava ad ascoltare con le orecchie tese, per evitare di perdersi qualche particolare.
Quando udì un rumore di passi avvicinarsi alla porta, decide che era giunto il momento di andarsene.
Sollevò le gonne e, rimanendo in punta di piedi, si voltò, camminando velocemente, per quanto glielo permettesse quella strana andatura, fino a raggiungere la sua cabina.
Una volta dentro si chiuse la porta alle spalle e vi si poggiò contro, lasciandosi scivolare a terra fino a sedersi. Tirò un sospiro di sollievo e sorrise, inevitabilmente ottimista per la piega che avevano preso gli eventi.
Non credeva possibile che avrebbe avuto così presto una possibilità di fuggire ma, ora che l'aveva trovata non aveva intenzione di lasciarla andare. Si sarebbe preparata e avrebbe agito.

Your chance (Serie Marinai e Corsari #2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora