Will

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É un giorno come un altro. Il nero domina come sempre il mio mondo. Intorno a me ci sono persone che parlano, ridono, sorridono, ma io non riesco a trovare un benché minimo motivo per essere anche soltanto sorridente. É come se la tua assenza non pesasse a nessuno. Come se tutto quello che hai fatto per tutti noi fosse scomparso insieme a te.
Ora, dopo queste parole, sicuramente ti starai chiedendo che fine abbia fatto il tuo Will, la persona allegra che tanto amavi; e sì, lo so che mi amavi, credo che questa sia la mia unica certezza.

Non é più lo stesso da quando non ci sei tu, le giornate paiono andare a rilento diventando pian piano dei vortici di pura agonia. Il dolore sovrasta ogni debole sensazione proveniente dal mondo esterno.
Dopo che te ne sei andato ho deciso di restare nella tua cabina, anche se agli occhi degli altri forse é parsa una cosa stupida, ma alla fine stupida non é. Le lenzuola avevano ancora il tuo odore, quell'odore di lavanda che tanto amavo, in un modo o in un altro ti sentivo accanto a me. Sentivo che da quel momento sarebbe stato tutto uno schifo. Sentivo la mia vita che si frantumava e insieme a lei il mio cuore. Ti sei portato via una parte di me, lasciadomi un vuoto incolmabile nel petto.
Sento ancora riecheggiare le tue parole nell'aria di quella stanza:
"Sei la persona più dolce nella faccia della terra, credo che mi stia vendo il diabete"
"Sei un terribile cuoco Solace"
E poi i "ti amo" sussurrati nell'orecchio all'una di notte, quando pensavi che non ti sentissi, o i "sei il mio unico spiraglio di luce in mezzo alle tenebre" che mi dicevi quando capivi che ero giù di morale.

La prima notte é stata insopportabile. Non c'era persona al campo che non smetteva di piangere, tranne me. Io non ho pianto. É stata la sensazione più brutta della mia vita. Non ho pianto ma mi sentivo vuoto, consumato, come se nessuna emozione mi potesse toccare, senza nessuna valvola di sfogo. É stato devastante. Non ci sono parole per descrivere un dolore simile. Credo che tutti abbiano pensato che stessi impazzendo, anche io l'ho pensato; i tuoi amici sono stati molto dolci con me, adesso capisco perché Jason era il tuo migliore amico, é una persona talmente sensibile e premurosa che alla fine non si può far altro che adorare.
Percy credo che sia stato quello che più di tutti ha sofferto la tua assenza, era abituato a vederti giornalmente al campo, ad allenarsi con te. Abbiamo passato molte notti insonni insieme nella tua cabina a parlare del tuo mondo, di ogni ricordo bello o brutto, divertente o devastante, che per un po' mi sono scordato del mio.
Se lo vuoi sapere, sì, alla fine ho pianto, ho pianto tanto. Troppo forse. Piango ogni giorno. Ogni volta che mi guardo allo specchio e osservo i solchi delle mie occhiaie. Ogni volta che mi ricordo che non sei più al mio fianco, che il tuo amore non può più riuscire a tenermi in vita. Mi gira la testa e mi odio quando mi ricordo che le tue labbra non toccheranno più le mie.
Ti odio perché mi hai lasciato da solo troppo presto. E allora mi odio ancora di più perché so che non é stata affatto colpa tua, e alla fine finisco per sentirmi immensamente stupido.

Oggi é il primo giorno dopo ben sette mesi che apro questa dannata porta, vorrei lasciarmi tutto alle spalle come mi hai detto tu, ma non ci riesco; sapevi che non ci sarei riuscito.
Fuori dalla tua stanza c'è troppo sole, troppe persone, troppo spazio; mi sento soffocare.
Tutti mi fissano, sicuramente hanno paura che potrei rompermi da un momento all'altro, e in fondo non hanno tutti i torti...
Cerco di non guardare in faccia nessuno e di essere forte per una volta. Forte come lo eri tu, il principe delle tenebre che mi teneva per mano quando perdevo il mio sorriso abituale, che ormai d'abituale non ha più nulla. Il figlio della morte dall'animo dolce e nobile che tutti invidiavano.

Indosso il tuo giubbotto d'aviatore che tanto amavi e al dito porto ancora l'anello d'oro bianco che mi hai dato quando mi hai chiesto di sposarti. Credo che l'anello non riuscirei a toglierlo comunque, sarebbe come tagliare un pezzo della mia pelle.
Ricordo il giorno in cui mi hai chiesto di essere tuo marito come se fosse stato ieri e non un anno fa.
Credo che fu sicuramente il giorno più bello della mia vita, naturalmente dopo al giorno in cui ho incontrato per la prima volta i tuoi stupendi occhi corvini, quei due magnifici diamanti dove adoravo specchiarmi, che adoravano guardarmi.
Tu eri così felice che ti avessi risposto di si che mi hai perfino fatto dubitare che tu non fossi preparato a questa evenienza. Poi hai pianto. Piangevo anch'io ma la mia attenzione era esclusivamente per te quindi non ci feci neanche caso. Ti asciugai le lacrime e tu mi baciasti in un modo così dolce e pieno d'amore e così stranamente semplice, come se fosse la cosa più facile e giusta da fare che credevo il cuore mi esplodesse nel petto.
Sai, ho pensato che un giorno magari potrei adottare dei bambini. So quanto ti sarebbe piaciuto. Ti sarebbe piaciuto creare una famiglia insieme a me. L'ultima volta che abbiamo parlato di questo argomento avevi l'aria sognante e gli occhi lucidi, tutto questo mi distrugge.

Ieri ho saputo che sono stato accettato al college di medicina a cui ho appena scoperto che tu mi hai inscritto prima di... Va be, hai capito..
Sono più che certo che saresti stato orgoglioso di me in questo momento, perciò ho deciso di accettare.
Sapevi che mi sarebbe piaciuto diventare un medico e mi hai aiutato ad esaudire questo desiderio, e ti odio perché non mi hai detto nulla e ti amo perché eri estremamente sicuro che mi avrebbero preso.
Sarà difficile lasciare questo posto. Ogni volta che mi guardo in torno, ogni cosa qui al campo mezzosangue ha un po' di te. Mi sento al sicuro come quando rimanevamo abbracciati per intere ore ad ascoltare l'uno il battito del cuore dell'altro, ad ascoltare in silenzio il ritmo dei nostri respiri.
Una lacrima calda e solitaria percorre il mio viso, ed io non faccio nulla per fermarla, la lascio sfuggire facendo finta di non essermene nemmeno accorto.
Quando ho detto che tutti hanno pensato che stessi impazzendo non avevo torto, e loro non avevano torto. Mi hanno mandato da uno psicologo, o meglio hanno cercato, non riuscivo ad uscire dalla tua cabina, e per questo alla fine hanno deciso che avrebbero portato lo psicologo da me. Tutto quello che mi ha detto si é infine ridotto in una sequenza di semplici parole che rimarranno impresse nel mio cuore e nella mia mente per sempre:
"Un giorno, quando sarai pronto finalmente riuscirai a oltrepassare quella porta, e non dico nel senso che riuscirai a lasciarti tutto alle spalle. No, credo che non ci riuscirai mai, nessuno ci riuscirebbe. Però, di sicuro metterai a fuoco tutto quello che sta accadendo ora, tutto quello che stai passando. Riuscirai a dire a te stesso che la persona che ami non c'è più e sicuramente porterai con te questo dolore per sempre. É in quel momento che andrai avanti. Ricordati che anche se lui fisicamente non é accanto a te, ci sarà per sempre. Sarà nei tuoi modi di fare, nelle tue scelte, nelle tue azioni. Sarà per sempre nel tuo cuore."

Credo che quel giorno sia oggi.






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Spazio autrice

So benissimo che uccidere un personaggio amato da tutti é ragionevolmente ragione d'odio.
Come mia discolpa dico soltanto che avevo voglia di scrivere ed é uscito questo.
Non credo che ci sarà un continuo, o almeno per ora.
Visto che sono una persona di poche parole non ho più la minima idea di che dirvi. Fatemi sapere se questa breve storia vi sia piaciuta attraverso i commenti e le stelline.❤

||without you|| Solangelo❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora