Prologo

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Il corpo nudo, in avanzato stato di decomposizione, era steso sul letto con le braccia lungo i fianchi e le gambe diritte. Era curato e per certi versi sembrava rilassato, come fosse in pace. Ai piedi del letto il lenzuolo era piegato in modo quasi perfetto con gli angoli che combaciavano esattamente tra di loro. Gli agenti che stavano facendo i rilievi del caso erano coperti da mascherine e guanti per non lasciare impronte. L'odore era nauseante, doveva essere morta da giorni. Si chiamava Federica Agresti giovane venticinquenne, single. Lavorava come impiegata presso una multinazionale, ed erano stati proprio i colleghi a fare la denuncia. Federica aveva preso dieci giorni di ferie e doveva rientrare al lavoro tre giorni prima. Non vedendola e non ricevendo sue notizie i colleghi avevano deciso di andare a casa sua per sapere cosa fosse successo. Non ricevendo risposta, e allarmati dallo strano odore che si respirava vicino alla porta d'ingresso decisero di chiamare i pompieri. Era notte quando i vigili del fuoco entrarono in casa e la trovarono stesa inerme sul letto. Immediatamente fu chiamata la polizia e tutta la zona fu transennata nel tentativo di trovare qualche indizio. I lampeggianti colorati delle auto ferme, coloravano il buio della notte mentre distante si sentiva lo sferragliare di un treno.

***

Vide dal finestrino le luci dei lampeggianti delle auto della polizia. Una macchia lontana di luci colorate nel buio.

Le porte metalliche si chiusero con un fruscio.

L'uomo che era sceso poco prima, scomparve lungo il marciapiede, mentre l'ultimo treno della notte ricominciò a muoversi. Il leggero sferragliare rompeva il silenzio. Una fila di lampadine spente sul soffitto del vagone e il buio che proveniva dall'esterno rendevano cupa l'atmosfera. Un vecchio adagiato con la testa contro il finestrino sembrava dormire cullato dal dondolio, mentre in fondo al vagone una coppia di ragazzi approfittando della penombra e dell'assenza di persone intorno a loro, si scambiavano effusioni. Li guardò. Dovevano avere all'incirca vent'anni. Immediatamente pensò a sua figlia, il mese precedente ne aveva compiuti quattordici. Quel giorno aveva preso il treno la mattina presto per andare ad Ancona solo per vederla da lontano uscire da scuola. Non poteva avvicinarsi dopo la restrizione, ma voleva vederla anche solo per un momento, anche sapendo di rischiare. Stava crescendo, stava diventando una donna e lui si era perso quegli anni, forse i migliori. Aveva perso gli ultimi otto anni di sua figlia ma anche della sua vita. Non ce l'aveva con lei, sapeva che all'epoca dei fatti era troppo piccola per capire quello che aveva raccontato soggiogata da sua madre, ma quello che era successo dopo, aveva cambiato la sua vita per sempre. Dopo i giorni tremendi di detenzione, appena uscito si rese conto di come effettivamente tutto fosse cambiato. Gli amici di un tempo erano spariti, il datore di lavoro non aveva più bisogno di lui e la sua famiglia lo aveva lasciato trasferendosi ad Ancona. Era solo e additato da tutti come un maniaco pervertito. Per tutti aveva abusato di sua figlia usandole violenza. Si incupì mentre un senso di malinconica tristezza si impossessava di tutto il suo essere ricordando quei giorni. Distolse lo sguardo da quella giovane coppia e cercando di distrarsi si concentrò sulle locandine pubblicitarie.

"Vuoi recuperare anni scolastici? Ti aiutiamo e ti formiamo con i nostri migliori professionisti seguendoti per tutto il cammino. Non sarai mai solo, tutto ti sembrerà più facile"

Un sorriso tirato carico di ironia si formò sul suo volto, se ci fosse stata una società in grado di restituirgli gli anni di vita persi invece di quelli scolastici, probabilmente avrebbe pagato l'impossibile per iscriversi. Ma non esisteva. Aspettava la sentenza del ricorso dal tribunale ma i tempi lunghi della giustizia, nel frattempo, lo costringevano a vivere come un lebbroso, allontanato da tutti.

Il treno rallentò in prossimità della stazione, era la sua fermata e lui mestamente si alzò avviandosi alla porta. La solitudine delle mura del suo appartamento lo attendeva, anche oggi nulla era cambiato, tutto rimaneva inesorabilmente immobile nella routine quotidiana di un'esistenza che andava a pezzi. Quella era la sua vita da molto tempo o perlomeno quella che ancora gli rimaneva.

L'ULTIMO TRENO DELLA NOTTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora