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Il mattino successivo mi svegliai a causa della luce che filtrava attraverso le finestre. Un mal di testa incredibile mi impedì di alzarmi velocemente, e così cercai prima di tutto di abituarmi alla luce. Sentii qualcosa stringermi il petto con abbastanza forza da non permettermi di alzarmi.

Mi voltai in quello scomodo divano e mi ritrovai faccia a faccia con Niccolò. I ricordi si fecero largo nella mia mente, confusi, certo, ma quello del nostro quasi bacio era ben impresso nei miei pensieri.

Lui aprì leggermente gli occhi e sorrise: "Ciao."

"Ehi" sorrisi di rimando.

"Come stai?"

"Sono stata meglio" scherzai. "E tu?"

"Non lo so. Non ricordo nemmeno come sono arrivato qui" disse, prima di allargare le labbra in un sorriso.

"Almeno sei riuscito a dormire."

"L'alcol è un toccasana per l'insonnia" sentenziò.

Sorrisi. Non sapevo cosa fare, se parlargli o meno di quel bacio mancato. Non sapevo nemmeno se lui se lo ricordasse o no.

"Forse dovrei alzarmi" provai a dire, ma fui interrotta dalle sue braccia che mi strinsero ancora più vicina a lui.

"Resta qui" mi pregò affondando il suo viso nell'incavo del mio collo. "Ti prego" aggiunse poco dopo in un sussurro.

"D'accordo, Nic" cedetti, per poi mettergli una mano tra i capelli e accarezzargli dolcemente la testa.

Lo sentii respirare contro il mio petto mentre mi sforzavo di dormire, inutilmente. Non riuscivo a non pensare a quella situazione, al mio corpo attaccato al suo, alle sue braccia attorno al mio corpo che mi stringevano così saldamente.

"Nic" dissi in un sussurro poco dopo.

Lui rispose con un "mh", segno che stava per addormentarsi e non aveva alcuna voglia di aprire gli occhi.

"Cosa ti ricordi di ieri sera?" domandai.

"Che la prima domanda che hai fatto era il giorno del mio compleanno" mugugnò contro il mio collo.

"E basta?"

Sentivo il cuore in gola, il battito accelerato e la paura che dicesse che si, e basta, non ricordava altro.

Aprì gli occhi, ormai consapevole che non sarebbe riuscito a dormire e mi guardò: "Cosa intendi?"

"Niente, lascia stare" sentenziai delusa. Mi sciolsi da quell'abbraccio e mi diressi verso la cucina, dove presi un bicchiere d'acqua e cercai di calmarmi.

Ero delusa. E dispiaciuta. Quel bacio mancato era stata una cosa totalmente improvvisa e allo stesso tempo sarebbe rimasto un grande rimpianto per me.

Non sapevo cosa provassi per Niccolò, sicuramente non amore, ma allo stesso tempo mi aveva fatta sentire viva dopo tanto tempo. Mi aveva fatto ricredere sul mio cinismo, sul mio scudo che mi ero costruita attorno per evitare di essere ferita.

Mentre nella mia testa analizzavo tutte le possibilità di come uscire da quella situazione imbarazzante, qualcuno entrò nella stanza.

"Wendy" mormorò.

Mi voltai a guardarlo negli occhi.

"Che succede?" domandò poi, avvicinandosi a me.

"Niente, Nic, davvero" mentii, senza riuscire ad incrociare il mio sguardo col suo.

Feci per andarmene, quando lui mi prese saldamente il polso, facendoci ritrovare faccia a faccia, ad un millimetro di distanza.

"Non ti pare che questa situazione sia un dejà-vu?" sussurrò sulle mie labbra.

Deglutii a fatica, mentre mi perdevo nei suoi occhi.

"No" sussurrai.

"Se non lo vuoi, Wendy, non lo farò" cominciò. "Ma voglio che tu me lo dica."

"Volere cosa, Niccolò? Cascarci di nuovo?"

"Lo sai che non è così, lo sai che non sono Luca."

"Non mi interessa."

"Wendy, ti prego, sii sincera."

Respirai a fondo: "Se ti baciassi qui, ora, poi cosa resterebbe?"

"Il coraggio che hai avuto ad averci provato, ad esempio" cominciò. "E, soprattutto, resterei io."

"Mi conosci da una settimana, ci siamo visti due volte, come puoi dire di essere innamorato di me?!"

"Non ti sto dicendo che sono innamorato di te" puntualizzò. "Ti sto dicendo che sto morendo dalla voglia di baciarti da quella mattina che siamo andati in collina. Ti sto chiedendo di darmi una possibilità."

Mi spostai leggermente: "Non posso baciarti. Mi distruggerebbe di nuovo."

"Non vuoi baciarmi o non vuoi darmi una possibilità?"

"Che differenza fa?"

"Be" fece spallucce, "nel primo caso ti renderebbe una donna intelligente e razionale, nel secondo una fifona."

Ridacchiai, e lui con me, a quella battuta. Lui poi si fece serio e mi guardò: "L'ultima cosa che voglio è che tu venga di nuovo ferita."

Mi morsi il labbro inferiore: "Scusami, Nic, mi dispiace."

Lui abbassò lo sguardo sconfitto, e a me fece più male del previsto. Tornai in salotto, dove presi le mie cose e le misi nella borsa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 03, 2019 ⏰

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