HIM.
C'era una piccola biblioteca in centro città. Un ambiente dall'aspetto antico e logoro: l'intonaco delle pareti all'esterno cedeva e lasciava in mostra i vecchi mattoni in qualche punto della facciata frontale, la porta di legno scricchiolava ogni qual volta che decidessi di entrare, e le persiane delle finestre al secondo piano rimanevano sempre chiuse.
Forse fu per questo che non attirava la clientela.
Eppure, se solo le persone avessero avuto un po' più di coraggio, avrebbero esplorato quell'edificio da capo a piedi e se ne sarebbero innamorate. Proprio come feci io.
Vi entrai durante una mattina d'estate; il mio amico, Seokjin, si stava preparando per dare l'ultimo esame all'università e mi aveva chiesto di prendere in prestito in biblioteca un libro che gli sarebbe servito per approfondire la sua Tesi di laurea. Inutile dire che, non appena misi piede sopra quel pavimento in pietra, mi dimenticai completamente del motivo per cui mi ero imbattuto in quel posto.
Conobbi il proprietario, un ometto sulla sessantina, e iniziai a presentarmi ogni giorno davanti alla porta dell'edificio: accompagnati da una tazza di thè verde e un buon libro, io e l'uomo trovavamo sempre argomenti interessanti su cui discutere, che mi portavano via pomeriggi interi.
Amavo quella biblioteca, era diventata ormai una seconda casa, se non quella vera e propria, dove mi sentivo completamente a mio agio.
Quel luogo rispecchiava alla perfezione la mia persona: tranquillo, caldo, dai toni delicati, al cui interno nascondeva storie di tutti i tipi che però nessuno ancora aveva avuto il coraggio di leggere, di conoscerle.Io ero fatto così. Ero diventato asociale col tempo, forse persino apatico, a causa di ciò che mi portavo sulle spalle.
Esattamente come quella biblioteca.
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Avevo appena finito il turno in quel piccolo negozio di alimentari: erano le quattro del pomeriggio spaccate. Sorrisi quando un mio collega, un ragazzino di qualche anno più piccolo di me, entrò dalla porta del locale, pronto per darmi il cambio.
«Scusa il ritardo, Hyung, avevo da fare a scuola» si scusò lui, inchinandosi educatamente non appena arrivò di fronte alla cassa.
Si affrettò ad entrare nel ripostiglio per potersi cambiare, mentre io mi limitai a togliere la targhetta con nome attaccata alla mia maglietta scura. Volevo uscire il prima possibile per rilassarmi, e già immaginavo il calore di quella piccola stanza della biblioteca, seduto su una poltrona e osservando la pioggia autunnale picchiare sulle finestre.
Quando il piccoletto arrivò al proprio posto, gli passai l'apposito - e imbarazzante - cappellino da dipendente e mi allontanai dal bancone.
«Ci vediamo domani, Jungkook» gli dissi.
Lui si inchinò di nuovo per salutarmi, dopo di che gli rivolsi un ultima occhiata e uscii dal negozio, incontrando il tipico venticello autunnale che da giorni incombeva su Seoul. Alzai gli occhi al cielo mentre avanzavo lungo il marciapiede di città, osservando le sfumature grigiastre che occupavano il cielo: da lì a poco si sarebbe messo a piovere, e la biblioteca distava ancora qualche minuto da dove mi trovavo.
Accelerai il passo solo quando percepii una goccia di pioggia cadermi sulla chioma bruna, finchè non fu seguita da una seconda, e poi una terza. Ma, per mia fortuna, giunsi davanti al vecchio edificio prima che iniziasse a diluviare.

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topo da biblioteca » Kim Namjoon
Fanfiction"Era una completa sconosciuta di cui sapevo solamente il nome, ma per qualche motivo fu la mia scusa perfetta per ritornare in quella biblioteca i giorni seguenti".