La 76°edizione di Hunger Games

Capitolo 2

Non sapeva per quanto aveva dormito. Ore? Giorni? Settimane? Faticò ad aprire gli occhi, erano come impastati. Si trovava in una minuscola stanza quadrata, di un grigio lucente. "Ferro?" si chiese, ma i suoi pensieri erano molto confusi. Davanti a lei si trovava una porta, nera opaca, senza maniglia. L'ultima cosa che si ricordava era quel furgoncino blu. Qualcuno l'aveva afferrata e premuto qualcosa sulla bocca e il naso. Poi più nulla. "Sono stata rapita?". La paura le attenagliò le viscere. Provò ad alzarsi, ma scoprì di avere braccia e gambe legate al tavolo di ferro su cui era sdraiata. "Di siruro mi staranno cercando" si disse. "Elena avrà avvisato i miei genitori che non sono andata a scuola, presto verranno a prendermi". "Presto..pres.." Rimpiombò nel buio.

 Quando riaprì gli occhi si trovava nella stessa stanza di prima. Nulla era cambiato. Era sempre legata al quel tavolo di ferro. La porta chiusa. No, un momento. La porta si stava aprendo. Allungò il collo più che potè per osservare la figura che stava entrando. Era una donna. Portava un camice bianco, come quello delle infermiere e i capelli biondi tirati indietro da una fascia. 

<: Aiutami> mugugnò Alice, ma la sua voce era roca. <: Shhh, non agitarti> disse la donna, accarezzandole il viso. <: Va tutto bene, tra poco saremo arrivati>. 

<:Arrivati dove?> chiese.

<: Oh vedrai, ti piacerà. Probabilmente lo conosci anche, questo posto. Stai per andare nell'arena>

<:Arena?> ripetè Alice. "Cosa diamine voleva dire?" <:Si, arena, tesoro> rispose sorridendole amabilmente. <: Hai mai letto il libri di Suzanne Collins, la saga di Hunger Games?>

Un brivido freddo le corse lungola schiena. L'arena. Hunger Games. Era pazza quella donna? Quelli erano solo libri. Probabilmente era una qualche specie di psicopatica.

<:Gli Hunger Games non esistono> bisbigliò. Aveva la gola secca.

<:Ma certo che esistono, cara. Gli Hunger Games sono reali, proprio come lo sono i tributi. E tu, Alice Leoni, sei un tributo.