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La pioggia aveva iniziato a cadere non appena era scesa dall'auto. Scosse la testa mentre chiudeva con violenza lo sportello della macchina e correva verso l'ingresso dell'enorme casa bianca. Prese un respiro profondo mentre si toglieva i lunghi capelli bagnati dalla faccia. Sollevò la mano e bussò alla porta di legno. Attese ma la porta rimase chiusa. Si allontanò leggermente da essa per sollevare la testa verso l'alto per vedere se ci fosse una luce accesa al piano di sopra. Era tutto buio. Erano le due di notte, doveva essere a casa. Era a casa. Lo sapeva. Bussò di nuovo più forte, e di nuovo ancora. Alla fine vide una luce accendersi nel soggiorno, sorrise.
«Che diavolo ci fai qui a quest'ora?» chiese la mora un istante dopo aver aperto la porta. Il freddo la fece rabbrividire e si strinse maggiormente la vestaglia per coprirsi dall'aria gelida.
«Te! Voglio te.» rispose la bionda continuando a sorridere.
Gli occhi nocciola della mora si aprirono leggermente, aprì la bocca per rispondere ma poi ci ripensò e la richiuse.
«Vai a casa.» disse infine iniziando a chiudere la porta.
Emma la bloccò con una mano.
«Regina voglio te.»
«E tuo marito vuole stare con te.» ribattè con acidità l'altra donna. «E non voglio prendermi una polmonite a causa tua.»
«L'ho lasciato.» replicò Emma facendo un passo in avanti. «Per te.»
Regina per un secondo allentò la presa sulla porta. Era un anno che aspettava quel giorno. Quante volte aveva immaginato, sognato, che la bionda andasse da lei e le dicesse che aveva lasciato Killian per stare con lei, perché era innamorata di lei. Che le dicesse che era stato un errore che avrebbe dovuto seguire il suo cuore. Ma erano passati dodici mesi. Trecentosessantacinque giorni.
«Vattene.» rispose Regina, rinsaldando la presa sulla porta e tentando nuovamente di chiuderla.
Emma rimase spiazzata. La bocca aperta.
«Che...che significa?» balbettò.
«Non sarò più il tuo giocattolo.»
«Non lo voglio.»
«Mi hai fatto passare un anno d'inferno...»
«Lo so. Ho sbagliato ma adesso sono qui...per te.»
«Non posso. Non posso più crederti.» la voce incrinata per l'emozione, per le lacrime che minacciavano di uscire. «Addio Emma.» chiuse la porta e poggiò la fronte al legno freddo. Solo allora permise alle lacrime di uscire, di scorrere sulle sue guance, sulle labbra.
Emma rimase immobile davanti alla porta chiusa. Iniziò a picchiare con violenza contro la porta.
«Aprimi maledizione! Io ti amo! Voglio stare con te!» urlò attraverso l'ingresso.
La bionda rimase per più di ora davanti all'uscio chiuso, continuando a bussare e piangere. Ma la porta rimase chiusa.
Alla fine infreddolita e disperata si voltò e scese i pochi gradini, camminò lungo il vialetto fino alla sua macchina. Il suo sguardo sempre rivolto alla porta, sperando che si aprisse. Ma non accadde. Salì in macchina e ripartì la pioggia continuava a scendere così come le lacrime scendevano sul suo viso. L'aveva persa. Aveva aspettato per troppo tempo e aveva perso l'unica persona che avesse mai amato.

Bravery will comeWhere stories live. Discover now