Marie Kondo - "Il magico potere del riordino" tra polemica e realtà

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Marie Kondo, per me, è stata una rivelazione.

Sono sempre stata una persona profondamente disordinata, nonché una collezionista. Nella mia vita ho raccolto e conservato di tutto, dalle figurine ai francobolli, dalle punte di matita ai fogli di carta da lettere, dagli smalti per le unghie alle magliette dell'Hard Rock Café. La casa dei miei genitori è grande, quindi il mio accumulo non è mai stato davvero un problema; certo, i miei mobili erano sempre strapieni e spolverare le mensole era un'impresa degna di nota, ma a conti fatti non importava davvero a nessuno che fossi una persona disordinata. Peccato però che il caso abbia voluto che, una volta cresciuta, mi trasferissi in un monolocale per cinque giorni su sette, il che voleva dire trenta metri quadrati da dividere con una coinquilina, senza cabine armadio o soffitte e cantine per stipare le mie improbabili collezioni di cose che ormai non ricordo nemmeno più. Nemmeno lei era una persona ordinata, il che è stata la manna dal cielo per una serena convivenza, finché entrambe ci siamo rese conto che o usciva un po' di roba o ce ne dovevamo andare noi. Questo è il momento in cui Marie Kondo e il suo metodo sono entrati nella mia vita e me l'hanno parzialmente stravolta. Perché vi racconto questo insulso aneddoto della mia vita? Semplicemente perché da qualche settimana, precisamente da quando su Netflix è uscita una serie tv dedicata alla giapponese maniaca del riordino, si è creata una polemica gigantesca (e insensata) attorno al metodo Konmari e alla sua creatrice e, diciamocelo pure, dove c'è polemica ci sono io.

 Perché vi racconto questo insulso aneddoto della mia vita? Semplicemente perché da qualche settimana, precisamente da quando su Netflix è uscita una serie tv dedicata alla giapponese maniaca del riordino, si è creata una polemica gigantesca (e in...

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Per me ognuno è libero di fare quel che vuole del proprio disordine, lungi da me dirvi che dovete buttare tutto e diventare fanatici del minimalismo (non sono diventata ordinata nemmeno io, non sono di certo la persona giusta per farvi la predica), ma vorrei fare un po' di chiarezza sul metodo Konmari e su tutto quel che comporta.

Iniziamo con il motto del metodo, che poi è anche la regola base da seguire durante le cernite: spark joy. Qualcosa vi dà gioia, vi rallegra, vi fa battere il cuore? Tenetelo assolutamente; non importa se è utile come un bikini nel Mar Glaciale Artico o se è il doppione di qualcosa che avete già, dovete tenerlo. Non ci sono regole legate alla quantità di oggetti, a quante volte li avete utilizzati o all'effettiva utilità di qualcosa, con il metodo Konmari la cosa importante è che alla fine del percorso siate circondati solo da cose che amate e che vi trasmettono gioia.

Una seconda, importantissima regola è quella di riordinare per categoria e non per luogo della casa. Come si traduce concretamente questo suggerimento? Nel celebre fuori tutto, ovvero nel raggruppare tutti gli oggetti di una certa categoria e di valutarli tutti insieme, approfittando anche dello shock di vederli tutti insieme. Lo ammetto, non mi ero resa conto di possedere così tante cinture finché non ne ho rovesciate ventitré sul letto. Ventitré, quando io ne uso effettivamente solo due. Il lavoro di cernita procede per categorie: abbigliamento, libri, documenti, komono (ovvero oggettistica varia come cancelleria, accessori per la cucina, cosmetici, oggetti legati a hobby particolari) e infine ricordi. È importante seguire questo ordine, ci insegna Marie, perché ci sono cose di cui è particolarmente difficile disfarsi, come oggetti che erano legati a un ricordo specifico o che hanno un valore affettivo, e quindi è meglio lasciarle al fondo per evitare di scoraggiarsi. Finito di fare le cernite è ora di passare alle collocazioni, ovvero al dare un posto a ciò che abbiamo deciso di conservare: il consiglio di Marie Kondo è quello di tenere il più possibile le cose nel loro luogo d'uso e raggruppate per categoria e, quando possibile, di tenere tutto in verticale (banalmente, disponendo i libri in verticale anziché impilandoli, oppure piegando i vestiti con il metodo a pacchetto, che contro ogni previsione ho scoperto di adorare e che uso ormai da più di un anno).

Febbraio 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora