amati.

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Gli antichi greci dicevano che ogni cosa, per essere reale, dovesse avere una fine, un limite, di modo che potessero misurarla e attribuirle un valore, più o meno alto.

Anche la bellezza, così come l’amore, non era “infinita”. Non era “assoluta”. Non era “senza limite”.

La dea Venere (dea della bellezza), difatti, era strabica; lo strabismo era il limite che permetteva di calcolare la sua bellezza e attribuirle un determinato valore.

Più una persona aveva difetti, limiti, fini e crepe, più era bella. Di una bellezza concreta, reale, esistente e quindi misurabile.

Purtroppp, questa idea è andata a perdersi, e adesso si tende a vagheggiare una bellezza irreale e utopica.

È un vero peccato.

Non so cosa hai di sbagliato, ma so che questo non rovinerà affatto la tua bellezza; la renderà solo più preziosa.

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