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«Il mio armadio è il 124, sapete dov'è?» chiesi non appena entrammo il quell'edificio che gli adulti spacciavano per scuola, mentre era solo un carcere di detenzione sotto mentite spoglie. E che insegnava a parlare in questo modo, ovvero come un nerd senza vita sociale. Ma  in Inghilterra io ero maggiorenne, quindi adulta. Cazzo, avevo diciotto anni. Be' io ero fedele alla bandiera a strisce e stelline, quindi, finché non avessi avuto ventun anni mi sarei considerata minorenne.

Scesi giù dalle mie riflessioni sulla scuola e sulla mia età quando sentii la voce squillante di Maddie: «Non è molto lontano dai nostri ... Aspetta, ma è quello di fianco all'armadietto di Harry!» esclamò andando su di giri, mentre Catherine alzava gli occhi al cielo. Aggrottai la fronte.

Quel nome mi sembrava terribilmente familiare ed ero sicura di aver conosciuto un 'Harry' non molto tempo prima. Solo che non riuscivo ad associare quel nome ad una faccia.

Ancora una volta la voce straordinariamente acuta di Madelaine mi rispedì dritta sulla Terra: «Vieni, andiamo agli armadietti» disse, tirandomi per un braccio. Ce l'aveva proprio con il mio braccio. Catherine mi lanciò uno sguardo comprensivo, mentre ci seguiva senza dire niente.

Svoltammo a destra e davanti a noi si presentò un corridoio arredato da due file di armadietti blu e rossi apparentemente infinita e popolato da studenti, alcuni mezzi addormentati, altri euforici, altri ancora semplicemente normali.

Sembrava quasi una scuola americana, solo che qui non c'erano i gotici, gli hippy, i depressi ed altre categorie che davvero non meritavano di essere citate.

Però, c'erano le cheer leaders e gli sportivi. Questo significava troie e puttanieri, il che mi faceva sentire un po' a casa, dato che nella mia vecchia scuola avevo a che fare con persone del genere anche quando mi chiudevo in bagno.

Improvvisamente mi balenò in mente il ricordo di quando ero entrata in bagno con l'intenzione di farmi una sana pisciata ed avevo sorpreso due lesbiche che si davano da fare. Un'esperienza traumatizzante.

Soprattutto perché ero una ragazzina di quindici anni, ero ancora innocente e vergine e perché quelle due se la leccavano come se non ci fosse un domani.

Rabbrividii al pensiero e presi la saggia decisione di smettere di perdermi in viaggi mentali, soprattutto se riguardavano bagni e lesbiche.

«Ecco, adesso Maddie va in corto circuito» borbottò Cat infastidita, guardando un punto ben preciso.

«Oddio, oddio, oddio eccolo là!» ripeteva ad intermittenza mia cugina, battendo le mani come una foca rincoglionita al circo, mentre fissava lo stesso punto della bionda.

Mi voltai in quella direzione e la prima cosa che identificai fu una massa informe di ricci. Stop. Un attimo.

Io conoscevo quella massa informe di ricci. Ed anche quegli occhi verde brillante. Così come quelle fossette profonde da Cicciobello.

La vocina che alloggiava nella mia testa senza nemmeno pagarmi l'affitto improvvisamente smise di guardare la TV, si alzò dal divano e urlò "Quello è Harry!".

Flashback – due mesi prima

Ispezionavo il mio riflesso allo specchio, una ragazza dai capelli scuri , con qualche ciocca rossa raccolti in una crocchia sulla testa. Era un'acconciatura strategica, così se mai mi fossi presa una sbronza colossale ed avessi vomitato non mi sarei sporcata i capelli.

Indossavo un paio di pantaloncini di jeans a vita alta, un'enorme maglietta nera con una scritta rossa che recitava "69... e con questo ho detto tutto" ed un paio di tacchi alti rosso fuoco.

L'unico trucco con il quale avevo dipinto il mio viso era un rossetto rosso che in altri casi avrei definito da squillo, ma era sabato ed era giorno di caccia. Ero in astinenza da almeno nove mesi, dato che durante l'anno scolastico non facevo mai sesso, una cosa che mi aveva insegnato il mio caro papà.

Fuck U BetterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora