BETTY POV
Importante.
Esaminando il termine ci si poteva accorgere che non veniva utilizzato da tutti in modo appropriato.
Se ne faceva spesso abuso.
Molte persone credevano che non tutto meritasse importanza, che solo determinate situazioni fossero degne di attenzione.
Ma chi poteva permettersi di stabilire cosa fosse importante e cosa, invece, non lo fosse?
Esistevano davvero problemi più gravi di altri?
Esistevano davvero ferite più dolorose di altre?
No.
Ognuno di noi ha il diritto di soffrire per quello che reputa importante.
Ognuno di noi ha il diritto di reputare importanti i propri problemi.
La morte di papà aveva creato delle cicatrici dentro di me che non si sarebbero mai rimarginate, ma tale tragedia non mi avrebbe mai impedito di provare empatia per gli altri.
Nessuno andava sottovalutato.
Niente andava dato per scontato.
Questo era ciò che lui mi aveva insegnato, e io avrei sempre portato avanti i suoi ideali.«Un'altra giornata colmata dalla tua assenza» sussurrai malinconica, facendo scorrere delicatamente le dita su una foto incorniciata di mio padre.
Gli occhi mi si appannarono a causa delle lacrime che, inconsapevolmente, stavano sgorgando. Alcune scesero sulle guance, così ci passai una mano sopra per scacciarle.
Erano passati otto anni dal cambiamento avvenuto nella mia vita e in quella di mia madre, da quando avevamo appreso che saremmo state solo in due.
Quando la polizia arrivò da noi, io avevo già capito.
Anche se ero piccola, ancor prima che ci venisse data la terribile notizia, io avevo avuto già la pessimistica sensazione che qualcosa di brutto fosse accaduto.
Anche se non avevo ascoltato la conversazione tra mia madre e gli agenti, mi era bastato vederli per comprendere che papà non sarebbe più ritornato a casa.Da diverso tempo ero riuscita ad andare avanti, a tornare a essere la Betty di sempre: allegra, spensierata e socievole.
Avevo iniziato a guardare il mondo con positività e a non privarmi della felicità.
Avevo capito che perdere un proprio caro non significava smettere di accogliere i buoni sentimenti.
Avevo compreso come ragionare nel modo giusto, e questa era il più grande traguardo.Diedi un bacio alla foto, come facevo tutte le mattine, e la riposi sul comodino, dopodiché mi recai alla mia scrivania, afferrando la polaroid.
Misi la macchina fotografica nella tracolla che avevo indossato prima.
Osservai rapidamente la mia figura nello specchio accanto al letto e, una volta accertatami di essere pronta, avanzai verso la porta.Feci un gran respiro.
Uscì dalla mia stanza e scesi al piano inferiore, dove notai mia madre intenta a cercare qualcosa nella sua borsa.
«Buongiorno, mamma» le dissi, avvicinandomi.
«Buongiorno, tesoro» ricambiò, per poi tornare di nuovo seria.
Continuò a frugare nella sua borsa e io mi accigliai.
«Posso sapere cosa stai cercando?» le domandai, incuriosita.
«Le chiavi del salone» rivelò con una punta di agitazione nella voce.
Mamma lavorava come parrucchiera in un salone da lei stessa creato e gestito.
Aveva sempre molte clienti, sia per la spiccata professionalità che per il suo splendido carattere.
Si faceva voler bene da tutti, e tale qualità l'avevo ereditata da entrambi i miei genitori.«Aspetta, ti aiuto» stabilì, girovagando per casa.
Spostai alcuni oggetti e, dopo diversi minuti, finalmente le trovai.
«Eccole!» esclamai afferrandole.
«Davvero? Dov'erano nascoste?» chiese, sbalordita e stranita.
«Accanto alla tv» spiegai, dopodiché gliele porsi.
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Lottare Per Conoscerti
RomanceElizabeth Rowland è una ragazza di diciassette anni, socievole, insicura, ma anche molto determinata e capace di scovare sempre il buono nelle persone. In seguito all'assassinio del padre, avvenuto otto anni prima, lei e sua madre non riescono a dar...