Lo sgabuzzino di villa Erica

Nuovo incontro

Era un uomo, sui 25 anni. I suoi capelli neri erano ricoperti da lacca e i suoi occhi verdi risaltavano nel buio della stanza. Indossava un pigiama azzurro chiaro e delle ciabatte marroni.

"Ciao", disse venendo verso di me.

"Ciao"

"Piacere, sono William. Tu vivi qui, giusto?"

"Sì... sono Gabriele." dissi timidamente.

Non avevo mai visto quell'uomo prima, doveva essere arrivato dopo gli altri. Tuttavia sembrava piuttosto gentile.

"Sai per caso come lavare delle scarpe? Questa sera sono andato a dare un'occhiata al sito archeologico e mi sono sporcato". 

Lo aiutai subito. Mi sporcavo spesso le scarpe di terra, e ogni volta che succedeva dovevo pulire tutto sempre da solo. Mi ero abituato, ormai per me era una cosa normale, solo che per la prima volta lavavo le scarpe di uno sconosciuto, non le mie.

La mattina seguente,  mamma preparò un'abbondante colazione che finì solo dopo venti minuti. William fu l'ultimo a svegliarsi e quando raggiunse la cucina non trovò più niente da mangiare, così bevve solo un caffè.

Era la solita calda giornata di agosto e tutti gli archeologi si incamminavano verso il campo con pennelli, pale e scalpelli.

Spesso facevano delle pause durante il loro lavoro, dove discutevano e bevevano delle bibite fresche che mamma portava su un vassoio giallo di plastica. 

Mentre li osservavo Salt apparve dal retro della casa, vicino allo sgabuzzino. Era affamato, come sempre, così entrai in casa a prendere una scatoletta di tonno. Ritornai da Salt e mi accorsi che non era solo. William lo stava accarezzando con gentilezza. I suoi capelli erano coperti da un cappello di paglia e il suo corpo era grondante di sudore. Le sue labbra erano rosee, come le sue guance. Si era scottato sulle braccia, ma sembrava non essersene accorto. Quando mi vide mi salutò calorosamente e mi parlò della sua passione per il mondo felino. Dopo aver dato il tonno a Salt, mi raccontò tutte le sue avventure con il gatto di sua zia.