Cap. 1 Una nuova notte

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La notte era scesa sulla città. Da Piazza Castello alla sua gemella alla fine di via Po nessun rumore. A parte qualche pazzo scatenato che dava troppo di gas alla sua roboante auto nuova, approfittando della calma che si era creata dopo che anche l'ultimo torinese si era ritirato nei propri alloggi. Per tutti i cittadini quello era il momento migliore della giornata. La fine del lavoro e il meritato riposo che tutti tanto desideravano. Ma lui no. Per lui era la fine di un altro giorno. E l'inizio di una nuova notte. Dario Caglieri, detective incallito e uno stronzo di professione, non amava il giorno né quella disgraziata città nella quale era cresciuto. Sulla trentina, alto, distinto, dai capelli neri e avvezzo alla passione per la birra e i libri d'avventura, Caglieri era da vent'anni il detective prediletto della Questura torinese, luogo dal quale controllava la città e vegliava sulle menti perverse di quel triste luogo del nord Italia. Caglieri risiedeva in via Monte di Pietà al numero 13 in un piccolo bilocale, arredato con le più semplici attrezzature delle quali uno scapolo incallito aveva bisogno per vivere. Un single come lui che, nelle notti più insonni, era incline a stare sveglio fino a tardi, sorseggiando un bicchiere del miglior Barbera di sempre e leggendo le pagine di un libro reperito presso una delle bancarelle storiche di via Po, da sempre meta di migliaia di persone ogni giorno. Dario era un uomo solo. Non si era mai sposato anche se di donne ne aveva avute. Eccome. Da ragazzo, quando si era appena trasferito a Torino dal suo natio paesino della Puglia, mostrò da subito di sapersi adattare alla sua nuova realtà. La sua tempra determinante e il suo carattere spesso focoso e impulsivo lo avevano da subito distinto dagli altri coetanei che lo definivano un perfetto leader. Alla sua capacità di leggere bene il carattere di una persona univa un modo di fare alquanto carismatico e deciso volto a fare breccia nel cuore delle ragazze più in della città. La maggior parte delle alunne del Liceo d'Azeglio di Torino lo avevano da subito trovato attraente e non mancavano di farglielo notare. Un fascino mediterraneo al quale era difficile resistere. E lui, da buon ragazzo di campagna, non si faceva di certo pregare quando una di quelle gallinelle si accostava a lui per essere spennata a dovere. In poco tempo aveva fatto sue le ragazze, spezzando un cuore e riaggiustandolo subito dopo. Ma mai nessuna di quelle persone gli era entrata veramente dentro. O almeno questo era quello che Caglieri raccontava tutte le volte che qualcuno dei suoi ex compagni di scuola tornava sull'argomento. Per qualche mese dopo la fine della scuola e l'inizio dell'università, Dario aveva cercato di cacciare quei ricordi col fumo e le bevute, mentre la sera si ritirava nella sua stanza in via Buenos Aires 27 dove risiedeva insieme alla sua famiglia per tuffarsi nei classici che da sempre amava. Il suo mondo aveva un nome - Nautilus - e i suoi amici erano i personaggi della letteratura. Da Omero a Orazio, da Wilde a Poe, passando per Dante a Leopardi, senza fare sosta sul pensiero manzoniano, da lui detestato. Rigirava e ammirava le pagine, cogliendo la più singolare sfumatura nera o grigia nelle righe di quei mostri sacri, sognando a cosa avessero fatto se fossero vissuti in quell'epoca così deturpata e priva di rispetto. Passava ore a leggere le loro opere, senza curarsi dello scorrere del tempo che passava in fretta, senza curarsi di nessuno. Tra una cola e una sigaretta, Caglieri arrivò alla fine dell'Università con il massimo dei voti in Giurisprudenza accolto con la gioia sfrenata dei suoi genitori e le porte aperte per un futuro da avvocato. Ma il destino per lui, come per i suoi maestri sacri, aveva altri progetti. E se ne accorse subito. Dopo i primi mesi in cui bazzicava per un part-time in una foto-copisteria del centro di Torino, lesse di un annuncio nel quale si indiceva un concorso per entrare in polizia presso la questura di Torino in Corso Vinzaglio 18. Caglieri non era mai stato un tipo d'azione, ma il desiderio di lavorare a contatto con la gente, vivere per servire il prossimo, il brivido del primo arresto, lo convinsero all'istante a mollare il suo apprendistato e a voltare pagina. Forse l'euforia dell'essere giovani ed essere morsi da quella voglia sempre di mettersi in gioco o forse perché vedersi sempre in giacca e cravatta - come uno di quei fighetti figli di papà che andavano in giro per feste e ricevimenti - o perché si considerava sempre uno del popolo e quindi contrario alla vita mondana dell'elité locale, lo motivarono a credere che ciò che voleva davvero era sentirsi libero, senza restrizioni e senza impedimenti. Qualche mese dopo aver rinunciato al suo sogno di avvocato, entrò in polizia come una persona nuova e il proseguo del suo percorso fu costellato di successi e riconoscimenti. Ora, mentre ammirava il panorama dal balcone del suo appartamento sorseggiando il suo vino prediletto, Caglieri ripensava agli anni trascorsi ripensando ad una sola cosa.

The Raven - Il gioco del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora