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Ero sdraiata sul mio letto, fissavo il soffitto e per l'ennesima volta in quella giornata mi stavo chiedendo cosa stesse andando così storto nella mia vita da farmi sentire così inappropriata.

Non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che le cose stessero per cambiare, che ormai era inutile prendersi in giro e che forse era arrivato finalmente il momento di accettare il fatto che il liceo ormai fosse finito.

Era il primo giorno di settembre e l'estate stava per finire. Mi ero diplomata, ero andata in viaggio con i miei amici ed ero tornata, finendo così il brevissimo tempo di svago che mi era rimasto. Nel giro di due settimane tutto sarebbe cambiato. La mia migliore amica avrebbe cominciato la scuola di recitazione, e io, invece, avrei cominciato la facoltà di medicina.

Due scelte completamente diverse, dopo anni passati una come vicina di banco dell'altra. E tutto perché era arrivato il momento di trovare il nostro posto nel mondo, di realizzarci come persone e di cominciare a pensare seriamente alla vita che sarebbe venuta dopo.

A distrarmi, grazie al cielo, fu proprio un suo messaggio: "Scendi, sono qui sotto."

Mi alzai velocemente dal letto, recuperando il mio zaino e gli occhiali da sole. Presi le chiavi di casa velocemente e corsi giù per le scale del condominio nel quale abitavo, uscendo in strada e sentendo il caldo umido di Roma.

Vidi la mia migliore amica aspettarmi, a sedere sul suo motorino, con un casco nero in mano.

"Il ritratto della felicità" scherzò quando mi vide uscire dal cancello, mentre mi porgeva il casco.

Sorrisi a quella battuta, per poi mettermi il casco e salire dietro di lei in motorino.

"Allora? Dove andiamo?" le domandai gridando, a causa del rumore del mezzo e delle auto che ci stavano intorno.

Sentivo il vento fra i miei capelli e il suole che batteva su di noi, mentre ci facevamo strada fra il traffico dell'ora di punta di Roma.

"Fregene" rispose. "Gli altri hanno organizzato una festa, ci aspettano lì" spiegò velocemente.

Dire che ne ero entusiasta sarebbe dire una bugia. Da qualche settimana odiavo stare in mezzo alle persone, preferivo restarmene a casa a guardare le stelle insieme a lei. Ma mi aveva pregata di uscire, di passare insieme quegli ultimi giorni prima che cominciasse il nuovo capitolo della nostra vita.

Mi persi, come facevo spesso, tra i miei pensieri, senza accorgermi della guida spericolata della mia migliore amica, fino a quando non fermò il motorino. Dopo aver sistemato i caschi nel bauletto, ci dirigemmo verso il punto di incontro con i nostri amici.

"Com'è andata la cena ieri sera?" mi domandò mentre camminavamo una affianco all'altra.

Feci spallucce: "Normale. Era solo una cena in famiglia alla fine."

"Dai, Meg, un po' di vita per favore" esclamò.

"Scusami, Ele" dissi sincera. "È solo che sai come mi sento riguardo tutto quello che ci aspetta."

Sbuffò leggermente: "Meg, devi accettarlo. Non è la fine del mondo, ci vedremo comunque nei weekend. Andare in università diverse non significa per forza non vedersi mai più. Io ci sarò sempre per te, lo sai" disse sorridendomi, prima di allargare le braccia.

La strinsi forte a me, sentendomi un po' più sollevata dopo quella breve chiacchierata, e riuscii addirittura ad abbozzare un sorriso. Vidi in lontananza un gruppo di ragazzi che avevano montato delle tende e degli ombrelloni nella zona di spiaggia libera: i nostri amici.

"Ehi" esclamò Federico, vedendoci arrivare. "Finalmente siete arrivate!"

"Ciao Fede" sorrise Elena, abbracciandolo. Lo stesso feci io, prima di chiedere dove potevo appoggiare le mie cose.

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