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Se volessi davvero iniziare a parlare davvero di me, dovrei incominciare col parlare dalla mia nascita, o giusto qualche anno dopo.
Fin da piccolo, nella mia dimora, la normalità non è mai stata lasciata padroneggiare. Vi erano liti su liti da parte dei miei genitori, un muro quasi enorme che li separava in casa, era come ammirare due persone che non si sopportavano costrette a convivere insieme per il resto della loro vita, quasi come in una sitcom americana, in prigionia. Da cosa?
Dai bambini che eravamo io e mio fratello maggiore.
Uscire fuori a giocare con gli amici del paese per me era l'unico momento di divertimento; dove potevo correre, saltare, nascondermi dietro alle case, sotto i camion e immergermi in mondi che solo io vedevo, dove solo io ne facevo parte.
A volte mi perdevo pure, a casa della mia piccola cuginetta, a giocare assieme lei con le bambole; era sottile la linea che attraversava i due mondi,  il reale e la fiaba. Una volta ero un dottore, altre una principessa, insomma, potevo essere chi volevo, quando volevo e dove volevo.

Così non era a casa mia, a casa mia vi erano regole dittatoriali introdotte da mio padre.

La prima era quella che non si poteva rimanere fuori dopo le nove di sera, ricordo ancora quando io ero sempre il primo a tornare in casa quando nella mia fanciullezza, mi divertivo con i miei amici fuori. Niente allarmismi, abitavamo in un piccolo paese e tutti  rimanevamo davanti al mio enorme giardino a giocare, per ore intere.

La seconda regola invece erano i compiti.
Si, abbastanza normale, quale genitore non costringe il figlioccio a fare i suoi doveri pomeridiani? Ovvio.
Però per me era un vero incubo, con mio padre era impossibile fare un compito perché ad ogni errore, era una sberla in faccia.
Odiavo il fatto che mio padre avesse un sistema nervoso simpatico, violento e crudo sia con me che con mio fratello, non mi ha lasciato bei ricordi.

Maledetta infanzia.

La terza regola, l'ultima che ricordo, era quella di non usare troppo il Nintendo Ligh. L'unico mio svago dell'epoca. Peccato che lui mi mettesse in punizione ogni secondo della mia vita e non mi lasciava altro che usare il Nintendo Light, creando così un effetto a catena, infatti dopo un po' mi tolse anche quello.

Il ricordo più vivido che ho di quella mia strana famiglia, è quello del cibo.
Il cibo quando ero un fanciullo era il mio peggior nemico, non avevo intenzione di mangiare neanche sotto tortura, infatti i miei genitori mi mettevano in punizione.
Chiuso a chiave, in camera mia, a digiuno per una giornata.
Mi riducevo a mangiare pezzi di carta, pur di poter sfamare quel mio povero pancino in quei momenti di fame.
Ricordo pure che una volta, per far sembrare più invitante quel foglietto di carta da cucina, lo pitturai con un pennarello. Inutile. Sapeva di alcol.

Poi c'era mia madre; una bomba ad orologeria. Era tanto gentile, quanto onesta.
Quando mio padre arrivava ad usare quel suo sistema simpatico contro di noi, era sempre la prima a prendere le nostre parti e ad aiutarci... Peccato, però, che pure lei, come la famiglia tutt'altro, non era così ordinaria.
Quando non si faceva quello che diceva; scoppiava.
Se mio padre mi avrebbe tirato uno schiaffo diretto in faccia, lei mi avrebbe buttato direttamente giù dal balcone di casa.
Non ricordo Nemmeno bene per cosa, ma una volta si arrabbiò così tanto con me, che rovesciò nella mia testa una bottiglia contenente acqua gelida, buttandomi successivamente fuori casa, a patire i freddo serale.

Genitori spaventosi no?
Per fortuna che con me c'era mio fratello, l'unico che come me doveva sopportare ogni giorno quei due pazzi dei miei genitori e sopportare le loro cattiverie.
Mio fratello però è di dieci anni più vecchio, quindi non eravamo molto uniti, anzi, la maggior parte delle nostre volte non ci calcolavamo minimamente.

Maledetta età.

Ho pochi ricordi con lui; tra collezioni di carte di Dragon Ball e Pokemon, battaglie di BayBlade e pellegrinaggi pomeridiani nei boschi a cercare animali che solo lui sapeva.

Che stramba famiglia vero?
Che strano mondo io sono stato germoliato.
Che questo mio passato abbia segnato la persona che sono tutt'ora?
Marchiato profondamente, colmo di cicatrici che mai se ne andranno dalla mia mente, dalla mia pelle.

Ricordi vividi che creano lividi...
Strano no?

Non ho più voglia ||taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora