Correre, correre e correre, non faceva altro nel buio fino a che una luce non la costrinse a fermarsi e a vedere ciò che attorno prendeva piede su un prato rosso come il sangue.
Si trovava in mezzo una guerra e non aveva controllo su se stessa, voleva scappare e non riusciva a muovere un muscolo, figurarsi un dito. Abbassò lo sguardo e vedette un'arma fra le mani. La mano da sola si alzava e lei la fissava inespressiva, quasi come se fosse una statua. La lama si posizionò sotto al suo collo che graffiò la pelle olivastra appena fu applicata un pò di pressione, permettendo a un fiotto di sangue di scorrere verso il petto e sulla lama.
Come per magia tutto si fermò, ogni creatura presente su quel prato si voltò a guardarla, un ragazzo biondo dagli occhi come il cielo al mattina le si avvicinò spaventato, ma lei sorrise e premette di più la lama della spada sulla gola. Quando il ragazzo le fu abbastanza vicino, in un secondo, con un piccolo movimento di polso, la spada trapasso la gola del ragazzo, che cadde a terra con la testa penzoloni, gli occhi spalancati e la bocca aperta come se stesse per dire qualcosa o cercasse aria o solo per la sorpresa,ma ormai nulla poteva fare.
Intanto lei diceva qualcosa ma non si ascoltava. Era come fosse diventata sorda d'un tratto.

"Drin drink... suonaa sveglia, è già mattino che buon profumo dall cucina, cosa ci sarà... " suonò la sveglia.

Si svegliò in un caldo e morbido letto, coperta da un piumone morbido e caldo, sembrava di essere abbracciati a qualcuno che ti infonde solo calore e sostegno.
Si tirò a sedere e sbadigliò stiracchiandosi. Il pigiama si alzò e del vento freddo entrò sotto la maglia facendo rabbrividire la pelle.
Si diresse verso il bagno, ma solo dopo che ebbe il coraggio di posare i piedi scalzi sul pavimento freddo.
Si lamentava ad ogni passo che faceva per il freddo che le percorreva il corpo dai piedi alla testa e imprecò quando scivolò a causa del pigiama troppo lungo per la sua piccola statura però le andava bene così, amava dormire con i pigiamoni larghi e caldi e sopratutto morbidi.

"Drin drink... suonaa la sveglia, è già mattino che buon profumo dall cucina, cosa ci sarà... " suonò la sveglia. Ciò le mandò i nervi a puttane e urlò:
"Un vaffanculo e una sveglia rotta a colazione" con una voce impastata dal sonno, roca e irritata. Una mano si chiuse attorno a quella macchina infernale per poi lanciarla a forza contro la parete, ma per sfortuna rimbalzò e le ritornò in dietro.
La sveglia, quasi a ripicca andò a colpire il naso della ragazza facendolo sanguinare. Si portò una mano ad esso mentre il sangue macchiò le labbra screpolate che furono poi leccate dalla ragazza.

"Arabella" urlò una voce femminile, forse dalla cucina o dal salotto.

"Cosa diavolo vuole la vecchia ora" pensò prendendo un paio di jeans e una felpa larga entrambi neri. Indossò le vans rigorosamente nere; si sa il nero snellisce..si come no. Era solo uno dei suoi colori preferiti, e legò i lunghi capelli lisci in un elegante coda di cavallo ed andò nella piccola cucina mettendo in spalla lo zaino.

Da quando, tre mesi prima i suoi genitori, dopo che ebbe compiuto i diciotto anni d'età, la sbatterono fuori di casa, si era recata a casa del suo unico parente rimasto in vita, la mamma del suo papà biologico, la quale con grande cuore l'aveva accolta in casa,affermando con sicurezza che quella baracca ora sarebbe stata più accogliete e gioiosa in quanto la giovane nipote era li con lei.
Quella mattina salutó frettolosamente la nonna, una donna che amava vestirsi sempre di verde o rosa, che reputava ogni altro colore inutile, che amava il giardinaggio e che di tutte le erbe curative ne conosceva ogni segreto ed uso.

Era dolce e amorevole con un viso rugoso e piccolo che trasmetteva solo amore e occhi verdi dei quali, a parer della nonna, se gli avesse ereditati il figlio di certo egli sarebbe risultato piú affascinante e avrebbe fatto di sicuro più stragi di cuori.
E in quelle sue considerazioni sul fisico del figlio e su tutte le rapine di amore che avrebbe potuto compiere, era più che orgogliosa che nonostante esistevano milioni di ragazze a volerlo lui ne voleva solo e soltanto una. La madre.
Quel giorno decise di andare a disegnare un po, così con tutto il suo materiale da disegno in cartella si diresse nel bosco, trovò un albero sul quale arrampicarsi e iniziò a dipingere quei due lupi che poco lontano da lei giocavano.
...

Ormai era una settimana che viveva li ed aveva imparato a conoscere la nonna e a volerle bene anche se ancora non si sentiva in dovere di chiamarla nonna nonostante le continue insistenze della donna.

"Arabella, torna subito qui, io te lo ordino. Non aprirai quella porta sino a che tu non avrai finito la tua colazione" sbraitó la donna dalla cucina mentre la ragazza si accingeva ad aprire la porta alzando le sopracciglia incuriosita.
"Mi dispiace vecchia, ma sono in ritardo, prometto che presto, al mio ritorno a casa mangerò quello ed altro stanno certa" aprì la porta e mentre la chiuse si ricordó: " ah vecchia ricordati che voglio il mio tiramisú al mio ritorno." Disse affacciandosi dalla porta mezza chiusa da dove intravide la vecchia donna vestita esageratamente colorata con in mano un mestolo di legno ed indosso un sorriso diabolico.
" quel tiramisù io te lo avveleno se non fai colazione! " ed entrambe iniziarono a ridere. Non fu per nulla credibile, esser minacciosa non era per lei.

Arabella si chiuse dietro di se la porta d'ebano e si posó su di essa sospirando e ipotizzando che quel giorno sarebbe stato indimenticabile e che per lei, e che molto probabilmente, le stesse riservando parecchie novità.

Rivolse involontariamente lo sguardo alla porta di un' appartamento che da quando era lì non era mai stato aperto, o almeno di giorno. Ogni notte, alla solita ora la si  sentiva cigolare, aprirsi e poi chiudersi piano.

Chiuse gli occhi appoggiandosi alla porta e un dolce aroma invase i suoi sensi, ormai accadeva da sette giorni; il dolce profumo che ogni giorno invadeva i corridoi e le scale era qualcosa che si poteva tranquillamente paragonare alla droga per quanto quell'odore la mandava fuori la testa e la stava rendondo dipendente da esso.

Si alzò e si diresse a scuola. O meglio, quella era la sua idea iniziale, come la stessa che ormai da una settimana si formava la mattina appena sveglia e cambiava ogni volta che varcava la porta. Ma quel giorno l'intenzione cambiò. Quel giorno, dopo sette giorni decise di recarsi a scuola spinta dalla curiosità di quella nuova esperienza a doppio taglio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 09, 2019 ⏰

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