Capitolo 1

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La sveglia iniziò a suonare. Alice si svegliò di soprassalto. Non era più abituata a quel fastidioso suono. Guardò il cellulare : 6:30. Che palle, pensò. Avrebbe voluto sdraiarsi di nuovo e accoccolarsi tra le coperte, ma non poteva. Doveva alzarsi e prepararsi per andare a scuola. Dopo un'estate di divertimenti, settembre era arrivato, portando con sé l'inizio della scuola. Quello era il primo giorno, non poteva fare tardi. Sbuffando, tirò le coperte di lato e si alzò. La sera prima era rimasta sveglia fino a tardi per finire di rileggere Mockingjay, il terzo libro della saga di Suzanne Collins. Amava quei libri, ma forse avrebbe dovuto seguire il consiglio di sua madre e andare a letto prima...

Entrò in cucina, sua madre stava preparando la colazione. <: Buongiorno tesoro!> esclamò. <'giorno> rispose Alice ancora mezza assonnata. Prese una tazza, si versò del latte e iniziò a rovesciarci dentro i cereali. <: Allora, pronta per ricominciare?> chiese sua madre. Come faceva a essere così energica di prima mattina restava per lei un mistero. <: Proprio no. Me ne tornerei a dormire molto volentieri> disse trangugiando la sua colazione. Quando ebbe finito, si alzò e andò a vestirsi: scelse un paio di jeans, semplici con una maglietta azzurra, di quelle che lasciano una spalla scoperta. Si lavò i denti e la faccia, si pettinò i lunghi capelli castani e si passò un filo di mascara sulle ciglia, facendo risaltare gli occhi verdi.                           

Finì di prepararsi e tornò in cucina.  <: Mamma, io vado> disse prendendo lo zaino e buttandoselo in spalla. Dalla porta della cucina sbucò la testa bionda di sua madre <: D’accordo, buona giornata. Ci vediamo stasera!> Avrebbe voluto salutare anche suo fratello Alex, ma stava ancora dormendo.

Quando uscì di casa l’aria le punse il viso. Faceva freddo per essere settembre. In giro c’era poca gente, probabilmente perché era ancora presto. Il cellulare le vibrò nella tasca, così lo prese . Era Elena, la sua migliore amica e le aveva appena mandato una ventina di messaggi insensati su Whatsapp, del tipo “aiutami, non sono pronta” e “ho troppo sonno per vivere”. Sorrise mentre li leggeva e velocemente digitò la risposta: “ io sono appena uscita di casa D:” Poi aggiunse “tra dieci minuti sono lì, aspettami”.  Rimise il cellulare in tasca e aumentò il passo, dirigendosi verso la fermata del pullman. Mentre camminava pensava a chi sarebbero stati i nuovi professori, se ci sarebbero stati nuovi compagni di classe…quei due anni di superiori erano volati, e adesso era già in 3°. Era talmente assorta nei suoi pensieri che neanche fece caso al furgoncino blu che si fermò pochi metri davanti a lei. Ci stava passando proprio di fianco quando lo sportellone si aprì e un uomo la afferrò per un braccio, tirandola a sé. Non ebbe il tempo di gridare che si ritrovò un pezzo di stoffa che le premeva sulla bocca. Aveva un odore strano. Fu l’ultima cosa che pensò prima di addormentarsi.

La 76°edizione di Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora