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I giorni trascorrevano quieti, i due ragazzi avevano preso il ritmo e, ormai, per Jimin svegliarsi presto non era più fonte di stress, ma di felicità. Vedere il suo Hyung tutte le mattine, delle volte ancora visibilmente assonnato o nel mentre mangia la colazione che, puntualmente, l'altro gli offre, sentendo sempre il suo stomaco brontolare "non ho mai tempo per fare colazione" aveva ammesso un giorno mentre, non riuscendo a rifiutare, afferrava la metà del panino che Namjoon gli aveva offerto. "Mi dispiace che non per colpa mia non riesci a mangiare, forse è meglio che smetti di accompagnarmi, così puoi prendere i tuoi ritmi con tranquillità" ma quella, in realtà, era l'ultima cosa che voleva sentire il corvino. Ingoiò a vuoto, stringendo la metà abbozzata tra le mani "non mi importa se non riesco a fare colazione, tu sei più importante di ciò, dovresti saperlo" e gli sorrise goffamente, facendo arrossire il maggiore. Da allora, nessuno dei due tirò più in ballo la cosa, e Namjoon aveva iniziato a portare con sé due panini. 

Namjoon era felice di quella situazione che, sperava, non sarebbe mai cambiata. Era così felice da non dare molto peso al fatto che il minore non aveva ancora iniziato a frequentare le lezioni e che, invece, il gruppo Kim-Min-Jung si era accorto della presenza del ragazzino e della ormai perenne felicità del loro compagno di scuola, per la quale non erano particolarmente entusiasti. Tutto questo circolo di felicità si spezzò quando, tra la seconda e la terza ora di quella serena mattinata, Namjoon andò come al suo solito a prendere una tazzina di caffè, canticchiando a bocca chiusa qualche canzoncina allegra, in modo da non disturbare gli altri alunni. Il ragazzo era spesso e volentieri con la testa tra le nuvole, questo l'avevano ormai capito tutti, e proprio per questo non si accorse subito dei ragazzi che, mentre afferrava il suo bicchiere bollente di quel caffè un po' più zuccherato del normale, lo avevano ormai circondato. Quando, a primo impatto, vide quelle tre figure nel suo campo visivo non ci diede molto peso, almeno finché non le identificò come  Kim Seokjin, Jung Hoseok e Min Yoongi. Il silenzio calò nel corridoio, dove gli sguardi pesanti e superiori dei tre ragazzi schiacciavano il povero Namjoon che, ormai totalmente agitato, li osservava solamente farsi più vicini, stringendo la coppa ancora bollente tra le mani. "Ti abbiamo visto questa mattina" con un ghigno stampato in faccia e lo sguardo intimidatorio, Hoseok si era rivolto infastidito al suo coetaneo "in realtà ti osserviamo da un paio di giorni. A quanto pare ti sei fatto un amico" a parlare fu Yoongi, che corresse il proprio ragazzo, guardandolo irritato, per poi spostare lo stesso sguardo su Namjoon che, spaventato dalla situazione, aveva indietreggiato fino ad arrivare spalle a muro. "Oppure è il tuo ragazzo?" la voce inconfondibile della persona che aveva iniziato tutto ciò, era ora in mezzo ai due ragazzi, come a voler evidenziare la sua importanza. 

Namjoon sentì il cuore arrivargli dritto in gola e, come a volerlo far tornare al proprio posto, deglutì rumorosamente "lasciatemi in pace" aveva poi detto, in un fil di voce, con il corpo tremante ed i pugni stretti "lasciatemi in pace, nn vi ho mai fatto niente di male" la sua voce uscì più potente, ma comunque tremante, ed il maggiore spalancò gli occhi dalla sorpresa "dove hai preso tutto questo coraggio?" chiese dopo un attimo di silenzio, avvicinandosi maggiormente all'altro che, istintivamente, si strinse al muro, non aveva via di scampo "è colpa di quel ragazzino?" continuò, non ricevendo risposta dal minore che, capendo il soggetto, si irrigidì totalmente "gli hai detto tutto?" aveva alzato la voce. Jin si era arrabbiato e ciò bastò a Namjoon per tremare di paura, facendo realizzare che erano troppo pericolosi e che non poteva lasciare che se la prendessero con Jimin "Senti" Namjoon aveva alzato lo sguardo dritto su quello dell'altro, la sua voce ora totalmente ferma "non sono affari tuoi, non mi interessa del perché mi facciate questo, ma non dovete permettervi di toccare quel ragazzo nemmeno con un dito" e no, non si era minimamente sforzato, dato che la rabbia per il solo pensiero di quello che avrebbero fatto al suo piccolo Jimin gli aveva dato tutto il coraggio di cui aveva bisogno, anche per fare un passo verso Jin che, con gli occhi spalancati, si tirò indietro. Il silenzio tornò accompagnato dalla tensione che, diventata ormai palpabile, avvolgeva tutti i presenti. 

Abandoned House [NamMin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora