14/02

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In fondo la scoperta dei miei sentimenti verso Aurora non è stata poi questa grande sorpresa. Il mio corpo, il mio cuore se l'aspettava...era la mia mente che rimaneva da convincere e nel momento in cui Gio mi ha confessato che piaccio segretamente ad Aurora ho sentito come una vocina provenire dal basso ventre che sussurrava: "visto Max? Era così semplice". E lo era davvero! Dal giorno della Rossa (mi piace ricordarlo così) le sensazioni che reputavo estranee e fastidiose si sono rivelate gradite come carezze e piacevolmente graffianti perché le collegavo a Lei.

Ripensandoci ora, mi sento un po' ridicolo poiché mi ricordo del mio comportamento che è cambiato da un giorno all'altro: prima della Rossa con Aurora ero normale, il solito Max che la guardava con indifferenza ma già il giorno dopo facevo le scenate da timidone e lei mi guardava strano. Ma non strano disgustato, strano divertito; e quello strano-divertito mi scombussolava ancora di più.

Mi ero preso, quindi, una bella cotta. Forse una di quelle leggendarie cotte che duravano anni di cui si parlava alle medie. Forse avevo trovato il tanto temuto Amore.

Il tempo passò, le ripetizioni con Aurora cessarono di aver luogo (mi sentivo troppo strano a stare in casa sua, solo noi due; e poi i miei voti si erano risollevati) e arrivò febbraio. Più precisamente il 14 febbraio: San Valentino. L'ho sempre reputata una festività inutile e dedita solo al guadagno in cavolate come rose, cioccolatini e pupazzi ma quell'anno mi ero pure segnato il giorno sul calendario del diario scolastico: era arrivato il momento di uscire allo scoperto e di dichiararsi ufficialmente alla mia bella. Quella mattina la sveglia suonò mezz'ora prima, come da programma, e utilizzai quel tempo per passare da uno dei tizi che vendono rose in bicicletta. Acquistai una bella rosa rosso scuro, come quelle delle soap opera squallide che danno dopo pranzo. Andai a scuola a piedi quella mattina, ero così carico di energia che avrei potuto camminare fino in capo al mondo. Entrai in classe e nascosi la rosa dietro un termosifone fuori uso in modo che Aurora non la scoprisse sotto il banco. mi sedetti e Lei entrò, ma non era come al solito: era mesta, guardava a terra e non mi salutò nemmeno quando si sedette accanto a me. Pensai che fosse stanca e la lasciai in pace. Passarono le barbose solite tre ore di lezione e suonò l'intervallo. Era il momento. Aspettai che tutti uscissero dalla classe per andare a prendere da mangiare ai distributori automatici e prelevai la rosa, rimasta sorprendentemente integra nonostante lo scomodo nascondiglio. Uscii dalla classe e nei corridoi c'era un turbinio di coppie (quasi tutti più grandi di me) che si scambiavano baci e regali. Percorsi il corridoio e sorrisi imbarazzato a una coppia che pomiciava animatamente dietro la porta antincendio che conduceva al liceo classico. scesi due rampe di scale cercando le parole che avrei potuto dire ad aurora ma non mi veniva nulla. Avevo il cuore a mille. Aprii la porta che conduceva all'androne e cercai Aurora in mezzo alla folla che si era accalcata durante la ricreazione. Mi parve di vederla vicino ad una delle grandi finestre della sala e mi avvicinai. Ciò che vidi mi pietrificò. Aurora adesso rideva, beata mentre davanti a lei un ragazzo le porgeva una rosa simile alla mia. Lei afferrò la rosa e la tenne vicino al petto con entrambe le mani. Quel ragazzo era Marco.

"Tradimento", pensai, e tutta la foga di quella mattina svanì. Rimasi immobile a contemplare la scena finché la campanella suonò. Una mandria di persone si affrettò verso le porte per tornare ai rispettivi licei ma io rimanevo fermo, come uno scoglio in mezzo al fiume, a guardare quei due. Marco ad un certo punto si allontanò e Aurora mi guardò dritto negli occhi. Sentii le guance infiammarsi. Lei abbozzò un sorriso ma appena vide la rosa che tenevo stretta in pugno assunse un'espressione tra il ferito e il sorpreso. Era il colmo. Lasciai la rosa, che cadde per terra e venne calpestata dagli studenti, e scappai verso la mia classe lasciando Aurora a guardare sbigottita la rosa sul pavimento.

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