1. ballo coi lupi

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La sveglia suona.
Lei la spegne e si gira dall'altra parte
La sveglia suona di nuovo, poco dopo
La riavvia e si rimette a dormire
La sveglia suona, per la terza volta.
Lei apre un occhio e legge l'ora: 6 e 44.
Si mette a sedere, si stiracchia osservando la sua stanza
Vede i jeans poco più in là, si accorge di stare indossando ancora il maglione.
È perplessa, perché è vestita?
Si trova circondata di fogli, penne, libri. Ha un dizionario sopra al cuscino e una matita che tenta di raccogliere invano i suoi capelli lunghi e biondi.
Si alza e va a guardare fuori dalla finestra, i piedi scalzi sul pavimento gelido, vede che è ancora buio.
"Come mai è ancora buio?" Si chiede
Riflette.
Vede che è già buio.
Ricontrolla l'ora sul telefono:6.46 pm.
"Pm..." sussurra tra i denti, infastidita di non aver notato quelle due piccole lettere, vitali per chi ha i ritmi sonno-veglia sballati.
Si siede di nuovo sul letto, raccogliendo i fogli sparsi in giro e togliendo gli evidenziatori dalle coperte, che stende fino al cuscino giusto per dare una parvenza di ordine a quella camera un po' strana.
Divide i fogli per materie, tentando di dargli un minimo di senso logico: erano tutti sparsi e mischiati tra loro che storia era andata a mischiarsi con latino e le equazioni di matematica con la canzone di pianoforte che stava finendo di comporre.
Canticchiando si rimette i jeans e ripone tutti i fogli nel giusto ripiano, spostando il dizionario che era finito chissà come sul computer.
Si mette al centro della stanza con aria vagamente inebetita e rabbrividendo: nonostante il termosifone sia bollente la sua camera resta sempre gelida.
Lentamente si dirige verso il bagno, per affrontare una delle sue peggiori paure: sé stessa.
Apre l'acqua bollente, poi inizia a spogliarsi, lentamente, cercando quasi di non toccarsi neanche.
Sfila il maglione e i jeans, restando in intimo a guardarsi allo specchio, odiando un corpo che non le appartiene.
Finisce di spogliarsi e entra in doccia.
L'acqua è bollente, brucia un po' ma finalmente le riscalda il corpo e l'anima, che se ne stava intrappolata tra una mente creativa e un cuore di ghiaccio.
Mentre si lava si osserva e si odia, odia quel corpo che da tanti è stato definito "perfetto".
Si sfiora le costole a vista, la pancia piatta e gli addominali ben definiti, frutto di ore ed ore di esercizio e simbolo di tenacia. Ma si odia lo stesso: lei di perfetto non vi trova nulla.

Finita la doccia esce coprendosi subito con l'asciugamano e avvolgendo i capelli in un altro più piccolo, poi prende le sue cose e torna in camera.
Indossa l'intimo, i jeans, poi si tuffa nell'armadio alla ricerca di una canottiera.
"C'è qua la tua felpa nera"
Entra gelidamente sua madre, una felpa in mano, squadrando con la medesima freddezza il corpo esile della figlia. Distendendo il braccio la poggia sulla scrivania, "ti metto su un po' d'acqua per la pasta?" chiede, poi esce.

La ragazza si avvicina all'ingresso della stanza per chiuderne la porta si ferma a guardarsi allo specchio del corridoio; l'immagine riportata è quella di una ragazza di circa sedici anni, magra, fin troppo, con la pelle candida e i capelli biondo cenere lunghi fino a metà schiena.
Azzurra detta Blue, 16 anni, viene da un paesino solo come la sua anima, in un posto isolato.
vive con le cuffie nelle orecchie e ama disegnare; se si dovesse descrivere, si descriverebbe così.
Sorride con il suo sorriso freddo, gli occhi glaciali sulla pelle candida, si guarda per l'ultima volta allo specchio poi chiude la porta.

"Hai tutto?"
"Si papà"
"Hai mangiato a sufficienza?"
"Si"
"Comportati bene, eh"
"Solito"
"E se succede qualcosa, chiamaci" aggiunge la madre.
"Tranquilli, non ce ne sarà bisogno"
"Sicura di avere tutto?"
"Si"
"Soldi ne hai?"
"Si"
"E il biglietto?"
"Già preso"
"A che ore è il pullman domani mattina?"
"6 e 50. Ma tranquilli, davvero" risponde lei, abbastanza infastidita da tutte queste domande.
"Staremo tranquilli domani sera quando sarai a casa. Non far cazzate"
"Va bene"
"Buonanotte, salutaci la zia" conclude sua madre.
"Certo, buonanotte"
Scende dalla macchina e inspira l'aria fredda, maledicendo i suoi antenati che hanno deciso di andare ad abitare proprio su una montagna.
Attraversa la strada senza neanche guardare, come suo solito, percorre una stradina ed entra in un portone.
Arriva in casa che sua zia già dorme, trova solo la ragazza che assiste la signora, che la saluta e le indica la solita camera.
"A che ora vai via domani?"
"Presto, come al solito. Spero di non svegliarvi"
"Tranquilla, abbiamo il sonno pesante. Dormi bene"
"Grazie, anche tu"

La ragazza entra in camera, posa la borsa e lo zaino, toglie le scarpe e appoggia la giacca militare su una vecchia poltrona.
Si siede sul letto, prende lo sketch book, l'astuccio e si mette a disegnare.
Quando si alza controlla l'ora, sono quasi le dieci. Estrae una scatolina dalla giacca e prende una pastiglia biancastra senza neanche il bisogno di acqua.
Poi va in bagno e si lava i denti, quando torna si cambia, attacca il telefono alla corrente e imposta la sveglia: 3.50, 4.00, 4.10.
E poi un'altra, con scritto "pullman", alle 4.25.
"Si mamma, prendo quello delle 7 meno 10" mormora con un sorrisetto ironico.
Poi spegne la luce e si mette a dormire.

Le prime note di Hall of Fame iniziano a suonare e svegliano Blue da un sonno agitato e pieno di incubi, che salta letteralmente fuori dalle coperte per non svegliare tutta la casa: sono le 3 e 50.
Va in bagno e si lava la faccia con l'acqua fredda, per svegliarsi completamente; si pettina, si lava i denti e stende un velo di trucco sul viso pallido.
Poi torna in camera e si veste, partendo dall'intimo audace, di pizzo nero, poi un paio di jeans, una maglietta nera con dei pianeti disegnati da lei, una felpa nera.
Mette il profumo, la giacca, prende la borsa e lo zaino, tiene in mano le scarpe senza neanche infilarle.
Esce dall'appartamento in calza e percorre silenziosamente le scale e i corridoi del palazzo; lascia lo zaino in garage e infila gli anfibi bianchi, poi esce stando attenta a non sbattere il portone. In quel momento suona la sveglia delle 4.25, è perfettamente in orario.

Blue, avvolta nel parka verde militare, cammina con le cuffiette nelle orecchie verso la stazione in un orario in cui neanche il peggiore dei nottambuli si aggirerebbe, eppure arriva in stazione e si siede sulla panchina, osservando la calma piatta.
Sembra l'inizio di un film horror ma Blue è una ragazza seria e non ha paura, quando il pullman arriva, sale e va a sedersi nei posti in fondo.
Il pullman parte e lei se ne sta semisdraiata, avvolta nel cappotto, il filo delle cuffie che si confonde con i capelli cinerei, si addormenta.

Un angelo in Blue jeansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora