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Mi svegliai, purtroppo, come al solito. Mi sveglia nel mio freddo letto, con il mio solito freddo pigiama. Dovevo andare a scuola, si, dovevo proprio. Avevo gli occhi gonfi dal pianto, come ogni giorno, dopo la sua dipartita. No, non era morta, era solo andata via, da me. E no, non era partita, non era una gita, mi aveva solo detto "addio", un sonoro e freddo "addio". Quella che fino a poche settimane prima era la mia ragazza, colei che doveva solo illuminare le mie giornate, si era trasformata nel mio peggior incubo. Ricordo quando dovette fare le valigie e salire in macchina. Ricordo di averla seguita fin davanti casa sua e ricordo di essermi seduta sull'asfalto, di aver gridato, di essermi coperta il volto rigato dalle lacrime, di aver accolto la carezza fraterna del mio amico, desolato dalla mia situazione. Ricordo le ultime parole che lei mi porse, chinandosi e alzandomi il mento: "la vita é una merda". Adesso io stessa, ma soprattutto tu, penserai sia la tipica infantile e stupida frase, ma quel giorno, il quel momento, mai espressione fu più azzeccata, mai dolore fu più grande e io non ero assolutamente in grado di descriverlo. Quel giorno sentii le viscere contorcersi, il cranio comprimersi e le carni dilaniarsi. Una visione puramente macabra, nel perfetto stile di una semplice ragazza pessimista e interessata alla morte. Non che fossi un'autolesionista: se dovevo sfogarmi, per sentirmi "viva", tiravo pugni al muro o testate al comodino. Ma, piuttosto, sono sempre stata interessata a ciò che l'uomo farebbe per salvaguardare la sua vita nei momenti peggiori. A quanto egoista sia nel paradiso, e a quanto forte si disperi nell'inferno. Sono sempre stata una fan accanita di Jig Saw e la sua politica, la sua giustizia, il suo saggio acume. Sono sempre stata una fan dell'orrido, delle creepypasta, degli horror, dei cadaveri, del far parlare un corpo che ormai ha perso la capacità di farlo autonomamente. Quel giorno, lo ricordo bene, fui io, nonostante il cuore battesse ancora, a perdere la capacità di parola. Salii in macchina e il mio amico mi portò in giro per le strade della nostra bella città, ad ammirare il cielo. Peccato che io vidi solo buio. Le giornate, da quel momento in poi, si susseguirono in un'escalation di emozioni che nessuno, neppure io, riesco ancora a spiegarmi.

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