Capitolo 1

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Era sempre la solita storia: quando aveva bisogno di lui, Asra non c'era mai.

Sospirando, Sybil appoggiò sul bancone del retro un grosso mortaio in pietra; lì accanto aveva già preparato gli ingredienti che le sarebbero servite. Si sedette pesantemente sulla vecchia sedia ed aprì il libro di pozioni, la fronte puntellata sul palmo della mano.

Sfogliò le pagine per qualche minuto, prima di lanciare un'occhiata all'orologio appeso alla parete. Mezzanotte. Avrebbe dovuto smettere di lavorare almeno quattro ore prima... Ma come poteva permetterselo, con tutto quello che doveva finire?! I suoi sospiri, sempre più frequenti per la stanchezza, si tramutarono velocemente in ringhi di rabbia. Le venne da pensare che Asra utilizzasse le sue abilità divinatorie per prevedere quando sarebbe arrivato troppo lavoro e svignarsela per tempo... E così, mentre lui si occupava dei "suoi affari" chissà dove, Sybil era obbligata a passare notti insonni per coprire la sua assenza. Davvero altruistico da parte sua!

Cercò di scacciare quei pensieri rancorosi concentrandosi sulla ricetta della pozione. Passò col dito la lista degli ingredienti, controllando per l'ennesima volta che fossero tutti lì pronti per essere tritati nel mortaio.

"Erba di Luna,scaglie di rana dei fuochi, pelo di Lince del Sud, foglie di acero blu"... Un momento!

Sybil si alzò in piedi di scatto ed iniziò a frugare freneticamente tra le erbe e le boccette sparse sul bancone. Niente da fare. Le foglie di acero non c'erano.

- Dannazione... Dannazione! - imprecò ripetutamente, sbattendo un pugno sul tavolo per il nervoso.

Cercò nei cassetti delle scorte e nell'armadio del negozio. Niente nemmeno lì.

Quella pozione doveva essere pronta per la mattina seguente, il cliente era stato più che chiaro. E uno degli ingredienti più importanti era completamente esaurito.

Sforzandosi per recuperare la calma, Sybil guardò il lato positivo della cosa: l'acero blu, se non altro, era il componente più facile da reperire. Ce ne era una pianta perfino a Vesuvia, in un vecchio giardino non molto lontano dal negozio... Non c'era tempo da perdere!

Velocemente, la giovane indossò mantello e cappello e, assicuratasi di aver chiuso la porta del negozio con tutte le mandate, si avviò lungo la strada con passo sostenuto.

Stringendosi i lembi del mantello sul petto per difendersi dal freddo, Sybil non riusciva a smettere di maledire mentalmente Asra. Non era la prima volta che una delle sue assenze la metteva in difficoltà e ogni volta l'antifona si ripeteva. Quell'uomo era fisicamente impossibilitato a prendersi delle responsabilità, non c'era da meravigliarsi se tra loro le cose non avevano funzionato...

Strofinandosi le mani infreddolite, la giovane cercò di scacciare quei pensieri scomodi.Alzò gli occhi verso il cielo: le luna era già alta, bianca,luminosa e prossima alla sua forma più completa. Le strade erano inondate del suo chiarore argenteo, tanto che Sybil decise di prendere una scorciatoia, nonostante questa non fosse provvista di lampioni.

Girò a sinistra e si infilò in una viuzza stretta, poi giù da una rampa di scale di sasso lucido per l'umidità, attraversò una minuscola piazzetta e dopo un paio di altre svolte si ritrovò in una via più larga e lastricata. L'altra parte della strada era delimitata da un'alta recinzione in ghisa, quasi completamente inghiottita dall'edera tranne che per le punte acuminate sulla cima che spuntavano fra le foglie come tante alabarde.

Sarebbe stato impossibile scavalcare quella barriera da soli senza ferirsi, ma Sybil già sapeva che, poco più in giù, ben nascosta dalle fronde di edera incolta, c'era una sbarra spezzata che le avrebbe permesso un semplice ingresso.

Prima della tempestaWhere stories live. Discover now