Capitolo 4

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James e Theodora ripresero il loro viaggio. Ora avevano anche i documenti falsi, perciò la loro sarebbe stata una fuga in piena regola. James aveva perfino dato a Theodora un nuovo numero di telefono, dato che c'era la possibilità che venisse rintracciata da Storm semplicemente intercettando una sua telefonata. Il telefono, inoltre, avrebbe dovuto essere utilizzato soltanto in casi di estrema emergenza.
La prima cosa che fece Theodora fu rendersi conto del tempo passato in fuga: era rimasta priva di coscienza per diverse ore, prima di risvegliarsi in macchina con James, e questo significava che suo padre era stato assassinato soltanto il giorno prima. Era in fuga già da un giorno, e già non poteva fare a meno di pensare a quanto sarebbe durata. Forse qualche settimana, qualche mese, o addirittura qualche anno! E, nel frattempo, cosa sarebbe successo all'organizzazione politica del Paese? Storm aveva ucciso Arthur Smith, il suo principale oppositore, e quindi, con ogni probabilità, aveva preso il suo posto e aveva cominciato a fare il bello e il cattivo tempo. A Theodora serviva assolutamente un modo per tenersi informata su quello che succedeva intorno a lei, dato che non poteva proprio vivere totalmente isolata dal mondo. Certo, ogni tanto, forse, lei e James si sarebbero trovati nei paraggi di una televisione che trasmetteva un qualche notiziario, o avrebbero comprato un giornale, ma forse non sarebbe stato abbastanza. Theodora aveva bisogno di un occhio sempre aperto sulle notizie che interessavano a lei, e immediatamente la soluzione le venne in mente, come se il suo cervello fosse stato colpito da un fulmine. C'era una vecchia amica di Theodora che era sempre aggiornata sulle ultime notizie di qualsiasi argomento: Theodora avrebbe potuto usarla come fonte di notizie, e anche come computer... C'erano un paio di cosette che avrebbe tanto voluto approfondire, se solo avesse avuto una connessione ad Internet a portata di mano...
I pensieri di Theodora furono interrotti dal tintinnio delle chiavi della macchina di James. Solo allora la ragazza si accorse del portachiavi che vi era appeso: era piccolo e blu, e aveva la forma di una cabina telefonica della polizia, molto comune negli anni Sessanta...
«Ti prego, dimmi che questa macchina te l'hanno prestata e che mio padre ti ha regalato una Ferrari che non puoi usare per portarmi via...» disse Theodora.
«Perché?» chiese James. «Cos'ha questa macchina che non va? È una Volkswagen Golf, e non è né troppo grande, né troppo piccola: è perfetta! A te non piace?»
«Quel portachiavi... Spero vivamente che non sia tuo...»
«Perché? Che c'è di male?»
«Guardi Doctor Who? Davvero?»
«Continuo a non capire cosa ci sia di male... Tu non guardi mai la televisione?»
«Sì, ma io guardo i notiziari! Quelli sì che sono utili! Non quei telefilm idioti che piacciono ad un sacco di persone...»
«Se piacciono ad un sacco di persone, forse non sono così idioti... Non trovi?»
«No, sono solo la dimostrazione che sono le persone ad essere stupide...»
«Se ne sei convinta...»
Qualche secondo dopo, una strana musica riempì il silenzio: si trattava della suoneria del cellulare di James, e Theodora la riconobbe immediatamente, anche se l'aveva sentita per caso, un paio di volte, in televisione.
«Ti sei fatto prestare un cellulare da qualcuno per questa fuga e ti sei ritrovato con questa suoneria assurda o quello è veramente il tuo telefono e la tua suoneria è il tema di Harry Potter?» chiese Theodora, sperando vivamente che James si fosse fatto veramente prestare il cellulare da qualcuno.
«Oh, ma perché mi chiama sempre?» si lamentò invece James, dando solo un'occhiata al display del suo cellulare.
«Oh mio Dio, ci avrei scommesso che avevi una suoneria assurda!»
«Non è assurda! E vuoi smetterla di criticare i miei gusti personali?»
«Sono stata rapita da un nerd idiota in una scatola di sardine! Non sarebbe potuta andare peggio!»
«Certo che sarebbe potuta andare peggio: avresti potuto avere gente che ti telefona ad orari improponibili per chissà quale motivo!»
«Chi ti stava chiamando, piuttosto? Qualche parente?»
«No, soltanto una che ha una cotta per me...»
«C'è gente che ha una cotta per te? Dev'essere gente molto stupida... o molto disperata...»
«Non sapevo che le figlie dei politici fossero abituate ad insultare altri esseri umani...»
«Non ti sto insultando: sto solo esponendo il mio punto di vista...»
«Certo, certo...»

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