L'Università

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Ancora una volta mi stupisco dell'effetto che Iris ha su di me, non posso credere di essere quasi tranquilla nel tragitto verso l'imponente struttura della State University,una delle più importanti Università del nostro Stato. Entrare non è stato assolutamente semplice,per passare il test di ingresso ho dovuto  studiare come una matta,e quando è arrivata la lettera con i risultati ero sicura di non averlo passato,avevo deciso di non aprire la busta per non avere una grandissima delusione. Come al solito è stata Iris ad aprire la busta a mia insaputa,portandomi, il giorno seguente,  una torta  al cioccolato con sopra la scritta " Sei passata cretina!"; Non mi sembrava vero allora come non mi sembra vero adesso. Dato l'ennesimo abbraccio ad Iris mi faccio forza e attraverso il cortile della struttura,è veramente bellissimo, gremito di ragazzi seduti sul prato o sugli scalini dell'ingresso,animati dalla spensieratezza che solamente l'illusione dell'estate appena terminata può dare. Nonostante ci siano molte persone non mi sento a disagio e anzi, noto più di qualche persona che mi sorride, io cerco di contraccambiare ma è proprio quando inizio a pensare che forse questa nuova avventura potrebbe non essere così male che inciampo distrattamente su un masso che non avevo visto, tanto ero presa dai miei pensieri, e cado con un tonfo a terra scorticandomi il palmo delle mano per cercare di resistere alla caduta,ovviamente invano. Quando penso che già questa caduta possa essere abbastanza imbarazzante mi rendo conto che il mio bicchiere di caffe che avevo preso al Bar sulla via verso l'università con Iris si è completamente rovesciato sul retro della camicia del ragazzo davanti a me che, avevo notato stesse parlando con altri due sue amici prima del fatale impatto. Faccio per alzarmi quando sento il ragazzo iniziare a parlare,riferendosi ai suoi amici e dandomi ancora le spalle " Ma quanto può essere cretina una persona che neanche guarda dove cammina?" accena prima di girarsi e vedere che si sta riferendo a me. Quando i suoi occhi neri come il carbone incontrano i miei che si muovono freneticamente verso il basso,il suo tono di voce non accenna a un cambiamento  e anzi, con disprezzo prosegue solo con un " Ah sei una ragazza". Con un coraggio che non ho mai pensato di avere,almeno fino a quel momento contrabbatto "Ah beh ,che occhio!". Ma come mi viene in mente? Dovrei chiedergli scusa per avergli rovinato la camicia,non rispondere al fuoco con il fuoco, eppure non proseguo nel discorso,aspetto la sua prossima mossa. Inaspettatamente non è il ragazzo dallo sguardo profondo e irritato a parlare, ma uno dei due ragazzi del gruppo "Ehi Jack non ti sembra un pò esagerata la tua reazione? Penso tu possa rimediare attingendo al prezioso rifornimento di camicie nel tuo armadietto ,ehi scusami...aspetta non so come ti chiami ." "Katherine" " Katherine ,devi scusare il mio amico Jack,ci tiene particolarmente al suo vestiario, e quando si tratta di quest'ultimo non capisce più nulla,di solito non è così scontroso." " Beh,lo spero bene" replico io. " Comunque io sono Carter,piacere." ,mi offre in modo gentile la sua mano, mostrando un sorriso leggermente impacciato, "Piacere mio" mi affretto a rispondergli , non nascondendo un sorrisetto soddisfatto a Jack,che, se possibile sembra ancora più infuriato di prima.

Tutta colpa sua.Where stories live. Discover now