III. 𝐈𝐋 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐎𝐂𝐄𝐀𝐍𝐎

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𝐈𝐋 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐎𝐂𝐄𝐀𝐍𝐎

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𝐈𝐋 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐎𝐂𝐄𝐀𝐍𝐎


𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐞



Raven si agitò nel sonno. C'era qualcosa, al di fuori delle braccia di Morfeo, che continuava a reclamarla.

La prima cosa che percepì quando aprì gli occhi, fu la luce al neon blu scuro dell'insegna del bar di fronte il suo appartamento. Illuminava la camera con fissità, come se l'unico colore presente nell'Universo, in quel momento, fosse solo il blu. Il mucchio di vestiti sul pavimento sembrava un deforme mostro marino, carezzato da quella luce. Era come se stesse guardando il mondo attraverso i raggi filtrati dall'oceano.

La seconda cosa che percepì fu la voce di sua madre, che piano, assunse un senso e una sillabazione logica. Come sottofondo, nell'altra stanza, il telegiornale, che mandava in onda sparatorie e parlava di morti e uccisioni improvvise.

"Raven?", come terza cosa, il tocco di sua madre sulla spalla. Leggero, quasi avesse paura che, al posto della gioiosa figlia, potesse svegliarsi una principessa triste, adagiata sul fondo dell'oceano. Immersa in quella triste luce blu del bar di fronte.

"Raven. Devo parlarti.", la ragazza batté le palpebre. Un frullo di ciglia. L'irreale luce blu non scomparve. Né si affievolì.

Raven cercò con gli occhi l'orologio fosforescente poggiato sulla scrivania. Gwendolyn, seguendo il suo sguardo, le disse che era da poco passata la mezzanotte. "Hai dormito tutto il giorno.", aggiunse. Non era la prima volta che si addormentava con i capelli bagnati, ma in questo caso non c'era stata una splendida giornata passata al mare.

Nello scarico della doccia non erano scivolate la salsedine e la crema solare.

L'acqua si era tinta di rosso.

"Raven, ha chiamato tua nonna. Di nuovo.", Gwendolyn attese che le informazioni arrivassero alla scatola cerebrale della figlia. Raven si alzò, la schiena poggiata alla testiera del letto.

Si passò una mano tra i capelli annodati. Lasciò stare. Avrebbe dovuto rilavarli. "Ma lì non sono tipo... le cinque del mattino?"

Gwendolyn pressò le labbra. "Sì. Tua nonna è una persona mattiniera."

"E cosa voleva?"

"Ha atteso la tua chiamata per tutto il giorno, ha detto. Le ho risposto che non stavi bene."

Raven sbuffò. "E ti ha ignorata, vero?"

"Ha detto che devi tornare in Scozia. Non ha voluto sentire ragioni. Ha detto che ha aspettato per più di un mese una tua chiamata.", si strofinò un sopracciglio, pensierosa. "Raven io..."

"Lo so. Io ho fatto una promessa alla nonna tre anni fa: un vincolo. E tu non te la senti di venire."

Gwendolyn la fissò. Anche lei era dipinta di blu. Come una donna triste alla quale era stato strappato il marito. "Mi dispiace."

Raven si sporse e l'abbracciò. "Lo so. Tu che puoi, goditi il sole di Miami. Io trascorrerò queste poche settimane a Inverness e poi tornerò."

La madre la prese per le spalle. "Raven, a proposito di questo..."

"Cosa?", una morsa le afferrò lo stomaco. Era come l'ansia che aveva provato al BloodLust quella sera. Non ne aveva capito la causa, ma percepiva che stesse per succedere qualcosa.

"Tua nonna ti ha già iscritta a scuola. Inizierai il primo settembre. Ho provato a farle cambiare idea, ma ha insistito con la questione del vincolo. E..."

Raven si allontanò di scatto. "Che cosa?! A scuola? Io non ci voglio andare a scuola! E poi lì, vedere la nonna tutti i giorni, la gente che parla... io..."

Gwendolyn si avvicinò, cauta. "Ascolta. La nonna mi ha detto che è un istituto fuori città, una sorta di collegio o qualcosa del genere. È una scuola privata, credo. Potrai avere i weekend liberi se lo vorrai, e andare in città. C'è un dormitorio, e ragazzi della tua età che vengono da tutto il Regno Unito..."

"No!", Raven si alzò dal letto, la luce blu alle sue spalle ne delineava il fisico. "Ti ha fatto un ottimo lavaggio del cervello a quanto vedo.", fece sprezzante.

Gwendolyn sospirò e chiuse gli occhi un istante. "Dopo la morte di tuo padre avevamo entrambe bisogno di staccare la spina. Da Inverness, dalla Scozia, dai Vampiri. Ma ora quel tempo è finito. L'attacco al BloodLust non è stato casuale, ce ne sono stati migliaia in tutto il mondo.", sua madre si alzò e si avvicinò a lei, prendendole le mani nelle sue, accarezzando le dita avvolte nei cerotti. "Il tempo di nascondersi è finito, Raven. È giunta l'ora di combattere adesso."

Raven lasciò le sue mani e si allontanò di un passo, immergendosi completamente nella pozza di luce blu. "E tu? Anche tu ti stai nascondendo, mamma."

"Le mie battaglie sono finite. Non so se sarò in grado di tornare a prima. Ma tu, Raven, hai tutta la vita davanti, sì... ma nel nostro mondo devi decidere ora cosa farne. Tua padre non era vecchio eppure..."

Raven strinse i denti per non far scivolare lacrime sul suo viso. "Io non voglio essere come nonna Rosalie, mamma. Non è... nelle mie corde.", fece una smorfia, pensando a quanto fosse vero.

"Ma tu non devi essere come lei. Ognuno è ciò che è. Anche volendo, non potresti replicare il suo... fanatismo. E lei non deve forzarti ad essere così.", fece una pausa, raccogliendo i pensieri, "Tuo padre aveva una visione diversa. Ed era qualcosa che condividevamo profondamente. Non lasciare che ti impongano quelle regole. Qui sei stata libera di fare quello che credevi giusto. Porta questa libertà anche dove stai andando, Raven."

"Se non avessi fatto quel vincolo... non credevo funzionasse davvero.", la ragazza si passò una mano sulla fronte, sul palmo il vincolo pulsava, sottopelle. Si sentiva accaldata e stanca, come se non avesse dormito.

"Lo so. Ma le cose sono andate così. Devi solo rispettare il vincolo e tornare in Scozia."

"Solo.", borbottò.

"So che è difficile Raven, e io non voglio che litighiamo prima della tua partenza."

Raven strinse gli occhi e si diresse verso la cassettiera. Prese un paio di pantaloncini di jeans e la maglietta sgualcita di una vecchia band. "Se tu non fossi così codarda verresti con me." Prese il cellulare dal letto e andò verso la porta di casa.

Gwendolyn la chiamò per nome. "Dove stai andando, adesso?", un tono di disperazione e stanchezza a dipingerle la voce.

Raven infilò le converse sulla soglia e prese un mazzo di chiavi. "A fare un giro. Devo schiarirmi le idee.", fece, prima di sbattere la porta.

Gwendolyn, sola in casa, portò le mani all'attaccatura dei capelli e strinse. Poi le fece scivolare lungo di essi.

I guai erano appena cominciati.

Bittersweet - Il Sapore Del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora