Warner

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"Dannazione"
Sento la rabbia appena contenuta nella voce di mio padre appena prima che qualcosa sbatta, fortemente, contro qualcos'altro. Impreca di nuovo.
Esito davanti alla sua porta. E poi, impazientemente- "Cosa vuoi?"
La sua voce è quasi un ringhio. Combatto l'impulso di essere intimidito. Trasformo il mio viso in una maschera. Neutralizzo le mie emozioni. E poi, lentamente, entro nel suo ufficio. Mio padre è seduto alla sua scrivania, ma vedo solo il retro della sua sedia e il bicchiere non finito di Scotch, stretto nella sua mano sinistra. I suoi documenti sono un disastro. Noto il fermacarte sul pavimento; il danno sul muro. Qualcosa è andato storto. "Volevi vedermi," dico.
"Cosa?" Mio padre gira la sedia per guardarmi. "Vederti per cosa?"
Non dico niente. Ho imparato a non ricordargli mai ciò che si dimentica. Finalmente sospira. Dice, "Sì. Giusto." E poi, "Dovremo discuterne dopo."
"Dopo?" Questa volta, fatico a nascondere i miei sentimenti. "Avevi detto che mi avresti dato una risposta oggi..."
"C'è stato un inconveniente."
La rabbia mi sale nel petto. Mi dimentico di me stesso. "Un inconveniente più importante di tua moglie morente?"
Mio padre non abbocca. Invece, prende un blocco di fogli e dice, "Va' via".
Non mi muovo.
"Ho bisogno di sapere cosa succederà," dico. "Non voglio venire nella capitale con te...voglio stare qui, con la mamma..."
"Cristo," dice sbattendo il bicchiere sulla scrivania. "Ma ti sei sentito?" Mi guarda disgustato. "Questo comportamento non è sano. È disturbante. Non ho mai visto un sedicenne così ossessionato dalla propria madre."
Il calore mi si insinua nel collo e mi odio per questo. Lo odio per farmi odiare quando, a bassa voce dico: "non sono ossessionato da lei"
Anderson scuote la testa. "Sei patetico."
Incasso il colpo e lo seppellisco. Con un po' di sforzo, riesco a sembrare indifferente quando dico, "voglio solo sapere cosa succederà."
Anderson si alza, caccia le mani in tasca. Guarda fuori dalla massiccia finestra del suo ufficio, poco oltre la città.
La vista è tetra.
Le autostrade sono diventate musei all'aria aperta per gli scheletri di auto dimenticate. Montagne di spazzatura formano cordoni lungo il terreno. Uccelli morti intasano le strade, le carcasse cadranno ancora dal cielo.
Incendi selvaggi in lotananza sono alimentati da pensanti folate di vento. Uno spesso strato di fumo è permanentemente sopra la città, e le nuvole rimanenti sono grigie e pesanti di pioggia. Abbiamo già iniziato il processo di regolazione che passa per un campo vivibile e invivibile, e intere sezioni della città hanno da quanto è stato chiuso. La maggior parte delle zone costiere, per esempio, sono state evacuate, le strade e le case allagate, i soffitti collassati. In confronto, l'ufficio di mio padre è un vero paradiso. Tutto è ancora nuovo; il legno profuma ancora di legno, ogni superficie brilla. La Restaurazione è stata eletta solo quattro mesi fa, e mio padre è attualmente il comandante e reggente di uno dei nostri settori nuovi di zecca.
Il numero 45.
Un'improvvisa raffica di vento colpisce la finestra, e ne sento il riverbero nella stanza. Le luci barlumano. Mio padre non si muove di un passo.
Il mondo potrebbe crollare, ma la Restaurazione è stata fatta meglio che mai. I loro piani sono stati applicati più rapidamente di quanto si aspettassero. E nonostante mio padre sia già considerato per una grande promozione
-a comandante supremo del Nord A
merica-nessuna quantità di successo sembra lenirlo. Ultimamente è stato più volubile del solito. Finalmente dice, "non ho idea di cosa succcederà. Non so neanche se mi considereranno ancora per la promozione."
Non riesco a mascherare la mia sorpresa. "Perché no?"
Anderson sorride infelice alla finestra. "Un lavoro di baysitting è andato storto." "Non capisco."
"Non mi aspetto che tu lo faccia."
"Quindi...non ci trasferiremo? Non andremo alla capitale?"
Anderson si gira verso di me. "Non essere troppo eccitato. Ho detto che non lo so ancora. Prima, devo capire come risolvere il problema."
Lentamente chiedo, "Qual è il problema?"
Anderson ride; a lato dei suoi occhi si formano delle rughe, e per un momento, sembra umano. "Ti basta sapere che la tua ragazza sta rovinando la mia dannata giornata. Come al solito."
"La mia chi?" Aggrotto la fronte. "Papà, Lena non è la mia ragazza. Non mi interessa quello che sta dicendo a..."
"Fidanzata diversa." Dice. Sospira. Non incontrerà più il mio sguardo. Afferra una cartella dalla sua scrivania, la apre e ne scruta il contenuto.
Non ho più possibilità di fargli delle domande.
C'è un improvviso colpo alla porta. Al segnale di mio padre, Delalieu entra. Sembra più che sorpreso nel vedermi e, per un momento, non dice nulla.
"Quindi?" Mio padre sembra impaziente. "Lei è qui?"
"S-sì signore." Delalieu si schiarisce la voce. I suoi occhi si soffermano di nuovo su di me. "Vuole che la porti qui, oppure preferisce incontrarla da un'altra parte?"
"Portala su."
Delalieu esita. "Ne è certo signore?"
Lancio occhiate a mio padre e a Delalieu. Qualcosa non va. Mio padre incrocia il mio sguardo quando dice, "ho detto di portarla su."
Delalieu annuisce e sparisce.

La mia testa è una roccia, pesante e inutile, i miei occhi sono saldati al cranio. Mi mantengo cosciente per pochi secondi alla volta. C'è odore di metallo, ne sento il gusto. Un antico, ruggente rumore aumenta, poi diminuisce, poi di nuovo forte.
Stivali, pesanti, vicino alla mia testa.
Voci, ma i suoni sono lontani anni luce. Non riesco a muovermi. Mi sento come se fossi stato seppellito, lasciato a marcire. Una debole luce arancione traballa dietro i miei occhi e per un solo secondo-solo un secondo-
No.
Nulla.
I giorni sembrano scorrere. Secoli. Sono abbastanza cosciente da capire di essere stato pesantemente sedato. Costantemente sedato. Sono assetato, disidratato al punto da fare male. Ucciderei per un po' d'acqua. Ucciderei.
Quando mi muovono mi sento pesante, straniero a me stesso. Atterro su un pavimento gelido, il dolore rimbalza sul mio corpo come se fosse distante. So, che troppo presto, questo dolore mi raggiungerà. Troppo presto l'effetto dei sedativi svanirà e sarò solo con le mie ossa e questa polvere in bocca. Un rapido, doloroso calcio nello stomaco e i miei occhi si aprono, l'oscurità sta divorando la mia bocca aperta e ansimante, infiltrandosi nella cavità dei miei occhi. Mi sento cieco e soffocato allo stesso momento, e quando, finalmente, lo shock svanisce, i miei arti si arrendono. Zoppicano. La scintilla muore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2019 ⏰

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