Apollo era lì, che tendeva il suo magnifico arco rivestito d'oro e da piccolissime pietre di svariati colori:azzurre, rosse, gialline.
Era lì, ansioso. Aveva avvistato un meraviglioso cinghiale nel bosco, grande e maestoso, e ora stava quasi per colpirlo. Stava già pensando a tutte le Ninfe e Dee minori che lo avrebbero adulato, e a quanto sarebbe stato riconoscente il padre Zeus. Avrebbe servito quel cinghiale al banchetto di quella sera, ai festeggiamenti per il matrimonio di Aci e Galatea.
Sarebbe stato il secondo matrimonio avvenuto tra un mortale e una Dea, dopo quello di Elena e Paride.
Mentre sì lasciava adagiare dai suoi pensieri, scoccò la freccia ma sbagliò mira, per colpa di un forte suono. O meglio, un forte grido...non era altro che sua sorella Artemide.
«Ciao fratello!» disse guardandolo, sorridendo. Al ché lui ricambio con un'occhiataccia.
«Oh Artemide! Sei sempre in mezzo ai piedi! Stavo per catturare un meraviglioso cinghiale per la cena di stasera e ora non lo prenderò mai più!» sbuffò, drizzando i denti. Artemide incrociò le braccia, compiaciuta.
«Non è colpa mia se non sai mirare bene...Io riesco a cacciare senza farmi distrare da nulla.» - «Beh, logico, sei la Dea della Caccia, degli animali, dei boschi...sei avvantaggiata.» roteò gli occhi.
«Aspetta...Scusa?» La bruna inarcò le sopracciglia incredula, «Stai insinuando che se non fosse per i miei poteri, non sarei in grado di cacciare?» chiese, aguzzando lo sguardo verso il riccio.
Lui ridacchiò, facendo innervosire la sorella ancora di più. «Non ridere, bifolco. Posso dire benissimo anche di te allora.» disse, in aria sfidante. Apollo la guardò confusa. «Cosa vorresti dire scusa?» - La ragazza iniziò a girare attorno al fratello. «Dico solo che tu sei il Dio delle arti, musica, danza...ma sicuramente saresti più stonato e meno aggraziato di un ippopotamo senza i tuoi poteri da due monete.» sorrise beffardamente, dandogli un colpetto sulla spalla.
Gli occhi di Apollo divennero di un colore rosso scarlatto, dentro di sé sì era abbastanza innervosito. Prese velocemente la ragazza, sbattendola contro un albero. «Hey, ma che fai-»
Apollo strinse la presa sui polsi di Artemide, facendola mugugnare. «Mi stai facendo male...lasciami...» disse lei, non volendo far del male al fratello.
«Non osare. Dire mai più. Che i miei son poteri da due monete.» il suo tono di voce sembrava abbastanza serio e malinconico. Artemide rimase in silenzio, per poi sussurrare un leggero «...mi dispiace.»
D'improvviso Apollo mollò la presa, iniziando ad avere giramenti di testa. Artemide chiamò subito aiuto «Asclepio! Asclepio! Dio della medicina, curatore di anime, accorri in mio aiuto!»
Nel mentre Apollo, iniziò ad avere la vista appannata, intorno a lui vedeva il buio e tutto ciò che ricordava erano sua sorella piangente e una figura maschile che sì avvicinava.
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Maybe I'm in love.
Storie d'amoreLa storia d'amore tra le divinità più inaspettate.