4. Rollin'

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Quando si svegliò, si ritrovò seduta a una sedia con mani e piedi legati. La sua vista era ancora annebbiata, ma riuscì a capire che si trovava in un posto che non conosceva. Era una stanza completamente bianca, priva di finestre, nella quale l'unico pezzo di mobilio era la sedia su cui era seduta. Sopra la sua testa si trovava una lampada a neon. La guardò direttamente per un attimo e sentì una fitta di dolore agli occhi.

Davanti a lei, in piedi, c'era una figura. Ci volle un po’ prima che riuscisse a distinguerla, ma una volta che i suoi occhi si abituarono alla forte luce del neon, poté vederla chiaramente.

- Ancora tu?

L’altra ragazza sembrava presa alla sprovvista da questa domanda improvvisa, quasi come se l’avesse offesa. Era esile e non molto alta, con dei capelli corvini lasciati cadere sulle spalle e un riconoscibile neo a lato della bocca. Aveva un viso gentile.

- Io… - l’altra stava cercando le giuste parole per rivolgersi a lei – Come ti senti?

- Come se mi avessero stordita con un dardo soporifero.

L’altra sorrise. Perché lo stava facendo? La stava deridendo?

- Sei la mia secondina? – le chiese allora.

- Più o meno, dovevo aspettare che ti svegliassi. Adesso dovrei andare a chiamare le altre per interrogarti.

- E perché non lo fai allora?

L’altra rimase qualche secondo in silenzio, con aria afflitta, come sapendo che quello che stava per dire le avrebbe fatto del male.

- Tu… non ti ricordi di me, vero?

Il cuore iniziò a batterle all'impazzata. Allora era vero, faceva parte della sua vecchia vita. Questa persona la conosceva, e lei sapeva di conoscerla a sua volta. Ma era solo una sensazione, non una consapevolezza. Aveva un’aria familiare, le dava come l’impressione che prima fossero piuttosto vicine. Ma non riusciva a ricordare chi fosse.

- No, mi dispiace. Ho perso la memoria in un incidente, qualche anno fa. Non ricordo niente di come fosse la mia vita prima.

- Capisco… - l’altra abbassò lo sguardo. Era triste, quasi delusa. Doveva volerle molto bene.

- Come ti chiami?

Si rese conto di aver pronunciato quella frase con dolcezza, quasi con paura di farle ancora del male. Non capiva cosa le stesse succedendo, era come se stesse, per la prima volta dall’inizio della sua nuova vita, provando affetto. Ma non poteva esserne sicura, non aveva mai provato niente di simile. Probabilmente era ancora in stato confusionale.

- Mi chiamo Chaeyoung. Son Chaeyoung. – quel nome non le diceva niente – E tu… ti ricordi il tuo nome?

- Io non ho un nome. Non me ne è stato assegnato uno. – rispose freddamente.

- Quando ti ho conosciuta io, ne avevi uno.

- Prima mi hai chiamata Mina… mi chiamavo così?

Chaeyoung annuì silenziosamente. Pesava ogni parola che diceva, era molto cauta, non voleva che l’altra smettesse di parlarle per un suo passo falso. Doveva essere una situazione molto dolorosa per lei.

- Chaeyoung… - pronunciare quel nome le sembrava tanto naturale quanto il nome stesso le era estraneo – io chi ero?

Ci fu un attimo di silenzio. Chaeyoung prese un profondo respiro e cominciò a parlare.

- Il tuo nome è Myoui Mina, e vieni dal Giappone. Quando ti ho conosciuta studiavo a Seoul da qualche anno. Frequentavamo entrambe la stessa università, ma con indirizzi diversi. Tu studiavi danza ed eri la ballerina migliore del dipartimento. Io studiavo arti figurative. Il giorno del Tracollo dovevamo incontrarci, ma non sei mai arrivata. Non credevo che ti avrei mai più rivista. Soprattutto, non così…

Sensational - Twice ff [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora