Onore.
Non era qualcosa di cui si fosse mai interessato più di tanto, anzi, dell’onore non glie ne fregava assolutamente niente.
Angeal, il suo amico d’infanzia, il suo unico amico, era quello coscienzioso, quello che non sgarrava mai, lui invece già all’età di dieci anni quante ne aveva combinate!
Appena un pensiero gli passava per la mente, giusto o sbagliato, vi si abbandonava , seguendolo fino in fondo, tanto, a lui non importava nulla delle conseguenze.Spintoni, insulti, non si faceva mancare nulla per tutti quei pezzenti che abitavano a Banora, se fosse stato per lui, il villaggio sarebbe già stato raso al suolo dalle fiamme.
Era figlio di nobili, dovevano rispettarlo, volenti o nolenti.
“Disgraziato”, “pezzente”, parole che ogni giorno lasciavano la sua bocca, specialmente se gli altri ragazzini osavano avvicinarsi ad Angeal, come se non avessero alcun peso, parole che ferivano come coltelli affilati, come quelli che di tanto in tanto si divertiva a lanciare ai domestici o alle balie che si erano succedute negli anni, licenziandosi una dopo l’altra.«Tanto» ripeteva seccato ai genitori dopo un raro, blando, rimprovero «è colpa loro se sono delle incapaci.»
Sapeva, quando scelse di entrare nei Soldier, che un atteggiamento del genere, con i superiori, non sarebbe stato possibile, essere un soldato significava seguire gli ordini, attenersi alle regole.
Ma sapeva anche che non avrebbero osato scacciarlo, perché Genesis Rhapsodos era bravo, terribilmente bravo.Sul campo, tutte quelle poche norme di vita sociale che si sforzava di seguire svanivano e tutto si tingeva di rosso scarlatto, era sempre stato il suo colore preferito.
Rosso come il sangue, come il cielo al calar della sera, come la lama che trapassava il corpo dei nemici da parte a parte, lasciandoli senza vita in mezzo alla polvere.
Spesso guardava quei corpi esanimi, chiedendosi cosa sarebbe accaduto se al posto di qualcuno di loro ci fossero stati Sephiroth, Angeal o perfino lui stesso.Allora vi tirava un calcio, li derideva per la disfatta, per non essere stati altrettanto bravi a salvarsi la pelle, per scacciare l'opprimente impressione di avere i giorni contati, che prima o poi sarebbe caduto, esattamente come loro.
Sephiroth gli si avvicinava in quei momenti, lo scuoteva, ogni tanto lo picchiava, gli urlava contro di avere rispetto per i morti, per coloro che non avrebbero più rivisto le proprie famiglie
e per chi sarebbe rimasto sulla soglia ad aspettare in vano il loro ritorno.Immaginava se stesso, quando Sephiroth faceva quei discorsi, a piangere sulle tombe degli amici caduti in battaglia,
e sentendosi inghiottire da un orribile senso di vuoto lo baciava, incurante della presenza degli altri commilitoni.
Il loro rapporto era burrascoso, perché a differenza di Angeal, Sephiroth faceva fatica ad accettare la sua eccessiva possessività.
Parlare con gli altri gli piaceva,
voleva stare in mezzo alla gente, conoscerne le storie, le vite, e Genesis nel frattempo si mangiava le mani, corroso dalla gelosia, sia della sua popolarità, sia del fatto che qualcuno avrebbe potuto sottrarglielo.Litigavano, si urlavano contro, lottavano, e poi non si rivolgevano la parola per giorni.
Imponeva anche ad Angeal di non parlarci, così, forse, sentendosi isolato, Sephiroth sarebbe tornato da lui.
Tutto degenerò dopo che gli fu svelata la verità sulla sua natura.
Il turbine di violenza e deviazione che seguì la scoperta non risparmiò nessuno, neanche i suoi genitori, che seppellì in un cumulo di terra come fossero stati degli estranei.Lentamente, guardò la propria vita sgretolarsi pezzo per pezzo, guardò Banora scomparire, divorata dalle fiamme come un tempo aveva dichiarato di volere, guardò Angeal scappare, scegliere vigliaccamente la morte,
e Sephiroth svanire nelle profondità di un reattore Mako.
Solo Zack, il Zack che aveva disprezzato, di cui era stato geloso, riuscì a fargli aprire gli occhi, a fargli capire di aver perso tutto.Genesis Rhapsodos detestava essere ignorato, lo aveva sempre detestato, sin da piccolo, quando i genitori lo lasciavano ore ed ore a piangere nella propria stanza, tra l’indifferenza della servitù, per andare a fare una vacanza chissà dove, quando gli altri bambini lo schernivano perché di buona famiglia, quando tutti non facevano altro che guardare Sephiroth e si dimenticavano della sua esistenza, quando Angeal rivolgeva a Zack un sorriso che a lui non aveva mai dedicato.
Quando morì neanche il Lifestream, neanche la sua dea, lo accettarono. Fu rimandato indietro, in un mondo che non gli apparteneva.
“Vivi”
Si l’avrebbe fatto, avrebbe vissuto cercando di fare ammenda, di cancellare i propri peccati, avrebbe vissuto per tutti e tre, riconquistando l’onore dei Soldier.
Il proposito, purtroppo, durò poco.
Non fece nulla per rimediare ai propri peccati, nulla per salvare il pianeta dalla distruzione e si rinchiuse in una caverna sperduta, nelle profondità di Midgar.
Alla fine, non gli importava dell’onore, se Angeal e Sephiroth non erano lì con lui.

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Honor
FanfictionTre brevi shot incentrate su Angeal, Genesis e Sephiroth e il loro concetto dell'onore. Avvertenze: 1) accenni alla coppia SephirothxGenesis 2) OOC