Passo uno: impara le regole

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All'inizio era sempre divertente. Vederli arrivare uno dopo l'altro nella sala, eccitati e pronti a giocare, assistere a come si sceglievano e dividevano nei gruppi che avrebbero preso posto attorno ai tavoli, sui quali erano pronte le scacchiere. Le anfore col vino a portata di mano, i calici che presto si sarebbero riempiti per seguire quelle semplici regole che tutti conoscevano, implementate dalle aggiunte che lui aveva stabilito per rendere le Serate dei Giochi più interessanti.
All'inizio era sempre divertente. Le prime risate, i primi scontri, le prime vittorie e i primi sconfitti. Lui amava i momenti in cui i giocatori venivano messi alle strette. Quegli istanti in cui uno di loro si sentiva braccato, in cui si ritrovava circondato e non poteva far altro che scegliere: fedeltà o tradimento.
Girava tra i tavoli, solo per soffermarsi a quelli in cui qualcuno stava per essere ucciso. E lì rimaneva a fissare la scena, l'indecisione, l'insolenza, la stoltezza, mentre il vino scorreva nelle gole dei partecipanti e sui loro abiti, quando la sentenza di morte sul tabellone da gioco prendeva forma su chi l'aveva subita.
Le chiamava Serate dei Giochi, sì, eppure raramente Loki sedeva a giocare con qualcuno. Non gli interessava farlo, non più. Il tempo in cui cercava di unirsi a un gruppo, in cui voleva essere accettato per partecipare alle avventure fuori dal palazzo, era iniziato e finito con la sua giovinezza. Per un po' era stato bello, prima di capire che essere lasciato indietro non era più un evento saltuario, bensì una costante.
All'inizio era sempre divertente, ogni cosa lo era. Ma poi tutto cambiava.

Delle grida adirate, il rumore di un'anfora che si frantumava sul pavimento e una serie di risate, provenienti dall'altro angolo della sala, attirarono la sua attenzione. Alzò una mano per fermare le due guardie che teneva di scorta all'ingresso, nel caso in cui ci fossero dei comportamenti intemperanti da placare. La situazione tornò alla normalità un attimo dopo, quando un giovane si rialzò di scatto, provocando la caduta della sedia, per poi andarsene con qualche imprecazione e lasciare così il posto a un altro.

Fu allora che li vide passare lungo il corridoio, proprio dietro al giocatore che aveva appena lasciato il tavolo. Rallentarono tutti e cinque, sghignazzando tra loro, poi Hogun e Sif tirarono dritti, lasciando indietro gli altri. Thor e Fandral si fermarono a osservare cosa stava succedendo nel salone, e Loki incontrò i loro sguardi. Lo stavano già giudicando, dietro a quei sorrisini sprezzanti e all'atteggiamento indifferente. Volstagg lo degnò solo di un'occhiata, invece, prima di dire qualcosa al futuro re di Asgard e trascinare via con sé l'altro guerriero, un braccio gettato amichevolmente sulla sua spalla.
Loki tornò a guardare le scacchiere e proseguì tra i presenti, fino a giungere al tavolo imbandito per l'occasione con cesti di frutta e dolci, insieme a decine di anfore piene. Si versò del vino e quando prese il calice avvertì una presenza alle spalle. Allora accennò un sorriso, fingendo una certa sorpresa quando si voltò verso di lui. «Già di ritorno? Credevo aveste programmato di restare fuori l'intera notte.»

«I piani sono cambiati,» replicò Thor, continuando a guardarsi attorno con l'espressione interessata e confusa. «Il cavallo di Sif si è ferito a una zampa sul fiume e abbiamo deciso di rientrare.» Indicò i tavoli con una debole risata. «Hnefatafl, fratello? E che razza di variante hai introdotto? Non ricordo che servisse del vino o che ci si baciasse.»

Loki avvicinò il calice alle labbra, senza però bere. «Tu non ricordi nemmeno le regole di base, per questo vincevo sempre io.»

«Le conosco quelle, ma tu imbrogliavi!»

«Disse colui al quale Madre doveva bisbigliare all'orecchio di muovere i pezzi in diagonale a ogni singolo turno.»

«Si muovono solo diagonalmente, lo so.»

«No, è vietato muoverli in diagonale.»

Thor fece subito una smorfia e alzò gli occhi al soffitto, e Loki rise, scuotendo la testa. «Bacia o uccidi,» aggiunse allora, con una luce soddisfatta sul viso. «Quando un pedone viene chiuso tra due pezzi, non è automatica la cattura per consegna. Chi lo ha chiuso può scegliere se ucciderlo subito, e quindi versargli addosso il vino, oppure baciarlo per cercare di portarlo nel proprio schieramento. Nel secondo caso, tocca al pedone catturato scegliere se tradire il proprio gruppo e passare al nemico, oppure se ribellarsi e uccidere a propria volta.»

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