Banksy who?

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Sabato 2 marzo 2019

"Marti..."

Galleggiando nella spensierata incoscienza del dormiveglia, Martino avverte il calore della mano che Nico gli ha posato sul braccio più che il suo richiamo.

"Dai Marti, daidaidaidai svegliati!"

Perché dovrebbe? Si sta così bene in quel limbo fatto di coperte morbide, con il sapore dolce dell'ultimo bacio sognato che ancora aleggia nei suoi pensieri. Allunga perciò un braccio ad occhi chiusi in cerca del resto del corpo del suo ragazzo, mormorando qualcosa di cui non è affatto consapevole, sorridendo soddisfatto quando riesce ad acchiapparlo per il collo e a tirarlo verso di sé.

"Cinque minuti, Nì." lo prega trattenendogli la testa riccioluta contro il petto "Poi faccio quello che vuoi."

Normalmente Niccolò approfitterebbe delle promesse incaute che gli sfuggono quando è in questo stato comatoso, perciò lo coglie totalmente alla sprovvista quando invece si divincola bruscamente dal suo abbraccio e rifiuta con un secco no di concedergli quei pochi momenti ulteriori di sonno che gli ha chiesto. Il suo sesto senso comincia a gridargli che c'è qualcosa che non va e un attimo dopo Martino è sveglio e vigile, seduto sul letto a scrutare attentamente la figura inginocchiata accanto a lui sul piumone.

"Finalmente! Ti devo far vedere una cosa." esclama Niccolò trionfante, con un sorriso esageratamente esaltato che accende tutti i suoi campanelli d'allarme mentali. La camera è soltanto parzialmente illuminata dalla lampada nera che c'è vicino alla scrivania, per cui gli è difficile cogliere i dettagli del viso dell'altro. Si volta per accendere quella sul comodino e quando riporta lo sguardo sul suo ragazzo un brivido freddo gli attraversa la schiena. Niccolò lo sta fissando con gli occhi dilatati dall'eccitazione, un velo di sudore gli imperla la pelle pallida e sta chiaramente fremendo nell'attesa di una sua risposta. Per un istante, un terribile istante, il ricordo di quello che è successo a Milano lo travolge come un treno in corsa, mandandolo completamente in tilt. Probabilmente non dimenticherà mai la paura e l'angoscia che ha provato durante quella maledetta notte, ma adesso la situazione è diversa, lui è diverso, è a conoscenza della malattia di Niccolò e ha capito che anche nei momenti in cui prende il sopravvento il suo Nico è ancora lì e lui non deve fare altro che amarlo come farebbe ogni altro giorno. Torna quindi padrone di sé stesso con un profondo respiro e prende una mano dell'altro fra le sue, sorridendogli rassicurante.

"Che cosa mi devi far vedere?"

"Ho fatto un disegno."

"Non riuscivi a dormire? Per questo ti sei messo a disegnare?" gli chiede tirandogli indietro i riccioli dalla fronte, delicatamente. La pelle scotta sotto i suoi polpastrelli.

"Noooo, dormivo! E sognavo!" una risata gli scuote le spalle "Ero una giraffa altissima e correvo libero per la savana."

Non può fare a meno di sorridergli di rimando, immaginando la scena.

"E poi che è successo?"

"Ho preso i tuoi pennarelli e l'ho disegnata ovviamente!"

"Davvero?"

Niccolò annuisce con un ampio movimento della testa.

"Okay, posso vederla?"

"Ma certo che sì, è per questo che ti ho svegliato! Anche se eri così carino mentre dormivi...avrei potuto farti un ritratto, che stupido!"

"Me lo farai la prossima volta." gli assicura con un bacio sulla guancia "Adesso c'è una giraffa che ci aspetta."

"Giusto!" Niccolò lo afferra per un polso e lo trascina in piedi con sé fuori dal letto "Eccola!"

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