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Il trasloco fu doloroso per me, non riuscivo allontanarmi dai miei dolci nonni, dal mio migliore amico e dalla mia casa in campagna per trasferirmi in una città piena di smog.
Molti invidiavano questo mio cambiamento, non ne vedevo il perché, per me era simbolo di perdere l'unica cosa felice che mi era rimasta. Purtroppo ai tempi non avevo ancora appreso l'importanza dei ricordi e delle emozioni.
Insomma, chi davvero lo fa a sedicianni?

L'unico riscontro positivo di quella situazione era il fatto che tutto quello era un'opportunità, un'opportunità per iniziare tutto da capo; oramai avevo capito cosa andava e cosa non andava bene, le mie abilità oratorie erano migliorate ed ero molto più sveglio o almeno, così credevo.

Ero convinto che non avrei mai più detto al mondo ciò che mi piaceva, convinto che in fatti la gente sappia solo criticare e nient'altro.
Una volta le critiche erano proprio un tasto dolente, forse era il brivido dell'adolescente ma scavavo sempre in me stesso per mostrare agli altri una perfezione, una perfezione che mai sarebbe arrivata e che non appartenevo; nessun essere in questo mondo possiede la perfezione, nemmeno Venere stessa, solo che io non lo sapevo.

La nuova scuola era enorme, c'erano molte più classi delle solite che vedevo io nella mia vecchia scuola.
I corridoi erano ampi e l'arredamento minimalista in tutti i dettagli.
Sembrava una scuola costosa, una scuola per ricchi oppure una scuola di medicina, invece era semplicemente una scuola pubblica, nel distretto di Gangnam, dove anche i più bastardi cresciuti nelle vie più povere, potevano camminare senza alcun problema dentro a queste mura.

Sentivo il cuore battere all'impazzata, quasi andava a ritmo dei miei passi che si trovavano ad essere veloci e precisi, mentre mi dirigevo verso la mia nuova classe; la 2°A. [*nonostante si parla di scuole coreane, ho voluto mantenere gli anni scolastici italiani]

Non sapevo il perché, ero felice? Entusiasta? Intimorito? Nervoso? Non ne avevo proprio idea, ma la mia mente iniziò a fare mille e mila paranoie, si presentarono così varie idee nella mia mente: entrare, salutare e sedersi o entrare, salutare e cercare di fare amicizia? Aspetta! Aspetta! Entrare, presentarsi e sedersi!

Pensai così tanto che mi venne da sudare e ora... nonostante siano passati anni; la cosa è rimasta completamente uguale.

-Salve, sono Jeon Jungkook. Provengo da una piccola periferia e sono un vostro nuovo compagno di classe-
Dissi era un intervallo e l'altro, scrutando quelle otto persone con cui avrei condiviso i miei prossimi anni di vita.

Poche vero? So solo che era stata l'ultima classe creata e che a lungo andare si sarebbero aggiunti alunni.
Sinceramente mi aspettavo molto di più.

Il benvenuto in quella classe però, fu caloroso, infatti quasi tutti si accerchiarono attorno a me, riempiendomi di domande, sorrisi, risate e strette di mano.
Fu così strano, vivere tutta quella popolarità, dopo aver vissuto nel buio.

Forse... Mi ci abituai troppo.

Vorrei poter chiudere qui, per sta sera, non so quanto sia divertente leggere della mia vita, però... Però prima di andarmene vorrei raccontare dell'ultima persona: lui.

Lo incontrai la prima volta proprio il giorno del mio benvenuto a scuola, mentre camminavo verso la mensa scolastica con un mio compagno di classe, Hoseok.
Lui stava camminando verso gli involtini alle verdure prima che si fermasse a guardarmi.

-Bel bracciale!-

Fui stato colpito, solo dalla sua profonda voce.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 31, 2019 ⏰

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