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Ho incrociato i suoi occhi e ho capito quante bello quando qualcosa che ti fa stare bene esiste realmente.
Mi sta guardando con un sorriso stampato sul volto, sposto lo sguardo su Iris che mi guarda sorniona.
<< Emh, io sono Iris.>> rompe il ghiaccio.
<< Io...io sono Luce.>> farfuglio.
<< Andrea come...come mai siete qua?!>>
Cosa significa? Secondo te perché siamo qua? Non vedi stiamo facendo una girata.
<< Leucemia mieloide acuta.>>
<< Carcinoma polmonare.>> dice schietta Iris.
Dopo un po' di presentazioni, Andrea dice di doversene andare quindi ci abbraccia.
Chiude la porta e inizio nuovamente a stare male, in tutti i sensi.

<< Non hai visto quanto è bello?>> urlo davanti alla mia amica seduta sul letto mentre ride.
Mentre salto su e giù per la stanza noto un biglietto in terra.
<< Cos'è?>> chiede Iris.
<< Non ne ho idea.>>
Lo prendo e lo apro: numeri.
<< Ci sono dei numeri: 329...No!>>
<< Cosa?>>
<< È il suo numero.>> concludo.

Ho passato la giornata tra varie analisi e adesso sono sul mio letto troppo scomodo per regalarmi un sonno tranquillo.
Da un po' mi rigiro tra le dita il biglietto con il numero scritto sopra; lo fisso come se potesse dirmi qualcosa da un momento all'altro.
<< I fogli non parlano.>> dice Diego allo stipite della porta << Perché non gli scrivi?>>
<< Ma sei matto?>> urlo piano << E poi tu come sai questa storia?>>
<< Ho le mie fonti.>>
Guardo Iris che dorme.
<< Un semplice "Ciao" e si risolve tutto.>> continua lui.
Diego ha un retinoblastoma ed è qui da quando aveva sedici anni.
Adesso ne ha diciotto.
<<Lo faccio?>>
Mi fissa.
Segno la serie di numeri e su WhatsApp mi appare magicamente il suo contatto.
Lo guardo e con il capo annuisce.

Ciao, sono Luce, quella dell'ospedale.
Faccio vedere lo schermo a Diego.
<< Togli dell'ospedale, non fa sempre parte di te.>>
Cancello l'ultima parte.
Il ragazzo si siede davanti a me, mi guarda.
<< Adesso aspettiamo.>> dice << I tuoi?>>
<< Non lo so, probilmente da qualche parte in viaggio>>.
I miei mi hanno abbandonato come ha fatto il mio ragazzo.
Mi hanno scaricato in questo cesso di posto e non li vedo da due anni.
<< Mi dispiace.>>
Vedo una luce all'angolo del telefono: ha risposto.
Luce...ho capito, come hai avuto il mio numero?

Ho le mie fonti.

Fonti? Che ragazza misteriosa.

Lo dicono in molti.

Come mai sei sveglia alle due?.

Il mio letto è troppo duro e la mia compagna di stanza russa.

Capisco, be', dato che io non ho un letto duro vado a dormire.
Ci sente domani.

Notte.

<< Che dice?>>
<< Niente di che. Andiamo sulla terrazza?>> chiedo.
<< Non possiamo.>>
<< Siamo qua da due anni e ancora non hai imparato come sgattaiolare via?!>>

Siamo sulla terrazza e Diego sta fumando.
In molti gli diciamo che non è molto salutare ma lui controbatte dicendo che morirà lo stesso.
<< L'occhio?>>
<< Fra due mesi non ci sarà più.>> annuncia lasciando davanti a sé una nuvola di fumo.
<< La tua leucemia?>>
<< Fra un po' non ci sarò più.>>
Mi guarda triste.
<< Il mondo è una merda.>> urla a braccia aperte.
<< Smettila o ci sentiranno.>> dico ridendo.
<< Eddai, già la nostra vita è compromessa se poi la sprechiamo.>>
Inizio a ballare e ad urlare.
Inizia a piovere ma noi continuiamo a volteggiare con le braccia spalancate.
<< Chissà quante persone sono laggiù!? >> chiede improvvisamente.
<< Non lo so, ma laggiù c'è qualcuno che domani scaricheranno qua.>>
Diego mi guarda e noto che sta piangendo.
<< Non ce la meritiamo questa vita, Luce>> sussurra avvicinandosi.
Sento sempre di più la distanza che si accorcia, i nostri respiri mischiarsi e i nostri occhi scontrarsi.
Preme le labbra sulle mie: il mio primo bacio.
Sto dando il mio primo bacio ad una persona che nemmeno mi piace.
<< Luce, sono innamorato di te.>> confessa << Lo sono da quando sei entrata in ospedale. Avevi i capelli biondi e gli occhi verdi velati dalle lacrime. Eri troppo secca e troppo innocente per essere qua.
Ricordo Alessio, l'infermiere che se n'è andato, che mi ha guardato e mi ha detto " È bella eh? Dai, ti faccio fare il tour, almeno la conosci."
Durante il percorso ti guardai. Sempre. E non smetto di farlo ancora.>>
Sì, ma io, io non lo amo.
Lo ricordo quel giorno, avevo paura e i miei non c'erano.

Mi sveglio nel letto a causa del sole che trapassa le tende, Iris è sul letto che mi fissa.
<< Sei inquietante.>>
<< Lo so.>> ammette << Il tuo telefono si sta illuminando.>>
Messaggio.

Andrea:
Oggi ci sei?
       
E dove potrei essere?!

Andrea:
Passo per le dieci.

Sono le otto e mezzo e sono già felice.
Mi giro a guardare Iris e mi sorride.
Lei è una delle amiche più vere che abbia mai avuto.
Combatte da quando è nata.
Il suo carcinoma le è stato diagnosticato quando aveva tre anni.
Quando sono arrivata è stata una delle prime persone che è riuscita a farmi sentire a mio agio.
I suoi occhi azzurri mi fissano.
<< Ma ti senti bene?>>
<< Mh? Sì, tranquilla.>>
Non mi convince.

Aspetto le dieci con ansia tra visite di routine e altre analisi.
<< Buongiorno Luce, oggi devi fare la chemio, dalle nove alle undici.>>
<< Ma ho delle visite... importanti.>>
Il medico mi scruta e sorride.
<< Chi è?>>
<< Ma che razza di domande sono!?>>
dico arrossendo.
<< Uh, un ragazzo... è quello di ieri?>>
<< Diego?>>
<< No, l'altro...Andrea?>>
Annuisco.
<< Dai, per una volta chiudo un occhio e lo farò entrare in stanza.>>
Strabuzzo gli occhi, nessuno può vedermi nelle condizioni in cui sto mentre sto facendo la cura.
<< Cosa? No! Non verrà allora.>>

Preferisco che tu non venga.
Scrivo con le lacrime agli occhi.

Andrea:
Perchè?

Devo andare a fare la chemioterapia e non voglio che tu mi veda in quelle condizioni.

Lascia visualizzato, evidentemente la pensa come me.
Lasciò il telefono sul cuscino e vado in mensa a corrompere le infermiere per un budino al cioccolato che mi tiri su di morale.
Dopo un po' di obbiezioni e moine mi lasciano mangiare quel dannato dessert.
Sono le nove, vado a prendere il caricabatterie e il telefono per poi dirigermi verso la stanza delle torture.
Mi siedo su una poltrona e, mentre l'infermiera fa ciò che deve fare, mi volto dall'altra parte.
Al contrario della scorsa volta, ho vomitato quattro volte.

Sento dei passi avvicinarsi a me seguiti da uno struscio di rotelle: Iris.
<< Come va?>> chiede.
Lei è l'unica che può vedermi così.
<< Una meraviglia.>> dico con sarcasmo.
<< Devi stare bene.>>
La guardo interrogativa.
Sento altri passi che arrivano, questi però non sono seguiti da nessuna bombola o flebo.
Vedo dei capelli castani scorgere dalla tendina.
<< Ehilà.>>
Perchè è qua, non adesso! Ma non ha letto il messaggio.
Sono pallida, calva e piena di vomito ed è qua.
Avrebbe potuto scegliere di stare con un suo amico o con una figa atomica ma è qua, ad assistere una ragazza pelata, diafana, ricoperta di vomito, con una leucemia mieloide acuta e che conosce a malapena.
<< Io vi lascio soli>> annuncia Iris, ammiccante, per poi lasciarci soli trascinandosi dietro Dottie.
Sposto lo sguardo su di lui che sta guardando Iris andarsene.
È così bello, non ti stanchi mai di guardarlo, ogni volta scopri qualcosa di nuovo.
È così bello potergli toccare la mano e non toccarlo su uno schermo.
Si volta e mi sorride.
Il suo sorriso è costellato da un apparecchio che disarmonizza tanta bellezza.
I suoi occhi sono così semplici che ti sorprendono ogni volta che li incontri.
Vedo le palpebre che, piano piano, si chiudono.
Vedo la fronte di lui accrucciarsi e il suo volto impaurirsi.
Vuoto.
Buio.


koi no yokan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora