Prologo.

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Questa storia è frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o persone è puramente casuale.

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Heléna non avrebbe mai creduto che il ventisette luglio del duemiladiciassette se lo sarebbe ricordato a vita. I suoi ventitré anni l'avevano travolta, era sempre stata abituata bene; effettivamente era una Agnelli, e si sa, la famiglia Agnelli è sempre stata una delle famiglie più facoltose d'Italia.

Non credeva però che la carriera che aveva voluto intraprendere con tutta sé stessa, fosse così complicata e soprattutto non credeva assolutamente che avrebbe dovuto mettere da parte tutta la sua vita al di fuori del lavoro. Per i suoi ventitré anni era anche maturata troppo in fretta, aveva quasi bruciato le tappe; da ragazzina forse un po' viziata e vanitosa a donna in carriera, che stava proseguendo per quello che era il suo sogno fin da bambina.

Aveva sempre considerato suo padre, Andrea, l'uomo perfetto. E infatti era stato l'unico ad esserci sempre, l'unico che l'aveva aiutata a rialzarsi dai drammi dell'adolescenza, dall'assenza di una madre che non si era mai interessata di lei fin da bambina. Andrea era il suo eroe, l'uomo più importante nella sua vita. E ora, lavorare con suo padre, era sicuramente il traguardo che aveva sognato.

Lavorare per la Juventus non era cosa da poco. Era cresciuta con la filosofia che la Juventus era la miglior squadra in Italia, con la filosofia del vincere sempre, non c'era altro di importante. Lei era cresciuta con quell'idea ben precisa, lei stessa come persona, doveva vincere. Su tutti.
Lei doveva essere la migliore, lei doveva uscire come vincente da ogni situazione che la vita le avrebbe messo davanti e fino ad allora, ne era sempre uscita vincente. Aveva un carattere particolare, un carattere che non tutti sapevano tenere a bada, anzi, forse quasi nessuno sapeva tenerla a bada se non Andrea.

-Sei pronta?- la voce del padre la risvegliò dai suoi pensieri di quella mattina americana. Helena si era svegliata da appena mezz'ora e stava finendo di truccarsi e vestirsi per iniziare la nuova mattinata lavorativa. Era la prima volta che Andrea seguiva la Juventus nella tournée estiva americana, lo aveva fatto solo per accompagnare la figlia e aiutarla con i primi problemi che le si sarebbero presentati durante il lavoro e anche per evitare che già dai primi giorni riuscisse ad attaccare briga con qualcuno dello staff, sarebbe stato perfettamente nelle sue corde.

-No papi.- rispose lei dall'interno della sua camera di hotel mentre andava ad aprire la porta per far entrare Andrea.

-Buongiorno fatina.- esordì l'uomo entrando nella stanza della figlia che praticamente si era solo vestita e doveva ancora truccarsi e pettinarsi.

-Papà, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?- chiese ancora lei alzando gli occhi al cielo.

-Finchè siamo solo io e te...- rispose ancora lui.

-Poi lo fai anche fuori...- rise lei avvicinandosi e lasciandogli un bacio sulla guancia –Comunque buongiorno papà.- concluse subito dopo per poi andare a prendere la sua borsetta dei trucchi e iniziare a mettersi la crema idratante e poi, via via, tutti i prodotti che aveva. Dall'eyeliner al rossetto rosso fuoco che lei adorava.

-Ti ricordi che oggi presentiamo Bernardeschi, vero?- chiese il presidente della Juventus mentre apriva la porta-finestra per poi uscire sul terrazzo.

-Sì, mi ricordo.- rispose –Tanto a parte le foto finale, non dovrò fare assolutamente nulla...- sbuffò ancora. Heléna non vedeva l'ora di entrare nel vero pieno del suo lavoro, voleva toccare con mano ciò che voleva dire essere una direttrice di un settore specifico di una squadra e di una società così potente come era la Juventus.

Nel silenzio di mille parole. | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora